Djokovic sembra leggermente favorito, ma Nadal è in un grande momento di forma, mostrando probabilmente la sua miglior versione sui campi veloci: cosa aspettarsi dalla finale degli Australian Open
Con 52 episodi già andati in scena, il duello tra Rafael Nadal e Novak Djokovic è il più longevo della storia del tennis nell'Era Open. Probabilmente lo è anche a livello di minutaggio: cinque volte una loro sfida ha superato le 4 ore di durata - una volta addirittura in un match ai 2 set su 3, a Madrid nel 2009 - e due volte sono state invece superate le 5 ore. La partita più lunga fu proprio l'altra finale agli Australian Open nel 2012: 5 ore e 53 minuti, che hanno portato Djokovic ieri a dichiarare: «Spero che la finale non duri di nuovo 6 ore».
Sarà la quindicesima volta che i due si sfideranno in un torneo dello Slam, l'ottava finale in un Major. In realtà sarà la decima volta che si giocheranno la vittoria di uno Slam in uno scontro diretto, viste le vere e proprie finali anticipate in semifinale giocate al Roland Garros nel 2013 e a Wimbledon lo scorso anno. Molte di queste sfide hanno aperto un filone nuovo nel gioco del tennis, alzando notevolmente l'asticella sulle potenzialità di questo sport. Nadal e Djokovic, a modo loro, hanno fissato i canoni di un’epoca tennistica che sta ora sta volgendo al termine. Le loro inimitabili capacità controffensive hanno contribuito a generare sfide di una brutalità e di un'intensità impareggiabili, trasformando il gioco del tennis - dopo l'era dell'imbattibilità di Federer - in uno sport sempre più esasperato e sempre più spinto all'estremo nella ricerca della perfezione del gioco da fondocampo.
Alle soglie dei 32 e 33 anni rispettivamente, Djokovic e Nadal hanno leggermente affievolito la loro capacità fisica senza tuttavia abbassare il loro livello di gioco. Soprattutto lo spagnolo negli ultimi anni ha messo in mostra dei progressi in molti fondamentali - servizio, rovescio e palla corta - che lo portano ora a essere molto più pericoloso e imprevedibile in fase offensiva. La loro ultima sfida, la semifinale di Wimbledon 2018, ha comunque messo in mostra due giocatori capaci ancora di spingersi reciprocamente al limite anche negli scambi più lunghi, come ai vecchi tempi, e lo stato di forma mostrato dai due in questa edizione dell'Australian Open non è diverso da quello palesato ai Championships pochi mesi fa. Proprio quella partita, su una superficie veloce e non troppo differente da quella su cui si sfideranno domani, rappresenta forse il punto di riferimento più indicativo per valutare come si intrecciano ora le loro caratteristiche, dopo che Nadal è riuscito negli ultimi anni ad alzare il suo livello di gioco sui campi veloci.
Cosa può favorire Nadal
Dalla semifinale di Wimbledon dello scorso anno Nadal è sembrato uscire soddisfatto. L'abbraccio a Djokovic nella stretta di mano finale è stato più prolungato del solito e il suo volto meno corrucciato. È come se Nadal, pur perdendo per 10-8 al quinto set dopo aver mancato qualche occasione nel terzo e quinto parziale, avesse considerato quella partita un punto di partenza per la sua fase finale della carriera sul veloce. In effetti, nelle condizioni più sfavorevoli possibili (si giocava sull'erba e con il tetto chiuso), Nadal ha giocato una delle migliori partite in carriera, forse la migliore in assoluto su un campo veloce. Il modo generoso in cui a volte si è lanciato a rete o ha tentato numerose palle corte, per spezzare il controllo dello scambio di un avversario superiore su quella superficie, è stato quasi commovente e soprattutto estremamente efficace per generare dubbi nella mente di Djokovic.
In quella partita Nadal ha avuto un rendimento altalenante al servizio, ovviamente condizionato anche dalle grandi abilità in risposta di Djokovic. Nel primo e nel quarto set lo spagnolo ha ottenuto meno del 60% di punti con la prima (58% e 56% rispettivamente) mentre nel terzo e nel quinto parziale ha messo a segno almeno 3 punti su 4 con la prima in campo (76% e 75% rispettivamente). Nelle grafiche sotto si può notare come Nadal abbia cercato di porre rimedio cambiando la scelta della direzione del servizio: è partito servendo quasi unicamente sul dritto di Djokovic da ambo i lati (come si vede nella prima grafica sottostante), ma dopo aver rischiato di finire sotto di un set e di un break ha variato soprattutto da destra, cambiando angolo (come si vede nella grafica ancora sotto) e ha fatto più ricorso al servizio al corpo.
