NBA, il calendario impossibile di Golden State: 17 partite in 29 giorni e 12 città diverse
NBASi dice sempre che il calendario sia la più grande differenza tra la NBA e il resto del mondo, ma anche all’interno delle 30 franchigie ci sono delle disparità. I Golden State Warriors hanno perso questa notte in casa dei Miami Heat tenendo a riposo tutti i loro migliori giocatori, complice un calendario impossibile che li ha visti disputare 17 partite in 29 giorni e in 12 città diverse, tra cui cinque back-to-back. “Mai vista una cosa del genere” ha detto coach Kerr
Coach Steve Kerr aveva lanciato l’allarme già dopo la sconfitta contro Orlando: "Quella contro Miami sarà la 17esima partita in 29 giorni e 12 città diverse. È l’inizio di stagione più difficile che io abbia mai visto nella mia vita in NBA". I numeri sono effettivamente impietosi già così, ma a questo si aggiunge anche che nessuno ha giocato quanto Golden State in questo inizio di stagione (17 partite) e che ha già affrontato ben cinque back-to-back, di cui quattro in trasferta. Certo, ne mancano ancora undici, ma verranno spalmati sulle rimanenti 65 gare di regular season, che Kerr potrà cominciare con cinque gare consecutive davanti al proprio pubblico. Golden State ha però chiuso questa notte una trasferta da sei gare consecutive con una sconfitta sul campo degli Heat tenendo a riposo Steph Curry (caviglia), Jimmy Butler (schiena), Draymond Green (influenza), Jonathan Kuminga (tendinite) e Al Horford (seconda partita di un back-to-back), scendendo a un record di 9 vittorie e 8 sconfitte. Il 2026, in compenso, sarà molto più clemente: di fatto gli Warriors non torneranno sulla costa est degli USA fino a metà marzo, quando avranno altre sei gare in trasferta cominciando da New York. Essere usciti da questo inizio di calendario così difficile con un record superiore al 50% è comunque un buon risultato per una delle squadre più anziane della NBA.