Indiana: dalle Finals al fondo della classifica, ma il riscatto potrebbe arrivare presto

Nel film di culto ‘Ritorno al futuro’, uscito nelle sale ormai quarant’anni fa, Marty McFly ed Emmet Brown, detto Doc, interpretati rispettivamente a Michael J. Fox e Christopher Lloyd, realizzano un improbabile viaggio all’indietro nel tempo utilizzando una DeLorean debitamente modificata da Brown, scienziato a metà tra il genio e il soggetto da trattamento sanitario obbligatorio. Per motivi che attengono alla trama del film e che qui non si ritiene di dover rivelare per non rovinare l’eventuale prima visione a chi non ha mai goduto di questo piccolo capolavoro, ammesso che esistano davvero persone che non hanno mai visto ‘Ritorno al futuro’, la data del viaggio all’indietro nel tempo ha una indicazione precisa: 5 novembre 1985. È probabile che se a uno qualsiasi tra i giocatori, i dirigenti o gli appartenenti allo staff tecnico degli Indiana Pacers, per tacere dei loro affezionatissimi tifosi, si presentasse la possibilità di viaggiare indietro nel tempo a bordo della DeLorean di ‘Ritorno al futuro’, la data da impostare sul display dell’automobile sarebbe una sola: 22 giugno 2025. Anzi, è probabile che per maggior precisione verrebbero indicate anche la destinazione geografica e l’ora d’arrivo: Oklahoma City, poco prima delle otto e mezza di sera. In quella data, in quel luogo e in quel momento, con ancor maggiore precisione individuabile al minuto numero 7 del 1° quarto di gara-7 delle NBA Finals, la rottura del tendine d’Achille destro di Tyrese Haliburton poneva di fatto fine alle speranze di Indiana di vincere quella partita e quindi anche il primo titolo NBA della sua storia, chiudendo in maniera sportivamente tragica una delle cavalcate ai playoff più incredibili e imprevedibili di sempre. Logico, quindi, che chiunque sia legato alla squadra vorrebbe fare un po’ come McFly in ‘Ritorno al futuro’ e provare a cambiare la concatenazione degli eventi. Anche perché quell’infortunio alla loro stella non è costato ai Pacers solo il Larry O’Brien Trophy, bensì anche una deviazione piuttosto netta rispetto a un percorso che sembrava poterli portare verso la gloria. Una deviazione che parrebbe proprio destinata a durare per un’intera stagione, ma che potrebbe anche rivelarsi solo una lunga parentesi al termine della quale a Haliburton e compagni potrebbe essere concessa un’altra possibilità di afferrarla una volta per tutte, quella gloria solo sfiorata lo scorso giugno. Indiana e il più classico dei gap year Riavvolgere il nastro di quanto successo a Indiana dopo la sconfitta in gara-7 contro i Thunder può risultare utile per tentare di comprendere come e perché i Pacers siano arrivati al punto in cui si trovano oggi. All’infortunio ad Haliburton, da subito apparso grave per la meccanica con cui è avvenuto e per la smorfia di evidente dolore comparsa sul volto del giocatore, è seguita a breve distanza la diagnosi e quindi la realizzazione che l’ex Kings avrebbe dovuto affrontare un anno pieno lontano dal parquet. Lo stop ad Haliburton rendeva quindi impossibile per la squadra provare a riscattarsi nella stagione seguente, ovvero l’attuale, e a Indianapolis si cominciava a ragionare su come sfruttare al meglio quello che in gergo viene definito un gap year, liberalmente traducibile come anno sabbatico ma che in ambito sportivo sta a significare la più classica delle stagioni di transizione. Un gap year reso ancora più inevitabile due settimane dopo dalla decisione di Myles Turner, colonna di Indiana e giocatore che fin lì aveva vissuto le sue prime dieci stagioni in NBA vestendo unicamente la maglia dei Pacers diventato free agent, di firmare con Milwaukee per motivi sia di carattere tecnico, ovvero per andare a giocare con Giannis Antetokounmpo, che di natura economica, perché, come rivelato dallo stesso Turner, l’offerta dei Pacers sarebbe stata di molto inferiore rispetto a quella dei Bucks. Senza due colonne di tale importanza, era quasi scontato che la stagione dei vicecampioni NBA sarebbe stata complicata, con risultati ben al di sotto degli standard degli ultimi anni e il focus sulla crescita di alcuni dei giovani a roster, a iniziare da Bennedict Mathurin e Jarace Walker. Quanto visto fin qui nel primo mese scarso di regular season, però, ha superato anche le previsioni più pessimistiche. Complice anche una sequela di infortuni che hanno falcidiato la squadra, al momento Indiana è titolare del secondo peggior record della lega e ha vinto