Sei Nazioni, Francia-Italia, sfida speciale per i "francesi" d'Italia Mori e Garbisi

Rugby

C’è tanta Francia nella storia ovale della nostra nazionale tra giocatori e tecnici. Oltralpe si stanno togliendo ora soddisfazioni Federico Mori, primo in classifica a Bordeaux, e Paolo Garbisi, mentre il futuro prossimo potrebbe essere nel nome di Ange Capuozzo da Grenoble, una città che per i colori azzurri non passa mai inosservata

Italia e Francia, così diverse e così simili, così lontane e così vicine. Culturalmente, nei modi di vivere, nel cibo. Nel rugby, però, oltralpe cercano spesso fortuna e sbocciano alcuni dei nostri campioni e il binomio è stato spesso inscindibile e foriero di ottimi risultati. Tra i giocatori basterebbe citare, solo per fare alcuni nomi anche storici, i vari Sergio Lanfranchi, Mario Battaglini, Diego Dominguez, Alessandro Troncon, Martin Castrogiovanni, Andrea Masi, Santiago Dellapè, Andrea Lo Cicero, i fratelli Mauro e Mirco Bergamasco (che in Francia è rimasto ora ad allenare nelle divisioni minori). Lo stesso Kieran Crowley, alla guida della nazionale è stato preceduto da nomi di spessore da Pierre Villepreux a Jacques Brunel, passando per Georges Coste, fautore dell’epoca d’oro di fine anni ’90 che portò all’ingresso nel torneo Sei Nazioni, e Pierre Berbizier. E nella rosa attuale hanno avuto esperienze in Francia i vari Edoardo Padovani (Tolone), Toa Halafihi (Lyon) e Monty Ioane (Stade Francais), è da poco rientrato a Brive il pilone Pietro Ceccarelli – per lui anche mamma francese -, ma soprattutto tre dei nostri alfieri più giovani e promettenti giocano attualmente tra Top14 e ProD2, esattamente prima e seconda divisione.

Federico Mori in vetta con Bordeaux

In testa al massimo campionato transalpino c’è il Bordeaux-Bègles e lì gioca da quest’anno Federico Mori. Nativo di Cecina, 21 anni, fisico possente che può sfruttare all’ala e come centro, si è trasferito alla corte di Christophe Urios dopo le esperienze di Calvisano e alle Zebre, disputando sinora 8 partite in campionato e 2 in Champions Cup, marcando una meta contro Brive e una doppietta personale contro i baschi del Biarritz. Sportivo per DNA di famiglia se si considera che lo zio Fabrizio, fratello del padre Massimo, è stato oro mondiale nei 400 ostacoli nell’atletica a Siviglia nel 1999, ma anche argento a Edmonton 2001 e bronzo europeo a Budapest nel 1998, mentre la sorella Rachele, promettente lanciatrice del martello, è da poco entrata nelle Fiamme Gialle. Per il livornese sinora 11 caps in azzurro e la voglia di poter finalmente marcare la sua prima meta.

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Garbisi, il talento davanti al campione del mondo

Molte delle speranze dell’Italia ovale sono riposte, però, sulle spalle di Paolo Garbisi. Maglia numero 10, quella dei fuoriclasse in altre discipline, quella che dopo Diego Dominguez faticava a trovare un erede in azzurro. Svezzato a pane e rugby, con il fratello Alessandro, mediano di mischia della nazionale giovanile, e l’altro fresco convocato Leonardo Marin cresce in una generazione che a Mogliano è in grado di vincere praticamente ogni torneo giovanile. Approda poi al Petrarca e di lì al Benetton Treviso, dove si mette in mostra tanto da guadagnarsi la chiamata in nazionale prima e in estate l’approdo a Montpellier, secondo in classifica alla pari del Lione con 44 punti in Top14. Per lui, altro classe 2000, 13 caps e 82 punti in nazionale, ma anche 11 presenze, di cui 10 da titolare e 121 punti nel campionato francese, surclassando nelle gerarchie di Philippe Saint-Andrè il campione del mondo sudafricano Handrè Pollard, tanto da “costringerlo” a cercare nuovi lidi e approdare a Leicester per la prossima stagione. Di lui ha parlato moltissimo nei giorni scorsi lo stesso Crowley, spiegando come il passaggio in Francia lo stia aiutando ulteriormente a dettare i ritmi, oltre ad accrescere il suo già molto efficace cambio di passo.

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Il futuro nelle mani di Ange Capuozzo

Se c’è una città della Francia che, però, per l’Italia del rugby non può che evocare piacevoli sensazioni, quella è sicuramente Grenoble. La data è il 22 marzo 1997, l’occasione la finale di Coppa Europa contro la Francia vincitrice del Cinque Nazioni. Il risultato 40-32 per i nostri con le mete di Francescato, Gardner, Croci e Vaccari e 20 punti al piede di Dominguez. Invasione di campo di tutto il pubblico, ad ampia prevalenza italiana, e primo storico successo contro i “cugini” nella palla ovale. E a Grenoble nasce nel 1999 e cresce Ange Capuozzo, esordiente in azzurro ma già visto tra giovanili, con tanto di spostamento di ruolo da mediano di mischia ad estremo, e nazionale A. Con i rossoblu, dodicesimi in ProD2, gioca da quando ha 11 anni, ma in casa giura si parla solo napoletano, grazie ai nonni trasferitisi dopo la Seconda guerra mondiale. Undici presenze, 7 da titolare e mete contro Beziers e Bayonne (2) per lui che spera di debuttare al Sei Nazioni.

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Il centurione Parisse e una curiosità statistica

Arranca, invece, nelle retrovie in Top14 al penultimo posto dopo fasti gloriosi tra campionato e coppa Europa il Tolone di Sergio Parisse, che sulla costa chiuderà la carriera dopo una lunga militanza transalpina scritta soprattutto con la maglia multicolore e spesso provocatoria dello Stade Francais di Parigi. Un’ultima curiosità storica e statistica. In occasione della seconda vittoria di sempre sui transalpini il 12 marzo 2011 al Flaminio (risultato finale 22-21) l’Italia schierò tutti assieme da titolari cinque giocatori del Racing di Parigi: Mirco Bergamasco, Santiago Dellapè, Carlo Festuccia, Andrea Lo Cicero e Andrea Masi. Un record: in nessun’altra partita un club straniero ha fornito alla nazionale così tanti titolari.