Wembanyama è pronto a prendersi la NBA: ecco come e perché ci può riuscire

Cos’hanno in comune due leggende della NBA come Kevin Garnett e Hakeem Olajuwon, delle serie animate a metà tra la satira e la fantascienza e i monaci Shaolin che vivono all’ombra della Grande Muraglia in Cina? Teoricamente, e pure all’atto pratico, nulla. Eppure, volendo fare un breve riassunto dell’estate vissuta da Victor Wembanyama, sarebbero questi gli interpreti di contorno nel susseguirsi di sessioni di allenamento, viaggi in giro per il mondo e incursioni nella cultura pop che hanno visto la giovane stella degli Spurs vivere settimane intense. Un’estate, quella di Wembanyama, iniziata con la rinuncia a Eurobasket, scelta sofferta ma di fatto obbligata dopo il pesante problema di salute che l’aveva costretto a chiudere già a metà febbraio la sua seconda stagione in NBA. Un’estate nella quale la prima scelta al Draft del 2023, a modo suo, ha ripreso a muoversi con passo deciso verso quello che, fin da quando era un’adolescente dall’altezza eccezionale e dalle altrettanto eccezionali doti atletiche e tecniche, è sembrato essere il suo destino: diventare il miglior giocatore di basket del pianeta. L’ESTATE ‘VIOLENTA’ DI WEMBY Può sembrare incredibile, ma rispetto a un anno fa Wembanyama sarebbe ulteriormente cresciuto, passando da 222 centimetri d’altezza a 225 e, soprattutto, avrebbe aumentato il proprio peso, corrispondente a 105 kilogrammi nelle ultime misurazioni ufficiali, arrivando ben oltre i 110. E se il primo dato è probabilmente frutto dell’ultimo scatto di crescita forse un po’ tardivo, il secondo è il risultato del duro e meticoloso lavoro svolto in palestra. È stato lo stesso Wembanyama, d’altronde, a definire ‘brutali’ gli allenamenti svolti e finalizzati a guadagnare forza fisica e solidità senza perdere in agilità e velocità. Nelle intenzioni, Wembanyama dovrebbe essere più resistente e difficile da spostare sotto canestro e nei contatti, mantenendo però lo stesso passo quasi da guardia e la medesima destrezza nel muoversi all’interno degli spazi concessi dalle difese avversarie. Esigenze, queste, in apparenza inconciliabili, se non fosse che per costituzione fisica, forza cinetica, tecnica e capacità di coordinazione Wembanyama appare in grado di riuscire a tenere insieme tutto, davvero tutto ciò che serve per dominare una partita di pallacanestro. E, ai nastri di partenza della nuova stagione, il ragazzo nato a Le Chesnay, sobborgo di Parigi dove è cresciuta anche l’ex stella di Arsenal, Chelsea e Real Madrid Nicolas Anelka, troverà finalmente una squadra pronta a metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio. I NUOVI SPURS ATTORNO A VICTOR Come è naturale che sia in uno sport di squadra, il successo di Wembanyama sarà in buona parte legato al rendimento che avranno gli Spurs. Spurs che durante l’estate, pur senza intaccare in maniera significativa il tesoretto di asset futuri accumulato negli ultimi anni, sul mercato e attraverso il Draft hanno rimodellato in modo sostanziale la squadra. San Antonio, ora, appare in grado di fornire alla sua stella un cast di supporto dagli ampi margini di crescita grazie alle giuste dosi di esperienza e talento, atletismo e tecnica. Una miscela che dalle parti dell’Alamo non si vedeva da tempo, soprattutto per quanto riguarda le potenzialità nella metà campo offensiva, visto che la sola presenza di Wembanyama, fortissimo candidato al premio di difensore dell’anno, basta e avanza per vigilare in quella amica. Il colpo grosso De’Aaron Fox, arrivato lo scorso febbraio nello scambio con Sacramento, è riuscito a giocare solo cinque partite con Wembanyama a causa degli infortuni che hanno coinvolto entrambi e, al netto di problemi fisici persistenti, guida una batteria di trattatori di palla che comprende il fresco rookie dell’anno Stephon Castle e quello che, Cooper Flagg permettendo, potrebbe essere il suo successore in Dylan Harper. A Wembanyama, quindi, non dovrebbero certo mancare i compagni con cui dilettarsi in pick and roll dal potenziale al momento inimmaginabile. E, più in generale, l’attacco degli Spurs dovrebbe risultare meno caotico e disorganico rispetto alle ultime due stagioni, durante le quali San Antonio è risultata rispettivamente 19^ e 26^ per efficienza offensiva. Nonostante i tanti