Andy Murray si ritira dal tennis, le lacrime di un eroe che ha onorato la Gran Bretagna

Tennis

Giovanni Bruno

Le lacrime dello scozzese che ha annunciato il suo addio al tennis colpiscono e lasciano il segno. Spera di poter lottare almeno fino a Wimbledon, il torneo che per lui che sull'erba inglese si è affermato 

MURRAY, ADDIO AL TENNIS TRA LE LACRIME

MURRAY: "IL 2018 UN ANNO DI M..."

Sono immagini che colpiscono. Le interruzioni commosse di Andy Murray lasciano un segno. Non va più avanti, voce rotta e testa china. E’ la consapevolezza nel dichiarare la sua fine, il suo concludersi. Venti mesi di fatica, dolore e sofferenza per tentare la risalita. Impossibile andare avanti così. L’operazione all’anca non ha funzionato per farlo tornare numero 1, o almeno realmente competitivo. Come i suoi amici nemici, Federer, Nadal e Djocovic. Loro ci sono lui, Murray, chiude la partita. Spera di arrivare a Wimbledon per dire definitivamente basta. Quel Wimbledon, gioia e dolore o dolore e gioia per uno come lui nato in Scozia ma affermatosi sull’erba inglese. Quell’erba che cercò di domare già nel 2012, in finale contro Federer ma che lo fece scoprire non bambino viziato e collerico ma gentile, buono e commovente nel tirar fuori lacrime di delusione per sé, per i suoi e per il pubblico.

Quel Wimbledon, però, che regalò un oro olimpico e due trionfi che solo 77 anni prima Fred Perry aveva conquistato per la Gran Bretagna. Andy per l’Union Jack ha fatto molto - anche se indipendentista scozzese e contro la Brexit - tipo aggiudicarsi la mitica insalatiera della Coppa Davis, non è cosa da poco. Bambino prodigio allenato dalla mamma che da sempre è stata al suo fianco, una presenza non facile per qualunque decisione ma Andy verso suo madre ha sempre avuto un amore sviscerato sin da bimbo quando la signora Judy correva verso la scuola di Dumblane dove i suoi figli Jamie e Andy si salvarono per un niente dalla strage causata da un pazzo pedofilo che sparò ben 105 colpi uccidendo 16 bambini di 5 anni e la loro insegnante.

I due Murray si nascosero sotto la cattedra. Andy questo racconto riuscì a farlo in un suo libro molti anni dopo e in tv soltanto nel 2013. Ecco allora si può ricostruire così anche la sua fragilità ma che diventava grande forza fisica e mentale con una racchetta. Ha battagliato alla grande con i grandi per essere grande. E da numero 4, una specie di condanna è riuscito a scalare fino al top, il brutto anatroccolo si scoprì cigno. Vincente e numero non la classica incompiuta. Dopo Dumblane, dopo Wimbledon ora altre lacrime, spiace, spiace molto per lui e per il tennis perdere u campione in tutto.