Wta, sospesi i tornei in Cina: decisione legata al caso della tennista Peng Shuai

Tennis

Giorgia Mecca

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La Wta ha sospeso tutti i tornei previsti in Cina e a Hong Kong nel 2022: decisione legata al caso di Peng Shuai e alla situazione ancora poco chiara circa la reale condizione della tennista. Pechino: "Politicizzazione dello sport. La Federtennis cinese esprime la sua indignazione e la ferma opposizione all'iniziativa, che colpirà gravemente anche le opportunità di competizione delle tenniste cinesi"

"In tutta coscienza, non so come potrei chiedere alle nostre giocatrici di giocare nel Paese in cui a Peng Shuai non è permesso di parlare liberamente". La minaccia della Wta, nell’aria da settimane, è diventata realtà. Steve Simon, il presidente dell’associazione delle tenniste professioniste ha deciso di cancellare tutti i tornei previsti in Cina e a Hong Kong nel 2022, dieci in tutto, tra cui le Wta Finals che inizialmente erano previste a Shenzen fino al 2030, dopo un accordo di decine di milioni di euro siglato alla fine del 2018. "Anche se sappiamo dove si trova Peng, ho dei seri dubbi che la donna sia libera, al sicuro e che non sia soggetta a censure o intimidazioni”, ha scritto Simon in un comunicato, aggiungendo: “La Wta è stata chiara, abbiamo bisogno di indagini trasparenti riguardo le accuse degli abusi sessuali subiti da Peng Shuai". 

Un caso internazionale

Il 2 novembre scorso, l'ex tennista cinese di trentacinque anni, numero uno in doppio nel 2014, in un lungo post pubblicato sul social media Weibo aveva accusato l’ex vicepriministro Zang Ghaoli di abusi sessuali. "Come un uovo che colpisce una roccia, o una falena sulla fiamma, andando incontro all’autodistruzione, dirò la verità su dite", aveva scritto. Il post era stato cancellato meno di mezz’ora dopo la sua pubblicazione e da quel momento per settimane si sono perse le tracce della donna. Simon, da allora, nonostante numerosi tentativi, non è mai riuscito a contattare l'ex campionessa in doppio di Wimbledon e Roland Garros. L'hashtag #WhereisPengShuai è diventato virale e ha coinvolto la comunità del tennis ma non solo, con appelli da parte del Congresso degli Stati Uniti, dell’Onu, di Amnesty International e dell'Unione Europea, oltre a minacce di boicottaggi diplomatici. Dopo 13 giorni di tentativi mai riusciti, il 15 novembre China Global Television Network, un canale controllato dal governo centrale di Pechino, ha pubblicato un tweet con il contenuto di una mail indirizzata a Steve Simon da parte di Shuai in cui l’ex tennista rassicurava il destinatario sul suo stato di salute: "Sto bene e sono al sicuro. Mi sto riposando a casa ed è tutto ok. La notizia dell'abuso sessuale è falsa. Grazie per prendervi cura di me”, si leggeva nella mail. In risposta, la Wta ha pubblicato un’altra nota da parte di Simon: "E' difficile credere che Peng Shuai abbia davvero scritto quella e mail. Abbiamo bisogno di prove indipendenti e certe che stia bene e sia al sicuro. Le voci delle donne devono essere ascoltate e rispettate, non censurate".

"Una vicenda più grande di qualsiasi business"