trattatori di palla a roster, però, non è escluso che Mitch Johnson, alla sua prima stagione piena da capo allenatore, possa affidare l’inizio dei possessi a Wembanyama in una sorta di replica di quanto avvenuto a Milwaukee con un Giannis Antetokounmpo agli esordi. Alla superstar dei Bucks, per sua stessa ammissione, quel periodo in cui coach Jason Kidd lo aveva nominato playmaker de facto, anche a discapito della fluidità della manovra offensiva e del rendimento complessivo della squadra, è servito per accelerare l’evoluzione che l’ha poi portato ai livelli ora conosciuti. Gli Spurs, che dall’arrivo di Wembanyama nell’estate del 2023 hanno sempre anteposto il suo sviluppo ai risultati a breve termine, sembrano tuttavia piuttosto motivati nella caccia a quello che sarebbe un ritorno ai playoff dopo sei anni, ovvero il periodo d’assenza dalla post-season più lungo nella storia della franchigia. Un ritorno ai playoff che, a prescindere da ciò che saranno in grado di fare i compagni o dall’impostazione tattica decisa da coach Johnson, passerà dalle mani di quello che già da questa stagione potrebbe diventare il nuovo uomo simbolo non solo di San Antonio, bensì di tutta la NBA. WEMBANYAMA, UN TALENTO FANTASCIENTIFICO Che Wembanyama sia stato il prospetto più chiacchierato e atteso dei tempi di LeBron James è un dato di fatto, e ad unire il francese al super veterano è prima di tutto la combinazione di caratteristiche fisiche e tecniche mai viste prima. Se nel 2003 si parlava di James come di una sorta di mix tra Magic Johnson e Michael Jordan nel corpo di Karl Malone, Wembanyama rischia di trasformarsi in una miscela forse ancora più letale tra Shaquille O’Neal per la capacità di dominare al ferro, il già citato Giannis Antetokounmpo per la predisposizione a travolgere le difese avversarie una volta raccolto il palleggio e Kevin Durant per l’eleganza e l’efficacia nei movimenti al tiro e lontano dal canestro. Una combinazione, quella potenzialmente offerta da Wembanyama, che tra le altre cose smentirebbe i tanti passatisti che affollano l’ampio spettro di appassionati e addetti ai lavori e secondo i quali nel gioco del basket si sarebbe già visto tutto e i protagonisti di oggi sarebbero solo epigoni, più o meno credibili, di quelli di ieri. Ciò che Wembanyama, primo giocatore di sempre a mandare a referto più di 2.000 punti, più di 1.000 rimbalzi, più di 200 stoppate e più di 300 triple nelle sue due prime stagioni in NBA, ha già fatto vedere e ancor di più ciò che potrebbe farci vedere in futuro è qualcosa di completamente inedito nella storia ormai più che centenaria del basket. Ecco perché, spinto anche dal cosiddetto ‘effetto wow’ generato dalle sue prestazioni e dalle sue statistiche, il francese potrebbe già dai prossimi mesi prendere il testimone da James e dagli altri due grandissimi degli ultimi vent’anni Steph Curry e Kevin Durant, diventando l’uomo simbolo della lega. Un ruolo, quello di faccia della NBA, per cui Wembanyama sembra in un certo senso più tagliato rispetto a Nikola Jokic e Shai Gilgeous-Alexander, freschi MVP, o dello stesso Antetokounmpo così come di Luka Doncic e Anthony Edwards, ulteriori possibili candidati al trono di James, Curry e Durant. Anzi, non ci sarebbe da stupirsi se a primavera inoltrata Wembanyama dovesse essere in corsa con questi nomi per il premio di MVP, soprattutto se la stagione degli Spurs dovesse davvero concludersi con il ritorno ai playoff, magari addirittura senza passare prima dal play-in. Così come non ci sarebbe da stupirsi se tra qualche mese, al termine della sua repentina scalata al ruolo di uomo simbolo della NBA, nel celebrare l’impresa Wembanyama decidesse di raccontarci del cartone animato che ha guardato mentre dominava il resto della lega o del romanzo di fantascienza che ha letto mentre superava la concorrenza di avversari più titolati ed esperti. Sì, perché se quanto ci ha mostrato finora è solo una minima parte di ciò che porrebbe mostrarci nei prossimi anni, tanto dentro quanto fuori dal campo Wembanyama è già a tutti gli effetti qualcosa di diverso da ciò che abbiamo visto prima. E la sua era, l’era di Wemby, sembra proprio in procinto di iniziare.

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Wembanyama è pronto a prendersi la NBA: ecco come e perché ci può riuscire

Dario Costa