Paltrinieri, il bronzo nella 10Km di fondo lo consacra il più grande guerriero del nuoto

TOKYO 2020
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Nella notte italiana un altro capolavoro di Greg: è podio nella 10Km di fondo in acque libere. Paltrinieri è il più grande guerriero della storia del nuoto, cloro o sale, in forma o senza forze non fa differenza

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Non è il primo, forse non è nemmeno il più forte, sicuramente è il più grande. Paltrinieri è il più grande guerriero della storia del nuoto, cloro o sale, in forma o senza forze non fa differenza. Il tunisino Oussama Mellouli (in gara a 37 anni) è stato il primo a dimostrare di poter vincere sia in piscina sia nelle acque libere, oro nei 1500 a Pechino 2008 e oro nella 10 Km a Londra 2012. Il tedesco Florian Wellbrock ai Mondiali di Gwangju 2019 ha centrato la storica doppietta e ora nella baia di Tokyo ha meritato il titolo di campione olimpico  (1h 48’3”) con una condotta di gara sempre all’attacco, lasciando le briciole agli avversari, il suo oro è meritatissimo. Ma il bronzo conquistato nella 10 Km di fondo da Paltrinieri equivale ad una Laurea Magistrale in coraggio. Una settimana prima si era messo al collo l’argento negli 800 stile libero, e l’avevamo definito un mezzo miracolo, questo terzo posto merita l’appellativo di impresa. Perché Greg non è SuperGreg, lo sappiamo bene, la mononucleosi di fine giugno lo ha messo KO, ha rischiato di mandare in malora tutti i sogni maturati in cinque anni di lavoro. Una mazzata tremenda dalla quale è uscito isolandosi, dando retta solo alla sua voce, alla sue sensazioni. Ha voluto affidarsi ai pareri di pochissimi altri, del suo coach Fabrizio Antonelli, di Stefano Rubaudo responsabile del nuoto in acque libere, e di Marco Bonifazi, presidente della Commissione Medico-Scientifica della Federazione Italiana Nuoto, da anni figura indispensabile di raccordo tra dirigenti, atleti, allenatori e medici. Per il resto, Greg ha chiuso la porta a tutti. E’ fatto così, un bravissimo comunicatore, sincero ed empatico, ma inaccessibile a qualsiasi rumors o disturbo. La medaglia d’argento negli 800 lo aveva gasato, forse aveva pure sperato di poter recuperare le poche energie per la sfida dei 1500 a cui teneva da matti. Perché se tu sei campione olimpico, il tuo titolo lo vuoi difendere fino allo stremo. Non ha potuto farlo, quarto e sfinito, ha fatto i complimenti sinceri ai medagliati ma poi ha fatto fatica ad addormentarsi nella stanza del Villaggio Olimpico, dal nervoso e dalla rabbia. Ci sta, avete mai visto un fuoriclasse che ama una sconfitta?

 

Quella del nuoto di fondo è stata la sua grande scommessa, ha cambiato tutto per metterla in pratica, ha detto addio non senza patimenti allo storico allenatore Stefano Morini, ha lasciato il Centro Federale di Ostia dove era arrivato a 17 anni, talentuoso ragazzino con gli occhi luccicanti di speranza. Ma perché caspita Greg si incaponisce a nuotare anche in mare? Non gli basta concentrarsi nel suo giardino fatto di 30 vasche? Provate voi a nuotare ogni giorno dai 6 ai 12 Km, sempre con la testa in giù a guardare la riga nera della piscina, e poi capirete. Greg aveva bisogno di respirare, di libertà, di nuove motivazioni. Anzi, diciamola tutta, proprio la scelta di puntare anche alle acque libere lo ha salvato da una routine che lo stava soffocando, senza il nuovo Greg caimano non avremmo nemmeno visto più il Greg metronomo in piscina, sarebbe forse scoppiato. Papà Luca lo ha buttato per la prima volta in mare, durante una vacanza alle Eolie, e quella sensazione di gioia Paltrinieri l’ha sempre voluta rincorrere e cercare. Nel mondo dei caimani volano pugni, spintoni, gomitate, al suo arrivo è stato considerato il fighetto che arriva dalla piscina, gli hanno nuotato addosso apposta. Lui non si è lagnato, ha accettato le regole, le ha imparate e le ha pure restituite. La 10 Km nella Baia di Tokyo è stata “un casino”, per sua stessa ammissione, acque caldissime simil brodaglia (29, 2 gradi) che pure i pesci sembravano boccheggiare, saltellando e sgusciando in mezzo ai campioni. Florian Wellbrock ha sempre guardato a Greg come ad una ispirazione, ha amato la rivoluzione rock impressa dall’azzurro nelle gare del mezzofondo, lo ha studiato nei minimi dettagli, proprio per riuscire a raggiungerlo e superarlo. Lui, come Romanchuk in piscina o il francese  Marc-Antoine Olivier  in mare. Già da questi particolari si capisce perché Paltrinieri sia considerato il più grande, l’uomo a cui guardare, il campione non banale che stupisce con traiettorie alternative.

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Quando a 2,8 Km dal via il 26enne poliziotto emiliano si rende conto che il vantaggio del terzetto in fuga (Wellbrock, Olivier e Rasovszky) può diventare incolmabile, si toglie la cuffia e parte all’arrembaggio a mo’ di pirata. Una rincorsa al ritmo di 40 bracciate al minuto, contro le 30 della nuotata sinuosa del tedesco. Ai 5,7 Km l’operazione aggancio viene portata a termine e qui scatta l’allarme per Wellbrock che non si fida e rilancia l’azione allungando. Una guerra di nervi e di tattica con gli ultimi 2Km al cardiopalma: Greg da secondo ingaggia un duello con Kristóf Rasovszky si fanno i dispetti a vicenda, si tagliano la strada, fino a quando l’ungherese lo supera. Gli ultimi metri sono persino commoventi, arriva un podio acchiappato con la forza della testa, del cuore e del coraggio. Le lacrime di Fabrizio Antonelli al traguardo raccontano esattamente questo, ripensando a quando un mese prima faccia a faccia l’allenatore e l’allievo cercavano disperatamente di reagire alla dannata mononucleosi. Greg no non piange, non ama farlo in pubblico, uomo estremamente riservato. Ma stremato ha il ghigno di chi sta godendo dentro e magari pensa, con ironia, che gli mancava giusto il bronzo per completare il suo personale podio olimpico (oro a Rio 2016, argento e bronzo a Tokyo 2020). Sofferente ma orgoglioso e sorridente. Ancora una volta l’azzurro ha insegnato a tutti come si fa. Play e Rec, prendete appunti dal più grande guerriero della storia del nuoto.