L'Italia dello sport a rischio sanzione, il CIO decide mercoledì

Olimpiadi
Lia Capizzi

Lia Capizzi

Lo sport italiano è a rischio di sanzione, tra due giorni il CIO potrebbe sospendere il CONI per violazione della carta olimpica. Malagò interviene alla Camera: "Sportivamente parlando la situazione è drammatica. Lo sport non può essere subordinato alla politica, serve immediatamente un provvedimento tampone del governo che fermi qualsiasi delibera del CIO"

CONI, GOVERNO APPROVA DECRETO AUTONOMIA ALLA VIGILIA DELL'ESECUTIVO CIO

Dalle parti di Losanna non tira una bella aria. Pesa l'incertezza sulle Olimpiadi, anche se la linea ufficiale è quella di andare avanti, lavorare per organizzarle in sicurezza dribblando malumori e punti interrogativi giganteschi. C'è poi un sentimento di forte irritazione nei confronti dell'Italia. Il CIO non si è sentito sufficientemente considerato dal governo italiano, non ha avuto risposte ai campanelli d'allarme e alle lettere ufficiali di avvertimento: attenti che state violando la carta Olimpica, attenti che rischiate una sanzione. La questione va avanti da più di 2 anni, da quando – con la Legge di Stabilità del 30 dicembre 2018 – l'ex "Coni Servizi" ha cambiato nome e competenze diventando "Sport e Salute", una Spa sotto il controllo del Ministero dell'Economia e delle Finanze, è di fatto la cassaforte dello sport italiano. A Sport e Salute spetta infatti il compito di distribuire i finanziamenti dello Stato al sistema sportivo italiano, lo scorso anno ha ricevuto 368 milioni di euro dei 408 totali del finanziamento mentre sono rimasti di pertinenza del Coni i restanti 40 milioni per la preparazione olimpica di alto livello.

Malagò: "Sportivamente parlando situazione drammatica" 

Da qui nasce la questione della mancata autonomia dello sport, della violazione della carta olimpica da parte dell'Italia (comma 6 articolo 17: "I Comitati Olimpici Nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose e economiche). Era necessaria un'azione del governo, il premier Conte si era impegnato personalmente con Bach il 24 luglio 2019 quando a Losanna all'Italia vennero assegnate le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 ed il nostro Paese sottoscrisse la condizione fondamentale di aderire alla carta olimpica.

"A distanza di 25 mesi, e dopo ripetute richiese ufficiali da parte del CIO, per colpa della politica non è stato risolto nulla, ecco perché la situazione dal punto sportivo adesso è diventata drammatica”, afferma il Presidente del CONI Giovanni Malagò davanti alle Commissioni riunite di Cultura e Lavoro della Camera dei deputati. Il rapporto sport e politica negli ultimi due anni è stato tormentato, tra scaramucce, dispetti, dichiarazioni di intenti, proposte e controproposte senza che si arrivasse ad alcun accordo. Un braccio di ferro con accuse reciproche: "Mai Sport e Salute ha inciso o tentato di incidere sull'autonomia del Coni”, dichiara Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute. Il punto è che per Bach e per il CIO l'indipendenza dei Comitati Olimpici Nazionali è sacra. L'autonomia del Coni interessa non solo l'aspetto finanziario ma anche il numero dei dipendenti e il recinto di competenze.

Cosa serve adesso

Come ovviare a questo pasticcio, quale sarebbe la soluzione immediata? Scaduta la legge delega, senza un accordo di governance tra Coni e Sport e Salute, adesso sarebbe necessario un decreto legge: subito, entro mercoledì 27 gennaio. Basterebbe in alternativa un provvedimento di intenti che metta nero su bianco l'autonomia dello sport, una norma che tamponi la gravità, definiamola una pezza momentanea. Ma c’è un ma. L'attuale situazione politica precipitata non aiuta: é realistico pensare che la questione “carta olimpica” venga esaminata nel Consiglio dei Ministri convocato martedì mattina durante il quale il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte comunicherà la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni?

Gli scenari: cosa rischia l'Italia

La certezza è che, se non arriverà nelle prossime ore a Losanna un segnale da parte del governo, l’Italia subirà una punizione da parte del CIO. Due le ipotesi. O una punizione leggera, cioè un warning, un avvertimento. Oppure la punizione più severa e cioè la sospensione vale a dire una batosta per il nostro Paese, anche solo per una questione di immagine e di prestigio del nostro sport. Pensare ad una Italia sospesa dal CIO al pari della Bielorussia e forse dell'Iran (è attualmente sotto esame del CIO) è già di per se imbarazzante. Diversa la situazione della Russia, squalificata due anni per doping di Stato. Occorre distinguere bene, una una sospensione non è una squalifica: la prima può essere revocata quando il soggetto sospeso ritorna a rispettare la norma inizialmente violata, la seconda è caratterizzata da una scadenza temporale. Una Italia sospesa andrebbe ai Giochi senza tricolore, senza inno di Mameli, senza la scritta “Italia” su divise e tute, senza medaglie. Atleti come Federica Pellegrini e Filippo Tortu parteciperebbero a titolo individuale. Potrebbe essere in dubbio la presenza di tutte le squadre e delle staffette, ma in questo caso la decisione sarebbe di competenza delle singole Federazioni Internazionali, un puro tecnicismo. Il CIO non considererebbe più l’Italia nella geografia dello sport mondiale. La sospensione avrebbe un effetto domino con conseguenze disastrose. Per esempio, il CIO potrebbe pure sospendere il contributo totale (925 milioni di dollari), o una tranche, destinato alle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026. La situazione è grave, insomma. Perché si è sottovalutato così a lungo il problema? C'era bisogno di arrivare fino a questo punto? Il mea culpa devono recitarlo in molti.