Roland Garros, Svitolina vs Sabalenka: non sarà solo una partita di tennis

la storia

Giorgia Mecca

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Entrambe inseguono la prima semifinale in carriera a Parigi, ma lo sport rischia di finire in secondo piano. Una è bielorussa e sulla guerra in Ucraina ha spesso preferito risposte vaghe o addirittura silenzi; l'altra viene da Odessa e usa il tennis per portare avanti il suo messaggio di condanna. Il match sarà in diretta su Eurosport (canali 210-211) questo martedì dalle 12.30

Hanno entrambe una tigre tatuata sul corpo ma non potrebbero essere più diverse. Non è solo la rete a renderle avversarie. Elina Svitolina, 28 anni, e Aryna Sabalenka, 25 anni,  al Roland Garros si affronteranno per un posto in semifinale, la prima della loro carriera qui a Parigi. Ma non sarà solo tennis, sarà una sfida che coinvolge la politica e la storia, Bielorussia contro Ucraina, il modo in cui le due giocatrici interpretano il loro ruolo nel mondo. Tennista e nient’altro che questo nel caso della Sabalenka, attivista che utilizza il tennis come una piattaforma per lanciare un messaggio, nello specifico condannare l’invasione russa dell’Ucraina, nel caso della Svitolina. 

"No comment"

La tennista di Odessa non ha mai smesso di mostrare anche via social il supporto al suo Paese, annunciando che donerà il montepremi di Parigi ai bambini del suo Paese le cui scuole sono state distrutte dai bombardamenti; Sabalenka ha invece risposto “no comment” a una giornalsita che le ha chiesto di prendere personalmente le distanze dalla guerra. La numero due del mondo, che a Parigi è stata più volte incalzata sulla sua posizione in merito al conflitto ha risposto che nessun atleta è a favore della guerra, “nessuna persona normale supporterà mai la guerra”. Alle giocatrici ucraine la risposta di Sabalenka è però sembrata troppo vaga, volutamente senza riferimenti in prima persona.

La guerra e la posizione dei tennisti

L’esatto contrario rispetto alla sua prossima avversaria che nel 2022, subito dopo l’invasione russa al suo paese, è stata la prima a decidere che non avrebbe più condiviso il campo con giocatrici russe e bielorusse se avessero mantenuto la loro bandiera o riferimenti al loro paese d’origine. Svitolina è stata l’apripista, Wta e Atp si sono dovuti adeguare. “Non condanno gli atleti russi e bielorussi, non sono loro i responsabili di questa invasione, spero di poter ringraziare tutti quelli che coraggiosamente si sono schierati contro la guerra”. Tra i russi, i primi a manifestare il loro dissenso nei confronti di Putin e della sua politica sono stati Andrey Rublev e Darja Kasatkina. Sabalenka, al contrario, è sempre sembrata piuttosto tiepida nell’affrontare l’argomento.

Silenzi e strette di mano mancate

A Parigi la ritrosia è diventata nel corso dei giorni silenzio stampa e le sue partite hanno riportato il conflitto nell’est dell’Europa al centro del campo da tennis. La sua avversaria al primo turno Marta Kostyuk si è rifiutata di stringerle la mano a fine match. Sabalenka nella conferenza stampa post partita ha detto che se fosse dipeso da lei avrebbe fatto di tutto per far finire la guerra, “Purtroppo però io non posso farci niente”. La reazione di Kostyuk è stata immediata.  “A questi giocatori bisognerebbe chiedere da che parte stanno. Non sono sicura che vorrebbero una vittoria dll’Ucraina”.

Dopo la vittoria al secondo turno contro la sua connazionale Iryna Symanovic, la giornalista ucraina Daria Meshcheriakova si è rivolta alla testa di serie numero due chiedendole: “Continui a dire che nessuno sostiene la guerra. Puoi dire, personalmente, "Io, Aryna Sabalenka, condanno il fatto che la Bielorussia stia attaccando l'Ucraina con i missili e voglio che smetta”?. Sabalenka ha risposto non rispondendo: “Ti ho già dato abbastanza risposte. Non ho altri commenti da fare”.

"Non mi sento al sicuro"

Dopo la vittoria al terzo turno contro Sloane Stephens, Sabalenka non si è presentata davanti ai giornalisti: “Non mi sono sentita al sicuro in conferenza stampa. Dovrei potermi sentire al sicuro quando faccio le interviste. Per proteggere la mia salute mentale ho deciso di non presentarmi oggi”, si è giustificata la giocatrice.

In questa partita non sono previste strette di mano tra le giocatrici, dall’inizio della guerra Svitolina si rifiuta di avvicinarsi alle avversarie russe e bielorusse. Una decisione presa seguendo i politici ucraini che durante i negoziati con i russi si sono rifiutati di stringergli la mano poiché non ne condividono i valori e “ovviamente non condividono ciò che stanno facendo al nostro paese”. Anche durante gli ottavi di finale Svitolina non ha stretto la mano a Daria Kasaktina. La russa, che conosce la posizione della sua collega, non si è nemmeno avvicinata ma da lontano le ha rivolto un pollice in su, in segno di solidarietà. Domani Svitolina e Sabalenka giocheranno una delle partite più rilevanti della loro carriera sulla terra rossa. A futura memoria, oltre lo sport, il momento più importante arriverà alla fine dell’ultimo punto