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NBA, Fontecchio a Sky: "Ecco il segreto del mio grande inizio di stagione a Miami"

NBA

Zeno Pisani

Simone Fontecchio-Instagram

In estate è passato da Detroit a Miami all’interno di una trade che ora, dopo la prima manciata di partite di regular season, sembra aver regalato a Simone Fontecchio un’occasione quasi imperdibile. Agli ordini di coach Erik Spoelstra, infatti, l’azzurro sta fin qui giocando quella che è forse la sua miglior pallacanestro dall’inizio dell’avventura in NBA. E ai microfoni di Sky Sport l’ex Pistons e Jazz rivela quali sono i motivi dell’eccellente avvio di stagione

L’atmosfera, per Simone Fontecchioa Los Angeles per affrontare i Lakers questa notte, è rilassata, tanto che mentre si sistema sul divano l’ala degli Heat scherza: “Tanto poi al limite tagliate qui, e ora...ciak!”. Il buonumore non manca all’ex Pistons e Jazz, che ai microfoni di Sky Sport prova a fare un po’ il punto sull’ottimo avvio di stagione vissuto fin qui con Miami. Con la nuova maglia, agli ordini di coach Erik SpoelstraFontecchio sta giocando 21.5 minuti in uscita dalla panchina e segnando 13.8 punti di media, venendo coinvolto su entrambi i lati del campo come forse non era mai avvenuto in precedenza durante la sua avventura in NBA.

 

L’impressione è che per te ci sia fin qui un coinvolgimento diverso nei meccanismi di squadra rispetto al passato. Ci sono giochi chiamati appositamente per te e hai spesso la palla in mano. Cos'è cambiato rispetto soprattutto all'anno scorso? 

Sì, è cambiato sicuramente il sistema di gioco in cui mi trovo, il modo di giocare che abbiamo in attacco che è molto più corale, ci si divide un po' le responsabilità tra tutti i giocatori in campo e c'è molto più coinvolgimento da parte di tutti. Mi trovo a gestire un po' più di palloni, è vero, e a uscire più spesso dai blocchi e quindi ho più opportunità di essere incisivo. 

 

A proposito dello stile gioco, Miami è la squadra in NBA che gioca meno pick and roll di tutte. Si tratta proprio un cambio di filosofia per te rispetto a come eri abituato a Detroit? 

Sì, è una cosa che stiamo cercando di fare dal primo giorno ai training camp: non usare troppo il pick and roll e invece affidarci a penetrazioni, tagli senza palla e correre tanto in transizione. Per ora sono scelte che stanno pagando. Abbiamo dei giocatori che sono in grado di arrivare sempre nel pitturato e creare qualcosa per loro stessi così come per i compagni e fino ad ora devo dire che sta andando molto bene. 

 

C'è qualche compagno che ti ha impressionato? Ci avevi già giocato contro e li conoscevi tutti? 

Sì, li conoscevo più o meno tutti per averci giocato contro, però sicuramente avere un compagno di squadra come Bam Adebayo facilita un po' le cose agli altri, perché comunque è una superstar un po' atipica, che non si mangia troppi palloni, si sacrifica tanto in difesa, gioca duro, è un leader vero quindi sicuramente è un ottimo compagno di squadra. 

 

Fontecchio e il suo 'Welcome to Miami'

C'è una visione condivisa tra il tuo concetto di pallacanestro e come giocano gli Heat? 

Sì, è sicuramente un gioco un po' più europeo, un po' diverso da quello che fanno in linea di massima più o meno tutte le altre squadre NBA e in cui mi ritrovo molto e mi trovo sicuramente a mio agio. Miami era una delle mie squadre preferite da tempo, dove mi sarebbe piaciuto andare a giocare; quindi direi che è andata molto bene quest'estate. C'è stato anche un pizzico di fortuna, ma va detto che da parte del front office di Detroit c’è stata la voglia di collaborare per cercare di trovare anche la destinazione giusta per me. Non era scontato, quindi sono felice. 

 

A livello di preparazione fisica hai modificato qualcosa? Perché sembri avere molta più forza nelle gambe.

No, direi che quest'estate è stata la prima estate che non ho avuto infortuni od operazioni negli ultimi tre anni.Con il mio preparatore atletico fin dall’inizio siamo riusciti a concentrarci e a lavorare serenamente prendendoci tre mesi con l’obiettivo di stare bene fisicamente e di migliorare nei dettagli che sentivamo di dover migliorare. Abbiamo fatto tanto lavoro specifico e mirato durante tutta l'estate. 

 

Com’è il tuo rapporto con Erik Spoelstra, cosa ti chiede il coach nello specifico? 

Quello che mi chiede il coach è molto semplice: tirare ogni volta che tocco il pallone, ovviamente entro i limiti delle scelte giuste da prendere in attacco, provando a essere molto aggressivo e diventando una minaccia per le altre squadre dal punto di vista del tiro a tre punti. E io sto provando a fare proprio questo. Man mano che le buone prestazioni arrivano e che passano le partite, le altre squadre avranno sempre più attenzione nei miei confronti, quindì dovrò cercare sempre di trovare modi diversi per rimanere efficace al tiro. 

 

Un’ultima domanda: con il ritorno di Tyler Herro, che dovrebbe arrivare a breve, pensi che cambierà qualcosa nel tuo minutaggio o nel tuo modo di giocare e come pensi che verranno riequilibrati i vari quintetti proposti da Spoelstra? 

Non ne ho idea, vediamo cosa succederà, però penso che il suo rientro ci darà una grossa spinta sicuramente. Magari qualcosina cambierà a livello di rotazioni, ma avere in campo un giocatore in più e con il talento di Tyler ci può solo aiutare.

 

[video di Sheyla Ornelas]

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