SGA, Jokic e non solo: il primo, folle mese della corsa al premio di MVP

IL MIGLIOR GIOCATORE DEL PIANETA Da ormai cinque anni, alla domanda su chi sia il miglior giocatore di pallacanestro al mondo esiste in sostanza una sola risposta: Nikola Jokic. E non è certo un caso che il serbo abbia vinto il premio di MVP per tre volte dal 2021 a oggi, finendo secondo quando ad avere la meglio, non senza suscitare accesi dibattiti sull’esito del voto, sono stati Joel Embiid e Shai Gilgeous-Alexander. La stella dei Nuggets, insomma, parrebbe essere stata vittima di quella che oltreoceano definiscono ‘voters fatigue’, termine mutuato dal linguaggio della politica, utilizzato per analizzare l’astensionismo elettorale e che nel caso specifico corrisponde in sostanza alla tendenza a dare quasi per scontata la grandezza di alcuni atleti già al picco di carriera. Al momento, però, Jokic sta viaggiando a 29.6 punti, 12.8 rimbalzi e 11.1 assist di media a partita. Con l’eccezione dei rimbalzi si tratta delle migliori medie in carriera, così come la percentuale al tiro da tre è la migliore della sua avventura ormai decennale in NBA e pure con un certo distacco. Con cifre del genere, coadiuvate dal buon rendimento di squadra, è impossibile non considerarlo come il principale candidato al premio. IL MIGLIOR GIOCATORE DELLA MIGLIOR SQUADRA DELLA LEGA Se ignorare, o quantomeno sottovalutare le prestazioni di Jokic sarà probabilmente impossibile, lo sarà altrettanto per quelle di Shai Gilgeous-Alexander. L’MVP in carica ha appena fatto registrare la 91^ partita consecutiva con almeno 20 punti segnati, impresa che ora lo vede tallonare il record assoluto appartenente ad un’autentica leggenda come Wilt Chamberlain. Oklahoma City, dopo la conquista del primo titolo della sua storia, si sta confermando una macchina da pallacanestro pressoché perfetta e il canadese, con i suoi 33.5 punti e 6.6 assist di media, ne è l’irrinunciabile punto di riferimento in attacco. La superiorità dei campioni in carica sul resto della concorrenza è confermata anche da un dato piuttosto significativo: nelle 19 partite giocate fin qui, con un bilancio di 18-1, SGA è sceso in campo nel 4° quarto solo in 8 occasioni, mentre nelle restanti 11 è rimasto a guardare in panchina perché il risultato era ormai ampiamente al sicuro. E se i Thunder dovessero davvero chiudere con un record di vittorie storico, ipotesi al momento tutt’altro che impossibile, negare il bis a quello che è non solo il miglior giocatore della miglior squadra della lega, bensì il miglior giocatore di una delle migliori squadre di sempre, statistiche alla mano, potrebbe diventare quasi impossibile. IL TERZO IN RINCORSA I Lakers, salvo evoluzioni clamorose al momento impronosticabili, non sembrano avviati verso una stagione storica dal punto di vista del record di vittorie e sconfitte, ma le ambizioni di poter dire la loro, soprattutto ai playoff, passano dall’apporto di Luka Doncic. Alla sua prima stagione completa in gialloviola, lo sloveno ha ampiamente conquistato il timone della squadra, in precedenza nelle mani di LeBron James, comanda la classifica marcatori con 35.2 punti di media a partita, miglior dato in carriera, e non è affatto lontano dalla tripla doppia di media con 9.2 assist e 8.8 rimbalzi. L’incognita, per quanto riguarda la sua candidatura al premio, è rappresentata dalla convivenza con LeBron, di fatto assente nella prima fase della regular season, e dall’impatto che il ritorno in campo del super veterano potrebbe avere sulle prestazioni di Doncic. Impatto che, va sottolineato, potrebbe anche rivelarsi positivo, sgravando magari l’ex Dallas dalla gestione della stragrande maggior parte dei possessi, offrendogli quindi la possibilità di elevare ulteriormente la sua efficienza e lanciandolo così come terzo in comodo nella corsa all’MVP. UN INSEGUITORE STACCATO DAL GRUPPO In teoria, guardando alle statistiche individuali, la corsa all’MVP dovrebbe coinvolgere anche un quarto candidato alla vittoria del premio. Quando è sceso in campo, infatti, Giannis Antetokounmpo ha giocato ad un livello raramente visto in passato, come dimostrato dai massimi in carriera per punti di media , assist e percentuale dal campo . A pesare sulla eventuale candidatura del greco, però, sono i problemi fisici che fin qui gli hanno fatto saltare già 6 partite su 19 e soprattutto la pochezza della squadra che si trova attorno. Con lui sul parquet i Bucks potrebbero ambire ad un accesso diretto ai playoff, ma quando non gioca Milwaukee è una squadra che non pare in grado nemmeno di strappare un posto al play-in. Visto lo stato di forma degli altri concorrenti, per Giannis il ruolo di outsider si profila comunque complicato. GLI ALTRI POSSIBILI OUTSIDER La distanza che separa i primi quattro giocatori della lega dal resto delle tante stelle che animano una NBA mai come oggi strabordante di talento rimane davvero ampia. Sembra quindi quasi impossibile che qualcun altro possa inserirsi nella corsa che sembra essere tra Jokic e Gilgeous-Alexander, con Doncic e Antetokounmpo in seconda fila. Al momento, l’unico altro ad avanzare la sua candidatura potrebbe essere Cade Cunningham, che nella sua quinta stagione da professionista sta mandando a referto 28.1 punti e 9.3 assist di media a partita, facendo segnare in entrambe le voci il massimo in carriera, ed è soprattutto leader e uomo simbolo dell’incredibile inversione di marcia di Detroit, passata dal record di sconfitte in una stagione alla vetta della Eastern Conference in meno di due anni. Accanto a lui, Victor Wembanyama, partito alla grande, con numeri individuali e giocate da highlights che lasciavano intuire una stagione grandiosa. Il problema al polpaccio sinistro, però, ha fermato subito la sua corsa e le tempistiche di rientro poco definite potrebbero anche portarlo molto vicino al limite delle 65 partite giocate in stagione, numero necessario per concorrere ai premi individuali.

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Dario Costa