Roma piange, Bologna non ride: verso il no alle Universiadi
OlimpiadiIl capoluogo emiliano si era candidato per ospitare l'edizione 2019 dei Giochi universitari, ma la bocciatura da parte del governo di Roma 2020 sembra chiudere tutte le porte. Il sindaco Merola: "Il no a Roma potrebbe avere conseguenze anche per noi"
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di LORENZO LONGHI
Roma piange, Bologna non ride. La bocciatura della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020 da parte del governo Monti potrebbe avere effetti a cascata anche sulla possibilità che Bologna ospiti le Universiadi del 2019. Un probabile no dovuto a questioni di coerenza politica e opportunità economica, tanto che il sindaco di Bologna, Virginio Merola, non ha nascosto come ora sia tutto molto più complicato: "Se il governo ritiene non attuabili le Olimpiadi - ha spiegato - faremo un’ultima verifica. Quanto accaduto per Roma potrebbe avere conseguenze anche per noi".
La candidatura di Bologna ai XXX Giochi Universitari era stata ufficializzata lo scorso 9 maggio in una lettera inviata al presidente del Cusi Cojana e al numero uno del Coni Petrucci. Tra i firmatari del documento c’era anche l’allora commissario del Comune Anna Maria Cancellieri. Che ora, come ministro dell’Interno del governo Monti, nel Consiglio dei ministri ha detto di no (la decisione, secondo il premier, è stata "sofferta e unanime") a Roma 2020. Può apparire una decisione filosoficamente opposta, ma in realtà le diverse valutazioni della Cancellieri su Bologna e Roma si spiegano con impegni economici di scala totalmente differente. È anche questo che consente a Merola di non chiudere definitivamente tutte le porte: "Con la giunta, giustamente, abbiamo messo le mani avanti, ma non è detto, dal momento che Universiadi ed Olimpiadi sono cose diverse e gli importi sono tutt'altri".
Le parole di Merola chiosano quelle di Matteo Lepore, coordinatore della giunta di Palazzo d’Accursio, che già aveva spiegato come la scelta del governo di non andare avanti su Roma non fosse un buon auspicio per Bologna. "Abbiamo la fortuna di avere un bolognese, il ministro Gnudi, nel governo e speriamo attraverso di lui - ha proseguito Merola - di avere un canale diretto per capire in tempi brevi se si può andare avanti o se dobbiamo lasciar perdere". Non è molto incoraggiante, perché il no di Gnudi rientra nel giudizio unanime del governo per Roma 2020 e lo stesso ministro, tre settimane fa, così si era espresso sull’argomento: "Posso dire che per le Universiadi di Bologna la strada la vedo in salita". Se è vero che due indizi fanno una prova, Bologna non ha motivo di essere ottimista.
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La candidatura di Bologna ai XXX Giochi Universitari era stata ufficializzata lo scorso 9 maggio in una lettera inviata al presidente del Cusi Cojana e al numero uno del Coni Petrucci. Tra i firmatari del documento c’era anche l’allora commissario del Comune Anna Maria Cancellieri. Che ora, come ministro dell’Interno del governo Monti, nel Consiglio dei ministri ha detto di no (la decisione, secondo il premier, è stata "sofferta e unanime") a Roma 2020. Può apparire una decisione filosoficamente opposta, ma in realtà le diverse valutazioni della Cancellieri su Bologna e Roma si spiegano con impegni economici di scala totalmente differente. È anche questo che consente a Merola di non chiudere definitivamente tutte le porte: "Con la giunta, giustamente, abbiamo messo le mani avanti, ma non è detto, dal momento che Universiadi ed Olimpiadi sono cose diverse e gli importi sono tutt'altri".
Le parole di Merola chiosano quelle di Matteo Lepore, coordinatore della giunta di Palazzo d’Accursio, che già aveva spiegato come la scelta del governo di non andare avanti su Roma non fosse un buon auspicio per Bologna. "Abbiamo la fortuna di avere un bolognese, il ministro Gnudi, nel governo e speriamo attraverso di lui - ha proseguito Merola - di avere un canale diretto per capire in tempi brevi se si può andare avanti o se dobbiamo lasciar perdere". Non è molto incoraggiante, perché il no di Gnudi rientra nel giudizio unanime del governo per Roma 2020 e lo stesso ministro, tre settimane fa, così si era espresso sull’argomento: "Posso dire che per le Universiadi di Bologna la strada la vedo in salita". Se è vero che due indizi fanno una prova, Bologna non ha motivo di essere ottimista.