Rugby, Italia-Nuova Zelanda 17-96: l'analisi

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Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

Pesante sconfitta dell'Italia, che a Lione cede 96-17 contro una scatenata Nuova Zelanda. Ripartire sarà dura. Servirebbe un miracolo: battere la Francia per scordarsi di una delle più disastrose disfatte della storia azzurra

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Più che un sogno un incubo, un ritorno al passato, con errori ormai dimenticati che ricompaiono, a cominciare dai placcaggi sbagliati, a un atteggiamento di resa senza nessun sussulto. Certo gli avversari, i primi veri avversari al Mondiale, non hanno aiutato, All Blacks edizione limitata, con la voglia di applicare la tariffa massima, ben distribuita, 49 punti e 7 mete nel primo tempo, 43 e 7 mete nel secondo. Presunzione e illusione, quella di pensare di essere allo stesso livello di una squadra leggendaria e di poterla battere. 

Dentro la sconfitta

Tutto da rifare. Tutto sprecato. Undici mesi di un’Italia diversa nello spirito e nel gioco, con un suo stile e con il coraggio di rischiare, fatta di attacco e di un rugby piacevole. Tutto cancellato. E ripartire sarà dura. Servirebbe un miracolo: battere la Francia per scordarsi di una delle più disastrose disfatte (96-17) della storia azzurra. Peggio, al Mondiale, solo la sconfitta 101-3 contro gli All Blacks nel 1999. Altri tempi, forse ci siamo soltanto illusi che siano cambiati. Due ministri, Abodi e Lollobrigida, a Lione, hanno sbagliato serata per dare una mano al rugby. E chi, stuzzicato dalla possibile “grande occasione”, dai miglioramenti costanti ed evidenti, si è avvicinato…..avrà pensato: “non c’è niente da fare, è sempre la stessa storia”. Perché il successo di uno sport non passa solo dalle vittorie, anche se darebbe una grande mano, ma da partite giocate con passione, con grinta, con la voglia di aggredire palla e avversari come se fosse questione di vita e di morte. Quello che hanno continuato a fare gli All Blacks con un vantaggio superiore ai 70 punti. Quello che si deve fare, nel rispetto dell’avversario. E che Ardie Savea, futuro giocatore dell’anno, ha messo in campo dal primo all’ultimo minuto. 

Poche parole e profilo basso

Non si salva nessuno. Inutile fare nomi, chi è andato peggio nel marasma totale, perché di buono non si è visto quasi nulla. Capuozzo e Ioane in meta, roba buona solo per le statistiche. Un all black…out. Credibilità costruita a fatica e distrutta nel giro di un quarto d’ora di poco abbondante. Con l’Australia che, oltre tutto va male, e ridimensiona un po’ il nostro successo dello scorso novembre a Firenze. Tra sette giorni la Francia, come detto, tra quattro mesi il Sei Nazioni, con il nuovo ct Quesada, il primo argentino nella nostra storia. A cosa attaccarsi? Al Galles, quasi fallito economicamente, con giocatori pronti alla diaspora, battuto anche dalla Georgia in casa…Eppure prossimo ai quarti, molto probabilmente alla semifinale. Chi l’avrebbe detto un paio di mesi fa. Certo grazie soprattutto a Gatland, il numero uno degli allenatori. Per l’Italia: ripartire subito, cancellare nella testa l’incubo “nero” e riprovare il test di accesso alla seconda fase. Poche parole e profilo basso. Altro non si può fare. Avere una seconda chance non capita mica sempre, anzi, quasi mai!