Alexander Zverev, il numero 1 che la Germania di Becker aspettava

Tennis

Stefano Olivari

Alexander Zverev e il fratello Mischa agli Australian Open 2017 (Getty)
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Il ventenne trionfatore degli Internazionali d'Italia è entrato per la prima volta nei top ten della classifica ATP ed è uno dei favoriti per il Roland Garros. Considerando la discontinuità di Kyrgios e Thiem, non è azzardato prevedere un futuro da numero 1 e una nazione che impazzisca come fece per il tre volte vincitore di Wimbledon

Il lunedì dopo il trionfo di Roma è stato festeggiato da Alexander Zverev nel modo migliore, cioè con l'ingresso nei primi dieci giocatori del mondo. In decima posizione ma, guardando i punti, già con il nono (Nishikori) e l'ottavo (Cilic) nel mirino.

Come Djokovic

Nella storia del tennis il tedesco c'è entrato per due motivi ben precisi: è il più giovane vincitore di un Masters 1000 dai tempi di un quasi ventenne Djokovic (2007!), ma soprattutto è il primo nato negli anni Novanta a conquistare un torneo di questa importanza. Da un lato significa che la generazione dei Djokovic, dei Nadal e dei Murray, con la fattiva collaborazione di Federer, era ed è troppo forte per le generazioni successive, dall'altro che nessuno degli attuali 26-27enni (esempio: Raonic) ha le qualità per emergere sul serio. Sempre rimanendo sui massimi sistemi, nessuno fra chi è di poco più vecchio di Zverev, quindi il ventitreenne Thiem e il ventiduenne Kyrgios, ha e avrà la sua continuità. Nel parlare di Zverev capiterà sempre più spesso di citare Djokovic e non perché siamo freschi della finale del Foro Italico in cui il serbo ha conquistato 9 punti totali in 9 turni di battuta del tedesco, ma perché per testa e attitudine Zverev può vincere tanto e farlo a lungo, anche quando non sarà al cento per cento. Anche sulla terra battuta, che non è la sua superficie preferita. 

Altezza mezza bellezza

Zverev ha ancora molto margine di miglioramento, perché se la statura (1,98) lo favorisce nel servizio, accade il contrario negli spostamenti verticali e nelle situazioni di tocco. Lì può lavorare molto, magari insieme al fratello Mischa: che ha il passaporto russo, essendo russa tutta la famiglia, ma soprattutto ha un delizioso gioco di altri tempi che spesso disorienta gli avversari più forti (a Melbourne ha battuto Murray) ma a volte lo limita e lo mette alla mercé di giocatori potenti come Alexander. L'importanza della volée nel tennis di oggi è purtroppo limitata, basta arrivare a livelli di decenza perché con diritto e rovescio già può fare tutto. Senza dimenticare che l'anno scorso ad Halle (quindi erba) il diciannovenne Alexander batté Federer.

Il paese di Becker

Come personaggio invece il tedesco già c'è: ha un volto che piace al pubblico femminile generalista, ha dietro due paesi molto forti politicamente e commercialmente (il principale problema di Djokovic), non è divisivo come lo può essere un Kyrgios: fare paragoni con Borg-McEnroe è una bestemmia sotto ogni punto di vista, ma la contrapposizione e la rivalità farebbero bene a tutti, con Thiem terzo incomodo destinato a grandi exploit e grandi cadute, per l'assenza di un piano B. È ovvio che la Germania (lui è nato ad Amburgo, risiede a Montecarlo e si allena a Miami, quindi è russo solo di origine) gli sta mettendo una pressione incredibile: i tempi dell'isteria collettiva per Boris Becker non torneranno più, ma Zverev può essere più trascinante di Michael Stich e Tommy Haas.

Race to Milan

I genitori di Alexander sono ex tennisti, sia pure di livello non eccelso (ma il padre, Alexander senior, ha giocato in Davis per l'Unione Sovietica), e guardando i loro comportamenti a bordo campo sembra abbiano un buon atteggiamento. Certo è che il loro figlio minore è programmato per essere il numero uno e non solo fra i giovani. La situazione è curiosa: Zverev sarà ovviamente la stella per Le NextGen Finals, il prossimo novembre a Milano, ma certamente entrerà anche negli otto per le Finals vere, quelle di Londra. Significativo è guardare i nomi di chi in questo momento giocherebbe a Milano: Zverev, Coric, Tiafoe, Chung, Escobedo, Medvedev e Donaldson, più una wild card che spetta all'Italia come paese ospitante. Wild card che realisticamente si giocheranno Matteo Berrettini, appena visto perdere con Fognini al primo turno di Roma, e Gianluigi Quinzi, con quest'ultimo in risalita. Il vincitore di Wimbledon junior nel 2013 ha appena raggiunto il suo best rankinkg (237 ATP) e sta iniziando ad ingranare nel mondo challenger (adesso sta giocando a Mestre). Uno Zverev italiano di vent'anni, ma purtroppo nemmeno un Fognini, non riusciamo al momento nemmeno ad immaginarlo.