Internazionali Roma: Zverev batte Djokovic
TennisIl ventenne tedesco ha battuto 6-4 6-3 il numero 2 del mondo, dominandolo in ogni aspetto del gioco, in una finale che è sembrata un passaggio di consegne fra generazioni. Zverev è il primo nato nato negli anni Novanta a vincere un Masters 1000 Roma, tutti i risultati il
Alexander Zverev ha vinto l'edizione numero 74 degli Internazionali d'Italia, battendo in finale Novak Djokovic con il punteggio di 6-4 6-3. È il primo giocatore nato negli anni Novanta a vincere un Masters 1000.
Meno Djokovic
Il serbo è stato una versione minore di quello strapotente che il sabato aveva messo a segno la doppietta Del Potro-Thiem, ma è sceso in campo comunque con la testa giusta, quella mostrata mediamente qui a Roma e non nel resto dell'anno. Il problema tattico è stato uno solo: Alexander Zverev. Perfetto al servizio (non ha mai concesso chance di break), dentro al campo con il diritto, regolarissimo con il rovescio, senza alcun timore reverenziale. Djokovic non è riuscito a metterlo in difficoltà nel palleggio e nemmeno nelle situazioni estemporanee, come le palle corte poco ispirate che a un certo punto ha per disperazione tirato fuori sotto gli occhi di Mattarella (prima volta di un presidente della Repubblica al Foro Italico) e di Rod Laver. Nel dopopartita il serbo numero 2 del mondo ha asserito di avere giocato al 30% di come aveva giocato con Thiem e questo in fondo per lui è un bene: esce da Roma più convinto, con anche l'ufficializzazione di Agassi suo nuovo allenatore. La base è che Djokovic abbia ancora voglia e gli Internazionali d'Italia hanno detto che ce l'ha.
Più Zverev
Zverev è il primo giocatore di altra generazione ad interrompere nei Masters 1000 il dominio dei Big Four e dei loro coetanei (Wawrinka, Cilic, Del Potro) capaci di vincere Slam. Di più: è il primo nato negli anni Novanta a vincere un torneo di questo livello e la cosa fa capire quando forti siano o siano stati Federer, Nadal e Djokovic. Zverev da NextGen si è trasformato in presente prima dei più anziani Thiem e Kyrgios, più dotati di lui come talento puro e lo ha fatto perché è a loro superiore come testa. A Roma non ha avuto un cammino impossibile (Anderson, Troicki, Fognini, Raonic, Isner), ma in ogni situazione ha giocato il suo tennis migliore e questa è una virtù dei predestinati come lui (e come Djokovic, evitiamo di celebrare funerali prematuri). Il fatto che sia allenato dal padre ex tennista e che abbia un fratello nel circuito (peraltro con un gioco e un passaporto diversi) gli dà pressione ma anche una marcia in più. Ciò che serve per far emergere una generazione davvero nuova.