Nel primo set Nadal ha servito la prima quasi solo sul dritto di Djokovic e una sola volta al corpo.
Queste sono invece le statistiche finali sulle prime di servizio in campo. Nadal ha finito col servire più volte sul rovescio di Djokovic da destra e più volte sul dritto da sinistra, forse cercando più punti diretti da ambo i lati grazie al servizio centrale. Nadal ha anche deciso di servire 18 volte al corpo di Djokovic, contro le sole 2 del serbo.
Il servizio al corpo è un'arma che più volte Nadal ha utilizzato contro Djokovic nelle loro sfide, rassegnandosi alle grandi abilità del serbo nel rispondere sugli angoli. La scelta iniziale era ricaduta sul servizio verso il dritto di Djokovic. Quest’ultimo colpo è un'arma che forse si rivela più efficace rispetto al servizio mancino slice: quando risponde di dritto Djokovic a volte tende a colpire la palla più dietro e a giocare una risposta di impatto più arrotata e meno penetrante di quella di rovescio. Inoltre, sui campi veloci, anche sulle seconde di servizio dello spagnolo, Djokovic a volte si trova più in difficoltà con il dritto perché la curva mancina lo va a investire verso il corpo, mentre con il rovescio non ha problemi a impattare una palla che scappa verso l'esterno, viste le sue grandi capacità nel timing in allungo.
Non è un caso che nelle loro sfide nel 2015 sul cemento - Pechino e ATP Finals - Nadal non abbia quasi mai servito slice da sinistra. Non è un caso, inoltre, che in queste stesse sfide Nadal abbia ottenuto molti più punti quando ha servito la prima sul dritto del serbo (89% da destra, 73% da sinistra).
Il nuovo servizio messo a punto da Nadal dovrebbe poi garantirgli ancora più punti diretti, o comunque più palle facili da attaccare o da chiudere dopo la battuta. Riguardo proprio al servizio Carlos Moya, coach di Nadal, ha anche detto: «Abbiamo lavorato sull'entrare bene con la gamba destra in campo in fase di ricaduta». In questo senso Nadal ha anche messo a punto una maggiore rapidità della gestione del primo colpo dopo il servizio in caso di risposta profonda, giocando a volte colpi molto aggressivi e quasi di controbalzo. Una condizione che potrebbe avvantaggiarlo contro Djokovic: durante la partita di ieri è uscita fuori una statistica secondo cui il serbo, rispetto agli avversari precedenti di Pouille (Kukushkin, Marterer, Popyrin, Coric e Raonic) risponda in media 20 centimetri più profondo sulla prima (7,7 metri contro 7,5) e addirittura 60 centimetri più profondo sulla seconda (8,2 metri contro 7,6).
Le risposte profonde di Djokovic hanno sempre messo in crisi Nadal, impedendogli di aprire in tempo il primo colpo all'uscita dal servizio, ma con i recenti miglioramenti lo spagnolo potrebbe ottenere di più da queste situazioni.
La superficie dell'Australian Open, inoltre, rispetto a quella di Wimbledon consente a Nadal qualche sicurezza in più in fase di risposta. Lo spagnolo durante il torneo ha come al solito modificato più volte la posizione in risposta. Dopo i primi due set dominati contro Berdych, nei quali ha sempre risposto vicino al campo sulla seconda, Nadal ha raggiunto un equilibrio di mezzo: da destra ha risposto più proiettato in avanti, soprattutto sulla seconda, per chiudere il campo ai servizi slice destrorsi degli avversari; da sinistra, invece, Nadal si è potuto permettere di caricare da dietro la risposta perché, spostandosi sul dritto, si ritrovava in quel caso già in posizione centrale sul campo. Rispetto a Wimbledon, oltretutto, caricare di top spin la risposta sulla seconda significa farla rimbalzare più alta rispetto all'erba e renderla più fastidiosa anche per un mostro dell'anticipo come Djokovic. Ma non è detto che, qualora si ritrovasse sotto nel punteggio, Nadal non decida di aggredire in avanti la risposta anche da sinistra, come del resto ha fatto nell'ultimo precedente contro Djokovic a Wimbledon.
Rispetto al match nello stesso torneo 4 anni prima, Nadal contro Berdych ha fatto vedere quanto sia migliorato nella risposta in anticipo (in questo caso sulla seconda di servizio) negli ultimi 2 anni.
