Il general manager dei Mavs nel commentare l'arrivo in squadra di Flagg torna (tutt'altro che a caso) su due temi già a lungo sottolineati al tempo della cessione di Doncic: l'importanza di giocare i due lati del campo (attacco e difesa) e il contributo alla costruzione di una cultura di squadra
Il giorno dello sbarco (tanto annunciato) di Cooper Flagg a Dallas è anche il giorno di una piccola, prima rivincita per il GM dei Mavs Nico Harrison, che torna protagonista dopo lo sciagurato scambio che ha allontanato Luka Doncic dal Texas, facendo infuriare i tifosi della squadra. Il general manager di Dallas si è detto estatico della chance di accogliere il prodotto di Duke nel roster dei Mavs: "È un talento generazionale, un'opportunità che ti capita una volta sola nella vita: siamo felicissimi". Anche perché l'approdo di Flagg a Dallas era tutt'altro che scontato, visto le misere percentuali della squadra texana (solo l'1.8%) di uscire dalla Lottery con la prima chiamata assoluta. "La fortuna aiuta gli audaci. Ci è andata bene", ha commentato Harrison, come a darsi quasi del merito per l'azzardo dello scambio Doncic-Davis, che si è tramutato anche nell'arrivo di Flagg. "Puntiamo a vincere subito, ma puntiamo a vincere anche in futuro. Non sappiamo quando, ma prima o poi questa diventerà la squadra di Cooper. Anche se in teoria si sarebbe dovuto diplomare al liceo solo quest'estate [Flagg è del dicembre 2006, ndr] lo vediamo già come un pezzo importante che va a sommarsi agli altri componenti del nostro roster. Ci aiuterà a vincere fin da subito, ma ci aiuterà ancora di più a vincere un domani", il progetto di Harrison.
Che poi ha fornito anche una valutazione tecnica del giocatore appena aggiunto al suo roster: "La cosa più importante è che gioca entrambi i lati del campo, tanto l'attacco quanto la difesa", ha sottolineato, tornando sul mantra ripetuto a lungo, quasi a giustificare la cessione di Doncic. "Se lo si vede giocare, non si può non notare come giochi duro: e quando di un giocatore del suo talento si parla quasi di più di tutte le caratteristiche intangibili che ne fanno un giocatore speciale, allora sai di avere messo le mani su qualcuno che può aggiungere qualcosa alla cultura della nostra organizzazione". L'ennesimo riferimento, non troppo velato, alle sue stesse parole in occasione dell'addio a Doncic ("Ci sono giocatori che fanno parte di una cultura, e altri che la arricchiscono...").