solamente due delle quindici partite disputate. Al momento i Pacers hanno il 2° peggior attacco e la 25^ difesa di tutta la NBA e, giusto per fare un raffronto, nella corsa folle degli scorsi playoff erano risultati al 3° posto per efficienza offensiva e all’8° per quella difensiva. Il crollo a livello di prestazioni e risultati è quindi di quelli drastici e il contrasto con quanto visto in campo tra la primavera e l’estate scorsa è a dir poco impressionante. Anzi, lo è ancor più per chi ha in mente quei Pacers, macchina da pallacanestro quasi inarrestabile in attacco e non a caso titolari della miglior percentuale effettiva al tiro dal campo dei playoff che ora, in una sorta di rovesciamento brusco li vede anche qui all’ultimo posto tra le trenta squadre con un calo di quasi dieci punti percentuali . I rischi connessi all’anno sabbatico in NBA Il rischio, come provano innumerevoli precedenti, è che il gap year incida sulla tenuta mentale e sulla voglia di allenarsi e giocare sempre al massimo delle proprie potenzialità. In questo senso, però, i Pacers sembrano poter godere della garanzia rappresentata da Rick Carlisle, allenatore che per capacità di tenere i suoi giocatori sulla corda e di farli rendere al meglio ha davvero pochi eguali nella NBA dell’ultimo quarto di secolo. Ci si sente quindi da escludere che, nonostante il contesto tutt’altro che favorevole, Carlisle e con lui tutto l’ambiente si accodino all’ironico motto ‘Perdere e perderemo’ reso celebre da un altro film di culto come ‘L’allenatore nel pallone’. Anche perché, in fondo, occorre sottolineare come, a differenza per l’appunto della lunga lista di precedenti, Indiana non abbia affatto scelto di concedersi questo anno sabbatico, ma anzi ci sia finita dentro a causa di eventi subiti come l’infortunio di Haliburton e, seppur con un grado di complicità maggiore, l’addio di Turner. E, sempre a differenza di molti casi precedenti, in cui il gap year si è prolungato ben oltre una stagione, i Pacers paiono avere in sostanza tutto ciò che serve per guardare al futuro, anche a quello molto prossimo, con ragionevole ottimismo. Il futuro dei Pacers e la mossa forse già decisiva In questo senso, guardando al futuro, la mossa giusta i Pacers potrebbero averla fatta cinque giorni prima dell’infortunio ad Haliburton, quindi senza poter sapere quanto sarebbe potuta risultare decisiva. Il 17 giugno scorso, infatti, una settimana prima del Draft, Indiana cedeva a New Orleans la 23^ scelta e i diritti su Mojave King, guardia neozelandese scelta dai Lakers nel 2023 attualmente in Australia, ottenendo in cambio la propria prima scelta al Draft del 2026, ceduta in origine nello scambio con Toronto per Pascal Siakam e nel frattempo finita ai Pelicans. In questo modo Indiana potrà sfruttare quello che è l’unico vantaggio pratico concesso dai meccanismi che regolano la NBA a chi vive un’annata disgraziata e, alla Lottery del maggio prossimo, dando per scontato che la sua stagione si concluderà con uno dei peggiori record della lega, avrà buone se non ottime possibilità di poter scegliere nelle zone alte del Draft del giugno successivo. Un Draft che, a detta della stragrande maggior parte degli addetti ai lavori, dovrebbe offrire prospetti in abbondanza e, per l’appunto soprattutto nelle zone alte, potenziali stelle come Darryn Peterson, AJ Dybantsa e Cameron Boozer. Immaginare la squadra che solo pochi mesi fa è arrivata a un soffio dal trionfo rinvigorita da una ulteriore iniezione di talento giovane potrebbe quindi alleviare le inevitabili pene del gap year. Certo, l’attesa per tornare competitivi durerà tutta la stagione in corso e, certo, tornare a giocarsela con tutti non sarà né semplice né tantomeno automatico. Anzi, anche se ai Pacers riuscisse di presentarsi ai nastri di partenza della prossima regular season con un Haliburton pienamente recuperato e magari con un innesto importante arrivato dal Draft, riprendere quel percorso verso la gloria citato in apertura di questo pezzo significherà ancora una volta sorprendere tutti e sovvertire pressoché ogni pronostico. Questa, però, è stata la specialità della casa prima di quel fatidico 22 giugno 2025, e a Indianapolis potrebbero anche riprendere da dove avevano lasciato, in rimonta sugli avversari e, magari, con l’intenzione di cancellare subito la memoria di questa stagione di transizione.

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Indiana: dalle Finals al fondo della classifica, ma il riscatto potrebbe arrivare presto

Dario Costa