Rugby e Coronavirus: tante le incognite in Europa

L'emergenza
Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

In giro per l'Europa del rugby la pandemia ha messo alla prova campionati e regolamenti: facciamo il punto, fino ad analizzare le soluzioni adottate in Inghilterra

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A tavolino

C'è chi recupera, chi rinvia, chi cancella, chi assegna risultati a tavolino con formule diverse. C'è  chi minaccia, la Francia, di far saltare le prossime due giornate di coppa. Insomma c'è da capirci poco o nulla. In giro per l'Europa del rugby la pandemia ha messo alla prova campionati e regolamenti. In Francia, Top 14, si rinvia e si prova a recuperare in caso di squadre con positivi impossibilitate a giocare, un po' come in Italia, Top 10, con 12 gare da recuperare e solo 6 weekend a disposizione, e nel Pro 14, il torneo celtico di Benetton e Zebre che, proprio sabato, giocheranno il derby saltato a Santo Stefano. Le coppe europee non hanno spazio, chi “provoca” il rinvio perde 28-0 , 5 punti a 0 per la classifica, con una punizione per la squadra coi positivi, quasi una colpa…In Inghilterra più o meno accade lo stesso, ma il risultato a tavolino prevede comunque 2 punti in classifica per la squadra che causa il rinvio e 4 per l’altra. La Premiership inglese è in difficoltà, nelle prime 4 giornate dell’attuale campionato ci sono stati 13 positivi, nelle successive 4 addirittura 82 con 64 giocatori coinvolti e 5 match cancellati. Torneo a rischio…sicuramente poco "regolare".

Grande Fratello

L'Inghilterra cerca comunque di difendersi, di trovare delle soluzioni per arginare il crescente numero di positivi. Piccoli accorgimenti saranno messi in…campo, tipo evitare esultanze dopo la marcatura di una meta, non si potrà festeggiare in gruppo, anche se, in uno sport di squadra e di contatto, la scelta aiuta sinceramente poco. Fino a un attimo prima ci si lega in mischia chiusa, si formano raggruppamenti come la maul, si placca, si strappa…più forma che sostanza insomma. Poi viene negata la stretta di mano a fine partita e pure il bagno nelle vasche con ghiaccio per l’inizio del recupero post match. Ma si va anche a casa dei club con l’invito a svolgere riunioni solo all’aperto o in modo virtuale, il classico studio della squadra avversaria, degli errori commessi, delle cose che sono andate bene. E poi, novità assoluta, la necessità di filmare riscaldamento e allenamenti non individuali per ricostruire, in caso di focolaio, chi è entrato in contatto con chi…con una battuta: addio privacy.

Taglia 

La massa muscolare non cresce più. Il rugby ha messo sulla bilancia dal passaggio al professionismo, post 1995, ad oggi una crescita della taglia dei giocatori impressionante. Almeno dieci chili in più per ogni ruolo, generalizzando e in sintesi. Per farla breve: il 25%  dei giocatori più pesanti alla Rugby World Cup 1991, sarebbero finiti nella categoria "pesi" leggeri 28 anni dopo al Mondiale giapponese del 2019. Il motivo?  Semplice: la dedizione totale, professionistica, sin dagli anni della Academy, le squadre giovanili di alto livello, la cura dell’alimentazione, la palestra mirata, gli additivi proteici hanno fatto la differenza. Anche in Italia si è cercato di trovare talenti fisici, per dimensioni, altezza e peso, più che per capacità tecnica finendo per disperdere preziose risorse. Ma adesso sembra che non ci sia più spazio per aggiungere ancora chili. La velocità del gioco, che non consente di avere soggetti statici, la necessaria mobilità per essere efficienti in difesa. Il Times, nome storico e autorevole nell’informazione, citando uno studio-ricerca (Ross Tucker), osserva anche, come, nell'immediato futuro, in caso di riduzione delle sostituzioni, i giocatori potrebbero aumentare il loro minutaggio, con più impegno fisico, a scapito degli impact-player tanto cari alla panchina sudafricana campione del mondo. Più giochi più muovi la massa…quindi portare in giro chili per il campo diventerebbe difficile. E a trarne beneficio potrebbero essere la salute degli atleti, la durata della loro carriera e, magari, pure lo spettacolo.