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Darderi: "A Roma senza pressioni. Vorrei giocare contro Nadal"

l'intervista

Barbara Grassi

Luciano Darderi si racconta a Sky Sport alla vigilia degli Internazionali: "Non ho pressioni, sento di non dover dimostrare niente. Cercherò di fare il massimo e godermi il momento. Mi piacerebbe giocare contro Nadal, spero almeno di incontrarlo". Sugli obiettivi stagionali: "Sono cresciuto tanto fisicamente, mentalmente posso migliorare. Spero di entrare in top 30 nei prossimi mesi". E sulla scelta dell'Italia: "Non l'ho fatto per soldi, voglio rappresentarla alle Olimpiadi"

ROMA, IL SORTEGGIO LIVE

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Luciano Darderi è nato 22 anni fa in Argentina dove ha preso per mano per la prima volta la racchetta, che gli aveva regalato la nonna. E proprio il nome di nonna Elisa è a tatuato sul braccio. L’Italia nelle origini, il nonno è partito da Fano, e nel futuro. Con il sogno Coppa Davis e chissà, l’Olimpiade. Intanto si prepara per la sua prima volta a Roma. Da top 60 e con un trofeo ATP già in bacheca.

Mi racconti I tuoi primi ricordi da piccolino con la racchetta?

Ho cominciato a giocare a tennis quando mia nonna mi ha regalato la mia prima racchetta, avevo 5-6 anni. Ho cominciato a giocare contro il muro a casa mia. In Argentina, in una città che si chiama Villa Gesell. Poi ho iniziato a giocare con mio padre, anche lui giocava a tennis.

 

Quindi oltre a essere tuo papà è stato il tuo maestro. Andate d'accordo? Com'è il rapporto dentro e fuori il campo?

A volte ci sono state delle discussioni come può accadere, ma alla fine abbiamo un buon rapporto. Infatti sono ormai 15 anni che lavoriamo insieme. Abbiamo un buon rapporto. Tutti e due vogliamo arrivare al massimo, sappiamo quello che vogliamo, abbiamo lo stesso obiettivo.

 

E come bambino come eri? Cosa ti piaceva fare?

Fuori dal campo ero simpatico, mi piaceva tanto giocare a pallone con gli amici. Mi piaceva stare con tanti bambini, non mi piaceva essere da solo. In campo cambiavo personalità.

 

Perché in campo com'eri?

Ero un po' più cattivo in campo, avevo un carattere diverso. Un po' più aggressivo. A volte mi incavolavo, spaccavo qualche racchetta ed ero abbastanza nervoso. Poi, a poco a poco, sono riuscito a trovare la soluzione.

 

Adesso non spacchi più le racchette?

Ogni tanto, ma poco, non come prima.

 

Meno di Fognini o più di Fognini?

Siamo in lotta, non lo so.

 

Tornando indietro, quando eri piccolo, ci racconti come era  il tuo paese, come era la tua città per farci conoscere bene anche da dove arrivi?

La mia città è una città al mare. Quando eravamo bambini, c'era un bosco, e all’interno c’era un campo da tennis. Prendevamo la bicicletta con il cesto di palline, andavamo lì e giocavamo ore e ore. Anche con mio fratello che è più piccolo di me.

 

Avevi qualche idolo?

Sì, quando ero piccolo mi piaceva Del Potro. Poi in Europa ho apprezzato Federer.

 

Cosa ti piaceva di tutti e due?

Del Potro mi piaceva innanzittutto perché era argentino e quando stavo in Argentina lui era all'apice. Mi piaceva tanto il dritto e la sua personalità. Lo vedevo spesso in tv quando ero piccolo. Federer, invece, il suo stile. Era pazzesco, difficile da copiare. Un modello.

 

Ci racconti anche dei tuoi nonni che sono italiani, quindi anche grazie a loro se noi ti abbiamo qui in Italia con noi.

Mio nonno è nato in Italia. Abitava a Fano, nelle Marche. A 21-22 anni è emigrato in Argentina: lì ha imparato lo spagnolo e faceva il meccanico.

 

Tua nonna è argentina o italiana?

