Tokyo 2020, la scherma azzurra senza ori. Accuse e faide servono davvero?

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Lia Capizzi

Lia Capizzi

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Trovarsi a Tokyo senza contanti ma con la certezza di poter prelevare. Salvo poi scoprire di non aver abilitato la carta di credito con l’opzione Mondo. E ora che si fa? Lo sport italiano si trova spiazzato, improvvisamente a corto di liquidità, aveva sempre dato per scontato il bancomat della scherma, ori sonanti e sicuri

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È un fallimento, una delusione, una Caporetto, ogni termine può andare bene per descrivere questa rumorosa assenza di ori olimpici nel fioretto, nella spada e nella sciabola. Non accadeva da oltre quarantanni, da Mosca 1980. E’ necessaria una riflessione che non necessariamente deve far rima con rivoluzione. Sarebbe saggio usare la calma e un pizzico di sangue freddo, invece la situazione è già denegerata, stiamo assistendo ad una polveriera di accuse, quasi un regolamento di conti. Pure imbarazzante. Non nascondiamoci, per favore, la scherma azzurra non è mai stato un mondo idilliaco, una famiglia in stile Mulino Bianco. Abbiamo sempre saputo di rivalità cocenti, dispetti, parole pesanti tra compagne di squadre o pubblicamente o privatamente, rancori o rimproveri, gelosie e via dicendo. Nessuna novità e bando all’ipocrisia: nello sport non bisogna essere amici per vincere, più che una sera in pizzeria bisogna condividere un obiettivo. Certamente esiste una eleganza nel criticare e accusare, come tempismo o scelta dei modi.

 

Facile sparare adesso sulla Crocerossa della scherma, fa pure comodo. Del resto “ognuno ha una coscienza segreta/con cui fa il pranzo di Natale”, canta Fossati. Noi preferiamo concentrarci sui risultati. A far male è soprattutto l’ultima eliminzione, in ordine cronologico, del fioretto maschile a squadre messo KO dal Giappone ai quarti di finale. La delusione è cocente per Daniele Garozzo (che a livello individuale ha comunque conquistato un argento di gran valore), Alessio Foconi, Giorgio Avola e Andrea Cassarà. E citiamo gli azzurri dell’arma considerata più elegante non perché siano diventati improvvisamente brocchi o siano i primi da mettere alla gogna ma perché si tratta di campioni che avrebbero potuto giocarsela fino in finale, come recita il ranking mondiale.

 

Pure l’eliminazione del gruppo della spada maschile, argento a squadre cinque anni fa a Rio, è una profonda bruciatura. Per non parlare del numero 0 nella casella delle medaglie individuali delle tre armi femminili. Si fa prima ad elencare i 3 argenti al maschile (Garozzo fioretto individuale, Samele sciabola invividuale, sciabola a squadre) e i 2 argenti al femminile (spada e fioretto a squadre). Bottino magro. Non è nemmeno un fulmine a ciel sereno, l’assenza di vittorie ai Mondiali di Budapest del 2019 era stato un campanello d’allarme evidente.

Poi però di mezzo ci si è messa la pandemia del Covid che nello sport ha penalizzato soprattutto la scherma. Non suoni come una scusa, attenzione. E’ una constatazione reale: sono ripartiti calcio, nuoto, atletica, basket e via dicendo ma la scherma è rimasta a secco di grandi eventi con l’annullamento delle Gare di Coppa del Mondo e pure degli Europei. Traduzione, i titolari azzurri non hanno potuto misurare le loro ambizioni e i giovani non sono stati in grado di sogmitare per rubare il posto ai veterani. Un problema generale, dell’Italia e di tutte le altre nazionali.

 

Alla vigilia lo ripetevamo: mai come quest’anno le Olimpiadi della scherma saranno un terno al lotto. E difatti le pedane di Tokyo hanno regalato risultati a sopresa, negativi per altre corazzate oltre all’Italia. “Il livello è altissimo e a queste Olimpiadi è evidente, il mondo ci ha presi”, Avola non poteva sintetizzare con frase migliore la situazione. E ora che si fa? Bisogna guardarsi in faccia. Il neopresidente federale Paolo Azzi deve assumersi il compito di analizzare, cambiare senza sventrare, riportare soprattutto ordine e serenità.

 

I giapponesi ci hanno insegnato il kintsugi, l’arte di riparare i cocci di ceramica con una polvere d’oro. Gli oggetti rotti possono rinasce a nuova vita e diventare preziosi. La scherma italiana, uscita a pezzi da Tokyo 2020, ha il dovere di tornare a splendere. Subito.