Al di là di servizio e risposta, a rendere possibile l'impresa a Nadal c'è una tendenza ormai sempre più assodata ad aggredire da fondo in lungolinea con entrambi i fondamentali. Nella sfida dello scorso Wimbledon i due giocatori misero a segno lo stesso numero di colpi vincenti totali (73) - anche se Djokovic concluse con 23 ace contro i 9 di Nadal. In generale lo spagnolo era quello che si prendeva più responsabilità negli scambi, mentre Djokovic spesso era restio ad affondare sull'acceleratore proprio perché si sentiva in controllo del punto in condizioni normali, ma questo ha rischiato di ritorcersi contro il serbo, che ora, soprattutto con il dritto, sembra un giocatore meno offensivo rispetto al suo grande rivale.
Nadal in questi Australian Open è sembrato oltretutto ancora più a proprio agio nell'organizzare un gioco aggressivo, e il fatto che la finale si giochi di sera - quindi con più umidità e condizioni più lente - potrebbe dargli ancora più tempo per completare le aperture e caricare la palla di peso, oltre che agevolare la sua fase difensiva sui colpi giocati sempre in anticipo da Djokovic. Uno schema specifico che potrebbe ripetere con successo, inoltre, potrebbe essere quello di giocare il back verso il rovescio di Djokovic e accelerare poi con il dritto lungolinea. Se giocato basso, il back impedisce al serbo di giocare il rovescio bimane lungolinea efficace perché la rete è troppo alta, e in quel caso molto spesso Djokovic è invogliato a giocarlo in diagonale, con Nadal che è lì pronto ad aspettarlo.
Uno schema che più volte Nadal ha eseguito nell'ultimo precedente, favorito anche dal rimbalzo basso dell'erba di Wimbledon. Sul primo back Djokovic gioca il rovescio in lungolinea ma rallenta la velocità per alzare la traiettoria sopra la rete; sul secondo invece è costretto a giocare in diagonale perché la palla è troppo bassa, e Nadal è pronto come un rapace.
Rispetto alla semifinale di Wimbledon, Nadal forse eseguirà sia meno volée che meno palle corte, per l'ovvio motivo che il cemento - seppur rapido - non contribuisce a tenere bassi entrambi questi colpi. In generale, però, la sua partita passerà soprattutto attraverso un gioco propositivo, a sublimare questa ultima versione dello spagnolo che piace sempre di più anche ai puristi del tennis più classico. Anche l'inserimento dello shot clock non sembra aver turbato più di tanto Nadal, che forse lo ha reso più istintivo e fluido sul campo. Fuori dalla terra battuta Nadal ha perso le ultime 8 sfide contro Djokovic, che non batte sul cemento da un'altra finale Slam, al lontano US Open 2013. I progressi enormi al servizio e al rovescio, in anticipo e lungolinea, lo hanno reso un giocatore più performante sul veloce e più vicino a battere il serbo anche a Wimbledon: la finale di Melbourne, pur rimanendo una partita complicata, potrebbe essere il momento per sfatare questo pesante tabù.
Cosa può favorire Djokovic
Novak Djokovic rimane comunque il leggero favorito di questa finale. Rispetto a Nadal ha avuto più buchi di rendimento nel torneo - soprattutto contro i giovani Shapovalov al terzo turno e Medvedev agli ottavi - ma ha convinto di più nei quarti, anche se contro un acciaccato Nishikori, e in semifinale contro un Pouille forse troppo arrendevole. In ogni caso è impressionante la naturalezza con cui il serbo si muove su questa superficie, paragonabile al feeling che Nadal ha con la terra battuta. Un aspetto che lo rende ancora mezzo gradino sopra allo spagnolo nelle gerarchie sui campi duri - non sarebbe assurdo considerare Djokovic il giocatore più forte di tutti tempi su cemento.
L'arma più potente a disposizione di Djokovic su questa superficie è la capacità di giocare in anticipo, soprattutto di rovescio, che lo avvantaggia quando deve affrontare le rotazioni di Nadal - come lo era Davydenko, che vinse 5 scontri diretti su 6 sul cemento contro lo spagnolo. Al torneo di Montecarlo del 2013, ad esempio, nonostante la terra che fa saltare alto il top spin di Nadal, Djokovic nel primo set della finale riuscì a colpire la palla a un'altezza media di 1,06 metri - quindi all'altezza ideale, quella del bacino - mentre gli altri avversari dello spagnolo nel torneo colpirono le loro palle a un'altezza media di 1,28 metri.
