Storia e spirito dello sport nel nuovo libro di Moris Gasparri

olimpiade

Il nuovo libro di Moris Gasparri indaga la storia e le forme dello spirito agonistico, attraversando le epoche e i grandi eventi sportivi. "Il potere della vittoria. Dagli agoni omerici agli sport globali" (Salerno Editrice, 2021) è impreziosito dalla prefazione di Federico Buffa

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Attraversando le epoche e i grandi eventi sportivi, dai tempi dell’epica a quelli della telecronaca, questo libro scritto da Moris Gasparri indaga la storia e le forme dello spirito agonistico. Fin dalle sue origini la civiltà europea evoca il potere della vittoria: le città celebrano i propri atleti, gli agoni occupano un ruolo decisivo nella mentalità comune e le Olimpiadi scandiscono il tempo storico; tutto questo influisce ancora sul nostro modo di vivere lo sport. In dialogo con autori come Omero, Pindaro, Platone, Virgilio, Tito Livio, Leopardi, Nietzsche e Foster Wallace, Il potere della vittoria ricostruisce le radici storiche, filosofiche, letterarie e religiose dell’agonismo: dalle mura di Troia agli splendori di Olimpia, passando per la lunga crisi nel Medioevo, fino ad arrivare alla rinascita moderna e all’età contemporanea, quando competizioni e spettacoli sportivi ritornano al centro della vita pubblica, ma questa volta su scala planetaria. Scopriremo cosí che due atleti come Michael Jordan e Ulisse, o la Champions League e le corse dei carri al Circo Massimo, o due figure carismatiche come l’allenatore Marcelo Bielsa e l’apostolo Paolo, hanno molto in comune. Perché il potere della vittoria non risparmia nessuno, promettendo l’eternità di una gloria che dura solo un istante.

Il potere della vittoria

Un estratto dal libro di Moris Gasparri

"C’è un elemento che emerge con particolare evidenza dall’analisi degli agoni omerici, ovvero delle prime competizioni sportive di cui ci sia pervenuta traccia nella storia della nostra civiltà: la gloria ottenuta con la vittoria non genera particolari effetti; sembra, anzi, che i campioni tornino alle proprie occupazioni, come se nulla fosse accaduto. Le gare sono per gli eroi dell’Iliade solamente una pausa interna a quel più grande agón che è la guerra; nel caso dell’Odissea, risulta difficile considerare l’attributo di “atleta” uno dei caratteri realmente distintivi dell’eroe di Itaca rispetto ad altri, ben più noti, che ne hanno definito identità e fortuna: il facitore di inganni dalla mente vivida, il desideroso di conoscere, l’abile navigatore, il tormentato marito e padre.
C’è anche un altro aspetto da sottolineare: le gare a cui gli eroi achei partecipano hanno natura occasionale,vengono organizzate sul momento, sono prive di un calendario che le disponga secondo un ordine dato e – soprattutto – non si svolgono all’interno di strutture architettoniche costruite per ospitare il “raduno” di atleti e spettatori. In altri termini, gli agoni omerici non generano ancora un potere della vittoria capace di produrre effetti significativi, come, invece, accadrà per la celebrazione agonistica per eccellenza, quella che si svolge nel luogo simbolicamente principale della cultura sportiva europea. Stiamo parlando di Olimpia, il santuario situato nella parte nord-occidentale del Peloponneso,in Elide, dove, per più di un millennio, in un lasso di tempo che va dal periodo arcaico, attraverso l’età classica, fino all’annessione romana e alla dominazione imperiale, verranno organizzate le gare sportive più importanti e celebri dell’antichità, capaci di acquisire una forza simbolica così forte da diventare il modello di riferimento per la genesi e l’affermazione planetaria dello sport moderno. Una grandezza che trova la sua massima celebrazione in Pindaro, poeta nato a Tebe nel 518 a.C., che sarà il massimo interprete e cantore del “potere della vittoria” olimpica, come testimoniano alcuni dei suoi versi più famosi:

Ottima è l’acqua e l’oro
come fuoco che avvampa
rifulge nella notte
più di ogni superba ricchezza.
Se brami mio cuore
cantare gli agoni
non cercare nel giorno
altro fulgido astro
più ardente del sole
nell’etere deserto,
ne mai celebriamo un agone
migliore di quello d’Olimpia."