L'Italia dopo il Sei Nazioni: lo spirito è quello giusto, i risultati non ancora

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Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

©IPA/Fotogramma

I ragazzi di Crowley hanno avuto il pallone per vincere in Scozia, ma hanno pesato i troppi errori che sono stati una costante nel torneo. Il futuro è dalla parte degli azzurri che hanno mostrato un atteggiamento giusto e sfrontato (anche in eccesso): adesso bisogna pensare alla Rugby World Cup

SCOZIA-ITALIA 26-14, GLI HIGHLIGHTS

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Il pallone per vincere. Come contro la Francia, a un passo dalla meta e un errore, un “in avanti” che tradisce l’Italia. Una partita giocata alla pari contro la Scozia, non bella ma intensa, con tanto lavoro in attacco e non sempre grande lucidità. Un pallone che sembrava arrivare da Cardiff 2022, un assist per vincere l’ultima partita all’ultimo minuto. Una speranza spenta da un errore, un’infrazione, e da un contrattacco degli avversari…il totale fa 26-14

L'esperienza scozzese

La Scozia ha messo in campo più esperienza, più controllo del gioco col piede, una buona mischia chiusa, qualche giocatore super, come l’ala Van der Merwe, l’apertura Kinghorn, 3 mete da sostituto di Finn Russell, e il man of the match, Jack Dempsey, nome da peso massimo, australiano di nascita e crescita, wallaby pentito con riscoperta di radici scozzesi dopo 3 anni senza aver indossato la maglia dell’Australia.

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I troppi errori azzurri

Errori. Troppi, ancora. Quasi una costante per l’Italia. Ci sarà da lavorare sull’esecuzione, sul controllo. E poi sulla disciplina, 9 falli solo nel primo tempo. Nel finale più istinto che razionalità: l’ultimo pallone va gestito con pazienza, con l’avversario alle corde, aspettando il momento giusto per colpire, senza avere fretta. E poi 70 minuti senza il miglior Paolo Garbisi, perché il campione di Francia col Montpellier non è sembrato il solito nel gioco al piede, fondamentale a livello internazionale. Attaccare tanto non significa attaccare bene, quantità non sempre fa qualità. Certo, ancora una volta, l’Italia è stata in partita, ha lottato, non ha mai mollato. Come dice il capitano Lamaro: “Ci diciamo sempre che dobbiamo rimanere fino all’80’ e lo abbiamo fatto. Non siamo riusciti a vincere per piccoli dettagli”…non c’è altro da aggiungere, se non che i dettagli, purtroppo, fanno la differenza nei test match. E, magari, qualche uscita al piede dai 22, ogni tanto non farebbe male…

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Cosa riserva il futuro?

Futuro. Tutto dell’Italia. Squadra giovane con l’atteggiamento giusto, sfrontato, anche in eccesso, con un attacco diverso e pure divertente, con più giocatori in tanti ruoli e con una vera scuola italiana. Metà squadra scozzese, tanto per fare un esempio, 7 dei primi 15, nati all’estero…Per l’Italia solo Brex, nato in Argentina. Un Sei Nazioni che finisce col 12esimo cucchiaio di legno della storia, nella versione italo-francese (5 sconfitte in 5 partite), un cucchiaio diverso dagli altri, di cui, quasi, nemmeno si parla per il modo in cui gli azzurri hanno giocato, per essere stati sempre in corsa, tranne il primo tempo con l’Inghilterra e, a tratti, con l’Irlanda. Adesso la Rugby World Cup contro le impossibili Francia e Nuova Zelanda. Lo spirito è quello giusto, i risultati non ancora.

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