L'anticipo e la tecnica sul rovescio hanno permesso a Djokovic di riuscire spesso in carriera a tagliare le gambe a Nadal nello scambio, anche giocando i rovesci lungolinea. Come si vede nella grafica sotto, che si riferisce alla semifinale di Montecarlo 2015, Djokovic riusciva a effettuare efficaci lungolinea anche sulla terra, dove c'è più rischio che un lungolinea corto o debole schizzi di meno e sia più attaccabile in diagonale dall'avversario. Djokovic dovrà essere più preciso che in passato a giocare i rovesci lungolinea: Nadal riesce ora a tagliare molto meglio il campo e a ribaltare l'inerzia dello scambio giocando a sua volta il rovescio anticipato dalla parte destra.
Piuttosto lo spagnolo ha mostrato qualche crepa se pressato efficacemente sul dritto, perché la superficie rapida non sempre gli consente di completare l'ampia apertura. Anche in questo caso, però, il rovescio in diagonale dovrà essere sufficientemente incisivo perché Nadal ha migliorato in maniera incredibile il dritto lungolinea in corsa, rendendolo quasi una sentenza.
Djokovic che, in semifinale a Montecarlo 2015 contro Nadal, gioca più rovesci lungolinea (56%) nonostante si giochi sulla terra. I miglioramenti effettuati dallo spagnolo sulla sua parte destra negli ultimi tre anni rendono ora un po' meno efficace questa soluzione di Djokovic, seppur rimasta un'arma importante a disposizione.
Forse, rispetto al passato, Djokovic ora conserva un vantaggio minore nei colpi di inizio gioco contro Nadal, dove qualche anno fa sembrava a tratti dominare. A Wimbledon, fino al 5-4 del terzo set, gli scambi brevi fino a 4 colpi vedevano un sostanziale equilibrio tra i due (Djokovic prevaleva per 54-52) e, come detto, il nuovo servizio dovrebbe garantire a Nadal qualcosa in più. Il serbo mantiene però un vantaggio competitivo importante quando serve da destra: in quella zona Nadal tende sempre a coprire molto il corridoio quando risponde vicino al campo, perché con la sua risposta in allungo di rovescio (per coprire lo slice da destra in quel caso) copre meno campo lateralmente rispetto al dritto. Djokovic possiede però una precisione chirurgica soprattutto quando serve da destra, anche al servizio centrale dove ha meno spazio, e oltretutto rispondendo in anticipo Nadal va un po' in sofferenza sul dritto sempre per lo stesso discorso della mancanza di tempo per completare l'apertura.
Djokovic serviva così nel primo set contro Anderson allo scorso torneo di Shanghai. Chirurgico da destra, estremamente preciso con tanti ace anche al servizio centrale.
Dopo la sonora sconfitta contro Nadal in semifinale, Stefanos Tsitsipas ha lasciato forse la testimonianza più interessante di sempre sullo spagnolo: «Ho la strana sensazione che non potessi giocare meglio di così. Credo che Rafa abbia una qualità che gli altri tennisti non hanno: ti fa giocare male. Io lo definirei talento. Mi sono allenato con lui allo scorso torneo di Parigi-Bercy e il giorno dopo ho giocato malissimo. È come se il suo stile di gioco portasse il cervello a lavorare troppo». Djokovic, che lo ha già affrontato 52 volte, non può che confermare: «L'intensità che Rafa porta in campo è impressionante, ti rende vigile fin dal primo punto», ha detto dopo la semifinale contro Pouille. «Fisicamente devi essere necessariamente in forma, pronto a correre per ore. Cercherò di fare la mia partita, ma è più facile a dirlo che a farlo contro Rafa».
Forse soltanto il miglior Djokovic, quello visto nei quarti e in semifinale, può giocare alla pari con questa versione di Nadal - la migliore mai ammirata sui campi veloci - e rimanere per giunta favorito. «L'aspetto mentale farà la differenza e permetterà a uno dei due di vincere. Chi saprà gestire meglio i momenti difficili riuscirà a prevalere», ha detto il serbo. Nadal dovrà senza dubbio conservare la massima intensità e la massima lucidità sul suo gioco aggressivo, sulla rapidità delle aperture e dei piedi per andare in anticipo, per riuscire a stare sopra al ritmo incessante di Djokovic e attaccarlo. Il serbo dovrà invece mantenere un equilibrio costante del corpo per controllare le rotazioni dello spagnolo e dovrà fare attenzione a dove e come muovere il gioco in manovra, per non ritrovarsi improvvisamente vittima di un'accelerazione fulminea di Nadal con il dritto. Non è detto che la partita si risolverà nuovamente dopo una lunga lotta, ma forse è impossibile aspettarsi un match privo di altissima qualità e soprattutto feroce intensità fisica e mentale. Come nel più classico dei Nadal-Djokovic, la rivalità più longeva della storia del tennis.