Doping, Wada squalifica Russia per 4 anni: ora cosa succede

Olimpiadi
Lia Capizzi

Lia Capizzi

La Wada ha escluso la Russia per 4 anni dalle principali competizioni sportive internazionali per quattro anni. Secondo i funzionari mondiali dell'antidoping, i russi hanno falsificato i dati di laboratorio consegnati lo scorso gennaio in modo da occultare numerosi casi di doping. Cosa prevede la squalifica e quali sono le possibili eccezioni

E' la punizione più pesante per una singola nazione nella storia dello sport.  Per la Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, la Russia deve essere isolata perché colpevole e pure recidiva. Occorre fare un passo indietro, nell'autunno del 2015 era venuto alla luce il sistema malefico messo in atto da  ministri, dirigenti, allenatori e atleti, un  "doping di stato" con pure l'aiuto dei servizi segreti. Per il bene - e soprattutto l'integrità dello sport- alla Russia era stata concessa l'opportunità di redimersi, ripartire da zero, a patto di consegnare tutti i dati del laboratorio analogico di Mosca. Dopo mesi e mesi di tiramolla il primo gennaio del 2019 la Russia ha consegnato agli ispettori della Wada il materiale richiesto. Ma, questo materiale si è rivelato falso: dati manipolati, file spariti e una serie di mail taroccate. "Alla Russia è stata offerta ogni opportunità per mettere ordine in quanto accadeva a casa propria e ricongiungersi alla comunità antidoping ma ha scelto di continuare nella sua posizione di inganno e negazione", il commento del presidente della WADA Sir Craig Reedie che dal primo gennaio 2020 lascerà l'incarico al giovane ministro dello Sport della Polonia  Witold Banka. Ecco dunque il punto fondamentale: la Wada si è sentita presa in giro. Da qui la decisione senza precedenti di bandire la Russia: 4 anni di stop tra divieti di partecipazione ai grandi eventi (Olimpiadi e Mondiali di calcio fino al 2022) e inibizioni di dirigenti e funzionari. Da oggi in poi cosa accadrà? La Russia ha 21 giorni di tempo per presentare appello al TAS con però poche chance di vincere in tribunale. La reazione di Mosca è nelle parole del premier Dmitri Medvedev: “La sentenza della Wada va contestata, il fatto che queste decisioni continuino a ripetersi, applicabili ad atleti che sono stati già sanzionati, fa pensare a una isteria anti-Russia che è diventata cronica”. Gli atleti dovranno dimostrare, individualmente, uno ad uno, di essere estranei ai tanti “magheggi” di provette e dati manipolati, per poter gareggiare come "atleti indipendenti", come successe ai Giochi Invernali di Pyeongchang 2018: solo gli atleti dichiarati “puliti” gareggiarono sotto l’acronimo OAR (Russian Olympic Athletes”. Completamente diversa la situazione alle Olimpiadi estive di Rio 2016, allora passò la linea permissiva con il CIO che preferì affidare la responsabilità alle singole Federazioni Internazionali, non fu ammessa la squadra di atletica russa (tranne la saltatrice in lungo Daria Klishina come ANA, atleta indipendente), tutti gli altri atleti invece riuscirono a gareggiare e la Russia chiuse il medagliere al quarto posto (19 ori, 18 argenti e 19 bronzi). Per Tokyo 2020 invece il CIO non ha più alternative, a maggior ragione dopo oggi: dovrà per forza avallare la punizione della Wada, non può certo essere morbido come nel 2016. Tra il presidente del Cio Bach e Putin i rapporti sono ottimi, proprio per questo le diplomazie sono al lavoro da mesi. La squalifica prevede anche il divieto di organizzare competizioni sportive ma c'è già una prima eccezione: il calcio. In accordo con la Uefa, infatti, la Russia potrà lo stesso ospitare a San Pietroburgo le sue 4 partite degli Europei 2020 già programmate per il prossimo giugno, tre gare della fase a gironi e un quarto di finale. Così facendo però decade l’aggettivo “totale” per la squalifica. Da qui in poi, nei prossimi mesi, quante altre eccezioni ci saranno?