Londra è ancora lontana, ma non così tanto. E allora è giusto sognare. Matteo lo fa e lo racconta in questo speciale: dagli ottavi di finale a Wimbledon alla semifinale giocata a Flushing Meadows. Appuntamento stasera alle 22 e sabato 21 settembre alle 13.45 su Sky Sport Arena
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Il cammino è ancora lungo, ma le ATP Finals di Londra non sono un miraggio. Anzi. A raccontarcelo nello speciale “Sognando Londra ”, in onda venerdì 20 settembre alle 22 e sabato alle 13.45 su Sky Sport Arena è proprio lui, il tennista romano classe 1996, che ancora non crede ai risultati ottenuti. “Cosa ho combinato? Non lo so. Anche quando le telecamere erano spente mi sono detto: devo realizzare, devo capire. Continuo a chiamare Vincenzo e a dire, ma cosa è successo? Ogni partita alzavo il livello. Non lo so. Mi serve un po’ di tempo per realizzare”.
Partendo da lontano (non moltissimo, visto i 23 anni), dove nasce la passione per il tennis? “Sono stato fortunato perché i miei genitori sono sempre stati soci in un circolo e quindi io sono nato con la racchetta in mano. Loro giocavano e giocano tutt’ora. Per me è stato molto facile”.
All’inizio non c’era solo il tennis. “E’ vero, ho nuotato, ho fatto judo. Da piccolo, come tutti i bambini, giocavo a calcio. Poi il tennis mi ha preso parecchio e per gli altri sport ho perso un po’ di passione. Sarà che stavo da solo, che gestivo tutto io. Perdevo o vincevo per merito mio e questa cosa mi è sempre piaciuta. Adesso è diventato il mio lavoro, ma prima di tutto è una passione”.
Una passione che Matteo condivide anche con il fratello.”E’ grazie a lui se ho iniziato perché giocava quando ancora io non giocavo, nonostante sia più piccolo. E’ sempre stata una cosa che ci ha legato molto. Mi ricordo che anche in casa, nonostante mia mamma si arrabbiasse un po’, giocavamo sempre con i palloncini e le palle di spugna”.
Dalle palline di spugna tirate contro il muro di casa a Vincenzo Santopadre. “Sono 10 anni che stiamo insieme. E’ stato molto bravo a tenermi con i piedi per terra. Io non sono uno che si monta. Mi ha tenuto tranquillo per quanto riguarda le tempistiche. Ha sempre detto che era importante che andassi a scuola e che facessi le cose che fanno tutti i ragazzi. Di non avere fretta perché la carriera di un tennista è lunga”.
Il 2019 è stato un anno d’oro per Matteo. “La prima esperienza bella che mi ricordo è stato l’esordio in Coppa Davis, a febbraio. Ho fatto una partita molto buona in Australia con Tsitsipas. Ho perso in 4 set. Ma la prima vera gioia dell’anno è stato l’esordio con vittoria contro l’India. E’ una cosa che mi porterò sempre dentro”.
Poi Roma. “Sono arrivato a Roma molto carico. Ho giocato due buone partite con Pouille e Zverev e mi ricordo il centrale infiammato. Me lo porterò sempre dentro. L’anno prima avevo perso sempre con lui quindi c’era un po’ di sana voglia di vendetta. E poi la partita con Schwartzman che è stata molto difficile. Però anche lì c’è stata una bella rivincita a Wimbledon".
Capitolo Londra. “Sono arrivato a Wimbledon con grande fiducia. Tutti i quattro i match, nonostante la sconfitta con Roger, mi li porterò dentro. In tutte le partite c’è stato qualcosa di speciale. Con Bagdhatis sapevo che era il suo ultimo torneo. Era strano. Io ero al secondo Wimbledon, lui era all’ultimo torneo. Guardavo le sue partite da piccolo, mi ricordo ancora la finale in Australia. E’ un giocatore che ho sempre ammirato molto. E’ stato emozionante. Avevo i brividi io alla fine quando tutti applaudivano e lui regalava i vestiti e le racchette…”
Poi arriva la partita con Diego Schwartzman. “Assurdo. Lui giocava molto bene, mi dava molto fastidio. Ha un gioco che si incastra male con il mio. Risponde tanto, si muove molto bene. Ho annullato 3 match point in maniera molto coraggiosa. Sono stato molto fiero di me. Ho lottato fino all’ultimo punto. Al quinto era una lotta di nervi, ho tirato fuori tutte le energie che avevo. E’ una delle partite più significative dell’anno”.
Nel turno successivo Berrettini raccoglie soltanto cinque giochi contro Roger Federer. “Ero arrivato molto carico, con molte aspettative e molta fiducia. Però fisicamente cominciavo a risentire. Probabilmente avrei perso lo stesso con Federer, ma fisicamente mi ha surclassato. Però sarei potuto essere più pronto. Ma va bene così. Ho imparato tanto da quella partita che mi porterò dentro per sempre.
Poi l’infortunio e l’US Open. “Mi sono fatto male alla caviglia dopo Wimbledon e quindi non mi aspettavo di trovarmi così bene allo US Open. Mi ricordo che, fisicamente, il giorno peggiore è stato il giorno dopo il match con Gasquet. La prima partita 3 su 5 dopo l’infortunio e ho pensato chi sa come starò alle prossime partite. Le partite successive sono state lotte pazzesche. Quella che mi porterò dentro di più è quella con Monfils. Sul centrale la prima volta, i quarti. Ancora mi viene la pelle d’oca. Non è un punto d’arrivo perché ho 23 anni, ma è qualcosa che ti fa sentire bene. La partita con Nadal, come quella con Federer, mi ha insegnato tanto. Quella con Nadal forse mi ha insegnato ancora di più. Per un set, un set e mezzo ho giocato alla pari”.
Destinazione Paradiso, anzi, Londra. Conosci? “Ci sono stato l’anno scorso con l’Atp. E’ un palcoscenico importante. Un evento pazzesco. Fa strano dirlo, fa altrettanto strano parlarne. E fa strano pensarci. Però adesso sono in ballo. Quindi perché no? Io lo sogno, ci provo. Se non dovesse arrivare comunque sarà una stagione pazzesca”.
“Sognando Londra ”, in onda venerdì 20 settembre alle 22 e sabato alle 13.45 su Sky Sport Arena