Scozia o Inghilterra? Il rugby e il dilemma amletico (risolto) di Smith

CAMPIONE IN FIERI Un cognome banale per una storia speciale. Compirà 23 anni a maggio e ha debuttato proprio a Roma nel torneo 2024, ma da allora ha sommato solo 9 presenze in nazionale, per 303’ e 7 punti segnati. Ma nessuna meta marcata. Fin si contende la maglia numero 10 inglese con un altro Smith, Marcus. Il genio irregolare nel rendimento del secondo contro la solidità del primo, per fare una sintesi non del tutto corretta. Battaglia che per ora ha vinto il ragazzo di Warwick. DILEMMA Stiamo parlando di una cittadina da 36mila abitanti nelle Midlands, distante solo 9 miglia da Stratford-upon-Avon, paese natale di William Shakespeare. Quindi non poteva mancare un dilemma nel percorso sportivo di Fin: giocare per l’Inghilterra o per la Scozia? I suoi genitori, un avvocato e un’infermiera, sono entrambi scozzesi, e si erano spostati a vivere a sud ‘della barriera’; addirittura suo nonno era Tom Elliot, pilone della Scozia e dei Britsh & Irish Lions anni ’50. I genitori di Fin si sono conosciuti proprio a un terzo tempo dei London Scottish, ma hanno lasciato che il ragazzo scegliesse liberamente i ‘colori’ da difendere. Probabilmente papà Andrew, talmente tifoso del Cardo da andare a Murrayfield in kilt per le partite, avrà deglutito un paio di volte quando il figlio gli ha comunicato: “Non ho dubbi, giocherò per l’Inghilterra”. Infatti prima della sfida tra le due nazionali del terzo turno del Sei Nazioni 2025 Fin gli ha chiesto: “Canta pure l’inno che preferisci, ma ti prego sii almeno neutrale, non tifarmi contro…”. CRESCITA Per quanto sembri strano visto dove è arrivato a 22 anni, Fin Smith non è mai stato un predestinato o un talento precoce. All’Università di Warwick non è stato da subito una delle stelle della squadra di rugby e anzi amava molto il tennis. Poi è cresciuto, fisicamente e tecnicamente, arrivando nelle giovanili di Worcester. “Dopo il suo primo match gli ho messo in mano le chiavi della mia auto – ricorda l’allora coach Steve Diamond – dicendogli che era stato bravo, ma non abbastanza: quindi mi avrebbe lavato la macchina. E lui ha risposto che andava bene, ma solo se poi poteva farci anche un giro”. Un mix di responsabilità e sfrontatezza che l’ha portato rapidamente in prima squadra e poi a vincere un trofeo, la Premiership Cup. Fin, che già aveva conquistato con Grande Slam il 6 nazioni under20 del 2021, è rimasto legatissimo al club che lo ha svezzato e che è stato travolto da problemi economici nel 2022. Smith a quel punto si è trasferito a Northampton e insieme a una nidiata formidabile di giovani talenti ha riportato i Saints a vincere il titolo inglese dopo 10 anni. FORZA COMPOSTA Stagione per cui è stato premiato come top player da giocatori e allenatori e che gli ha aperto le porte del XV della Rosa. “La cosa più importante nel mio ruolo è la gestione della squadra e del ritmo” ha detto Fin, che infatti attacca poco in prima persona, preferendo distribuire ai compagni o mettere in difficoltà gli avversari con calcetti dietro la prima linea di difesa. Uno quindi che ‘magari non vince i premi di migliore in campo, ma li fa vincere ai compagni’. La calma apparente con cui gioca e la grande attitudine al placcaggio l’hanno addirittura fatto paragonare a Jonny Wilkinson, il giocatore più famoso della storia del rugby inglese. Blasfemie per ora, anche se da piccolo invece dei cartoni animati si guardava fino allo sfinimento gli highlights della carriera dello stesso Wilkinson. Che è il suo idolo insieme a Ollie Lawrence, compagno adesso nell’Inghilterra e durante la sua crescita a Worcester. Professione però tre-quarti centro, tanto da rispondere a Smith: “Sei sicuro che sia io il tuo idolo? È pieno di numeri 10 forti lì fuori, sceglitene uno!”. Banale solo nel cognome, questo Fin Smith…

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Paolo Malpezzi