Da una parte c'è la Wta, che reputa la sicurezza di Peng Shuai più importante di qualsiasi business, dall'altra c'è il Comitato Olimpico Internazionale, che a due mesi dall'inizio dei Giochi invernali di Pechino, riguardo alla questione invita a mantenere una "calma diplomazia". Un suggerimento a cui Simon ha risposto con queste parole: "Troppe volte nel mondo, in questioni come questa, lasciamo che siano il business, la politica o i soldi a indicarci cosa è giusto o cosa è sbagliato. Dobbiamo invece cominciare a fare scelte basate su ciò che è giusto e cosa è sbagliato, senza scendere a compromessi”. Nel 2019, prima della pandemia, la Cina ha ospitato nove tornei della Wta, aggiudicandosi anche le Finals, l'evento più importante del circuito. "A Shenzen abbiamo una grandissima opportunità di crescere. Io credo che quest’area sia la Silicon Valley dell’Asia, una regione in crescita e noi siamo orgogliosi di essere parte di questa crescita", aveva annunciato lo stesso Simon dopo aver concluso l'accordo con il governo cinese, nel 2018, accordo che prevedeva montepremi raddoppiati per le Finals e un investimento di centinaia di milioni di euro per continuare a far crescere il tennis Made in China. La sparizione di Peng Shuai ha fatto saltare il banco, e gli analisti hanno stimato che la cancellazione dei tornei in Asia farà perdere alla Wta circa 1 miliardo di dollari annullando di fatto anni e anni di investimenti e di relazioni diplomatiche. Una perdita economica messa in conto dal presidente della Wta che si è detto pronto ad accettare tutte le conseguenze del caso, anteponendo il benessere delle giocatrici agli affari.

La videochiamata con il presidente del Cio

Alla Wta evidentemente non sono bastate le rassicurazioni del governo cinese, le foto in cui la donna appariva sorridente al ristorante, a una premiazione, in luoghi e orari non meglio identificati ("foto che dimostrano che Peng Shuai è viva, non che è libera", ha commentato l’avvocata Teng Biao). Non è  bastata nemmeno la videochiamata del 21 novembre scorso tra Peng Shuai e il presidente del Cio Thomas Bach e l'invito ad incontrarsi a cena il prossimo febbraio in occasione dell’apertura dei Giochi invernali. "Sta bene ed è in buona salute", aveva rassicurato la presidente della commissione atleti del Cio Emma Tarho a conclusione della prima videochiamata, a cui mercoledì ne è seguita un’altra come afferma un comunicato ufficiale in cui il Comitato olimpico afferma che continuerà a supportarla e a preoccuparsi sulle sue condizioni. Ma i tentativi di rassicurazione e la calma diplomazia proposti da Bach sembrano essere falliti, vista l'ultima mossa del tennis femminile. "E' più urgente che mai che le persone alzino la voce. La Wta farà tutto il possibile per proteggere le sue giocatrici. E così come noi, io spero che i leader di tutto il mondo si comportino allo stesso modo per fare in modo che sia fatta giustizia per Peng e per tutte le donne, a prescindere dalle conseguenze economiche”, si legge nella nota dell’1 dicembre, che continua così: “Mi dispiace essere arrivato a questo punto. Ma finchè la Cina non farà ciò che abbiamo chiesto non possiamo mettere a rischio le giocatrici e i loro staff organizando eventi nel Paese. I leader cinesi non ci hanno lasciato scelta".

Cina: "No a politicizzazione sport"

La presa di posizione di Simon è piaciuta al mondo del tennis, da Martina Navratilova a Roberta Vinci, le giocatrici hanno dato pieno sostegno al presidente, anche Novak Djokovic ha definito giusta la decisione di sospendere gli eventi femminili in Cina. Billie Jean King ha commentato: "La Wta è dalla parte giusta della storia. Questo è uno dei molti motivi per cui il tennis femminile è leader tra gli sport". E mentre il Governo cinese ha espresso indignazione nei confronti della Wta e delle sue decisioni unilaterali, dichiarando attraverso il portavoce del ministero degli esteri cinese Wang Wenbin che la Cina è fermamente contraria "a qualsiasi politicizzazione dello sport" e minacciando azioni legali per far rispettare gli accordi, il tennis femminile va avanti per la sua strada senza compromessi. Per il momento le tenniste sono le prime e sono da sole, nessun'altra organizzazione ha seguito la Wta, la Atp, l’associazione del circuito maschile ha chiesto di indagare sulla sicurezza di Pang, ma non ci sono notizie di boicottaggi alla Cina da parte del tennis maschile. Come si legge nel comunicato le donne non hanno intenzione di fare alcuna marcia indietro: "Se le persone di potere possono zittire le voci delle donne e spazzare via le accuse di violenza sessuale, allora, la base su cui si fonda la Wta, l’uguaglianza, subirebbe una immensa battuta d’arresto. Non vogliamo e non possiamo permettere che questo accada".