NFL, da Santa Claus a Miami: il fallimento Cutler

Sport USA

Massimo Marianella

Jay Cutler tra i protagonisti in negativo del 2017 di Dolphins (Getty)
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Il peggio del weekend arriva dal freddo di Buffalo, dove si sono congelate le speranze di post season per Miami: Jay Cutler è l'immagine di un progetto fallimentare. Il meglio, invece, viene dallo strepitoso epilogo di Steelers-Patriots

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E anche l'ultima illusione dell’infanzia è andata. Chi non è cresciuto con la convinzione che tutto ciò che è legato a Babbo Natale è sinonimo di gioia, pace, festa e regali? Nel sud ovest dell'Indiana c'è una piccola cittadina (meno di 3 mila anime) che si chiama appunto Santa Claus. C’è un’enorme statua di Babbo Natale, tutto è ovviamente ispirato a lui ed è stato bello credere che fosse un ambiente fiabesco finché non si è scoperto che lì è nato Jay Cutler. Proprio in quella cittadina? Non può essere. Ci deve per forza essere un errore! Può aver avuto i natali in un paesino così positivo e da favola una simile personaggio negativo? Purtroppo dopo accurate ricerche anagrafiche è tutto vero.

Uno dei giocatori più sopravvalutati, arroganti e strapagati dell'ultimo decennio nella storia della NFL è nato nel paesino dedicato a Babbo Natale. Ha rovinato nell'ordine i Denver Broncos che lo hanno scelto, i Chicago Bears dove ha giocato per 8 stagioni più della metà delle quali con un record negativo e quest'anno i Miami Dolphins, che lo hanno levato dalla cabina di commento di Fox, dove probabilmente avrebbe potuto dare il meglio del suo talento NFL, anche se con la cuffia in testa sarebbe stato un rookie. Il coach dei Dolphins Adam Gase lo ha voluto fortemente per un rapporto personale nato a Denver e proseguito a Chicago con la famosa scusa "He knows the system". Conosce gli schemi. Probabile, ma ancora una volta, a parte il match casalingo vinto contro New England, non ha dimostrato di saperli usare bene.

Gli ex compagni di squadra quando vogliono essere gentili lo definiscono uno spaccaspogliatoio, i giornalisti di Chicago quando lo scorso inverno aveva annunciato il ritiro avevano brindato con più sorrisi durante le feste e i nuovi compagni di Miami lo hanno accolto con lo scetticismo di chi sa quello che sarebbe successo e che è puntualmente accaduto. Per merito di Dan Marino i Dolphins hanno molti tifosi in Italia tra quelli che si sono avvicinati al Football quando ha superato i nostri confini con maggiore copertura mediatica agli inizi degli anni 80 e anche loro, come tutti nel Sud della Florida, non meritavano questa scelta di Gase, troppo frettolosamente forse accostato addirittura a Don Shula. A 39 anni è ancora molto giovane, ha già una buona esperienza come coach offensivo e dimostrato potenzialità da ottimo capo allenatore per il futuro, ma questa scelta ostinata su Cutler che è costata ai Dolphins la stagione oltre a $10 milioni di dollari di stipendio, gli rimarrà sul cv e se ne dovrà assumere tutte le responsabilità.

Cutler e Gase, quarterbak e head coach dei Miami Dolphins

Nel weekend con i suoi 3 intercetti (folli) e le altre 3 palle perse, nel freddo di Buffalo si sono congelate le speranze di post season per Miami che adesso spera nel recupero la prossima stagione del tanto criticato Ryan Tannehill. Peccato perché per un'altra stagione i Dolphins hanno sprecato una buonissima difesa con i vari Suh, Wake, Alonso e 3 straordinari ricevitori come Landry, Parker e Stills. Vero anche che è successo di tutto in questa stagione, dalla rottura del crociato del QB titolare Tannehill ad agosto, il coach della Linea Offensiva Chris Forester licenziato ad ottobre per esser stato pescato a far uso di cocaina anche al campo d'allenamento, l'uragano Irma che ha costretto la squadra a una settimana di allenamenti in "esilio" in California, il bye week che, per lo stesso motivo, è stato spostato dalla Lega alla prima giornata costringendo poi la squadra a giocare sempre senza pause, la trade nel mezzo della stagione del running back titolare Jay Ajayi che non aveva più buoni rapporti col coaching staff. Problemi vari che hanno minato l'ambiente e tra questi il più grave di tutti l'arrivo di Cutler.

La partita dell'anno, col "solito" finale

Più incredibile ancora della scelta di Cutler da parte dei Dolphins, il finale di quella che in America è stata definita già la partita dell'anno. Tra Patriots e Steelers in palio un bye e il fattore campo tra di loro. Partita bellissima e hanno vinto ancora i Pats, che conquistano la loro Division (AFC East) per il 9° anno di fila. Grazie ad un Brady fantastico con 11 punti segnati negli ultimi 3 minuti e il suo 51esimo drive vincente in carriera, ma anche alla solita chiamata arbitrale che farà discutere e che ancora una volta va dalla parte di New England. Pittsburgh si è vista cancellare un touchdown a meno di 30 secondi dalla fine per una decisione molto dubbia che ha riportato alla memoria la "Tuck Rule" del 2002 contro i Raiders che portò i Patriots a vincere poi il primo Superbowl v Rams e a dare il via alla loro straordinaria dinastia. 

Gli Steelers devono rimpiangere i loro errori nel finale (anche l'intercetto dopo il TD cancellato) e l'infortunio di Brown nel primo tempo, i Patriots ringraziare anche quella buona stella che come il talento di Brady e Belichick non si distrae mai, ma proprio mai.

Phila, Minnesota e Jacksonville ai Playoff

Sorrisi anche a Philadelphia, che nonostante l'assenza di Wentz vince in rimonta il "derby" con i Giants e ottiene il bye al primo turno della post season, i Vikings che vincono la NFC North battendo Cincinnati e i Jacksonville Jaguars che col successo su Houston tornano ai Playoffs dopo 10 anni esatti.