Rugby, il ritorno degli All Blacks: pari spettacolo con l'Australia e niente mascherine
RugbyDopo 400 giorni sono tornati in campo gli All Blacks. Partita spettacolare contro l'Australia a Wellington finita in pareggio (16-16), con tanto pubblico sugli spalti e senza mascherine. Tutto grazie alla situazione sotto controllo in Nuova Zelanda, dopo che anche la seconda ondata di coronavirus è stata contenuta
Nel paese del rugby sono tornati gli All Blacks, 400 giorni dopo l’ultima volta. C’è la solita haka, un tempo neozelandese classico, pioggia e vento nella windy Wellington, e c’è il pubblico, senza mascherine, col Covid di ritorno placcato per la seconda volta. C’è persino il pareggio, il risultato ovale più difficile, tra Nuova Zelanda e Australia, 16-16 in una partita infinita, per tempo, quasi 89 minuti, ed emozioni, con una palla sempre in gioco e sempre pronta ad offrire occasioni. Quella dei Wallabies all’83’ si stampa sul palo, con un calcio di Reece Hodge da 54 metri, quella degli All Blacks sotto i pali australiani in un attacco che non sembra prevedere la possibile costruzione di un drop, un calcio di rimbalzo, da 3 punti per vincere. La prima delle quattro sfide di Bledisloe Cup, il trans-tasman derby, offre comunque quattro mete, a cominciare dall’unica vista nel primo tempo con Jordie Barrett. La più bella potrebbe essere meta, sembra meta ma in realtà non lo è: Rieko Ioane si lascia sfuggire il controllo del pallone al momento di schiacciare. Errore incredibile, di quelli che restano nella memoria e ti restano addosso, che costa la partita a conti fatti. Nel secondo tempo Aaron Smith porta avanti gli All Blacks sul 13-3, un allungo netto, con dieci punti di scarto. Ma l’Australia del nuovo allenatore Dave Rennie, neozelandese, non molla mai e prima Koroibete e poi Daugunu, debutto super, rimettono tutto in in discussione 13-13. I piedi di O’Connor e di Barrett ritoccano solo il punteggio, ma sempre pareggio è. E davanti a una birra ci sarà tempo per raccontare del palo e della non meta di Rieko Ioane. Dopo il pallone potrebbe sfuggirgli anche la maglia, almeno per un po’.
Coronavirus, ecco perché in Nuova Zelanda vanno allo stadio senza mascherine
Dopo aver azzerato la curva dei contagi lo scorso giugno, la Nuova Zelanda è riuscita a sconfiggere anche la seconda ondata di positivi arrivata alla fine dell’estate, in particolare ad Auckland. Una situazione che ha permesso di disputare la partita degli All Blacks a porte aperte e con il pubblico senza mascherine. Una sola raccomandazione è arrivata dal direttore generale del Ministero della Salute Ashley Bloomfield, che era tra i tifosi presenti al match, “Se non vi sentite bene non venite allo stadio e andate a farvi il tampone”. Da inizio emergenza i casi di positività nel Paese sono stati 1.871, con solo 25 decessi. I numeri erano tornati a salire ad agosto, ma le misure adottate dal governo, dalla creazione di un sistema di tracciamento digitale, all’isolamento tempestivo dei positivi trasferiti in hotel trasformati in strutture per la quarantena hanno permesso di riportare la situazione sotto controllo. Nelle ultime 24 ore c’è stato solo un nuovo caso di positività. Grande soddisfazione per la premier Jacinda Ardern. “Il virus è di nuovo sotto controllo – ha spiegato - possiamo sentirci ancora una volta orgogliosi di questo risultato che abbiamo raggiunto tutti insieme, uniti più che mai. La nostra piccola squadra ha fatto quello che fanno sempre le nostre nazionali sportive: ha abbassato la testa e tirato avanti".