Mia nonna è argentina. Mio nonno l’ha conosciuta lì. Lei è stata un supporto perché una parte della sua pensione la dava a me per giocare a tennis quando ero bambino. Mi sono fatto anche un tatuaggio con il suo nome (Elisa).

 

L'Italia era nel tuo destino, ma perché avete deciso, tu e tuo papà, di venire in Italia a giocare?

Il tennis europeo era il futuro del tennis. quello che sto provando adesso. Dall’Italia era più facile viaggiare in Europa, era tutto diverso. Poi piano piano diciamo che ho cominciato a giocare per l'Italia perché mi piaceva, c'era un clima diverso. Io avevo il doppio passaporto quindi ho deciso di giocare per l'Italia. Tutti dicono che c'erano più opportunità economiche, ma sinceramente non è vero perché comunque la mia carriera me la sono sostenuto sempre io, fin da quando sono bambino. Questa è una realtà che la gente non conosce. Non l’ho fatto per soldi, ma perchè mi piace giocare per l'Italia. L’altro motivo è perchè voglio giocare le Olimpiadi. Parigi è un obiettivo per quest'anno, ma non è facile perché ci sono tanti giocatori.

 

Tu sei di una generazione che adesso sta facendo molto bene nel tennis. Quando eri piccolo giocavi per l'Italia con Musetti, Cobolli. Che ricordi hai?

Musetti era un po' più forte di me, faceva tanti Challenger quindi non ci siamo incrociati tanto. Con Flavio Cobolli e Luca Nardi abbiamo fatto tanti tornei da Junior. Anche con Gigante e Maestrelli, tutta la generazione 2002-2003. Un anno abbiamo fatto finale in Francia io, Flavio e Luca. Abbiamo giocato tra l'altro contra la Spagna, contro Alcaraz, e abbiamo vinto. Quindi ho dei ricordi dell'Under 16.

 

Alcaraz era già molto forte da piccolo?

Sì, era forte. Mi ricordo abbiamo giocato a Mosca e ho perso 6-4 al terzo in semifinale. Giocava molto bene a tennis. A 15-16 anni ha iniziato ad allenarsi con Ferrero, quindi ha fatto anche un bel salto di qualità. Penso che lo abbia aiutato tanto avere un coach così forte, anche se lui era comunque abbastanza forte.

 

Della vostra generazione in Italia quindi Musetti era il più forte?

Sì, lo è sempre stato. È stato numero 1 del mondo junior, ha vinto in Slam. Per me lui è era più forte.

 

E oggi, dopo qualche anno, di quel gruppo lì, chi ti impressiona di più?

Eravamo tutti forti, ma non si sa in futuro cosa possa accadere. Siamo tutti top 100, siamo tutti forti. Sono contento che comunque tutti siamo quasi al livello che vogliamo, ma comunque abbiamo ancora tempo per lavorare e migliorare.

 

Parliamo di te. Quest'anno hai avuto tante soddisfazioni, tante gioie. Hai vinto il primo titolo ATP e sei nella top 60. Ci racconti in cosa sei cresciuto di più per arrivare a questi traguardi?

Sono cresciuto tanto fisicamente, mentalmente posso ancora migliorare, ma penso che la continuità sia la cosa che mi ha fatto arrivare in alto. Il titolo a Cordoba è stato una sorpresa. Pensavo di poter giocare bene, ma non mi aspettavo di vincere un titolo così presto. La continuità è quello che mi ha fatto arrivare dove sono oggi. Potrò fare ancora meglio se avrò la continuità e l’umiltà di lavorare e migliorare.

 

Che tipo di giocatore sei, quali sono le tue caratteristiche?

Sono un giocatore aggressivo da fondo campo, mi piace giocare tanto sulla terra. Ho un servizio molto potente, anche un gran dritto. Sono migliorato tanto sul rovescio. Negli ultimi due o tre anni a livello Challenger ho fatto un sacco di partite, quindi questo mi ha dato tanta fiducia.

 

Tecnicamente cosa devi migliorare?

Penso di essere abbastanza completo. Da metà campo in avanti ancora mi manca qualcosa. Devo giocare un po’ sul cemento, superficie dove non ho giocato tanto. Tutti i colpi possono migliorare.

 

Pensi solo al tennis o hai anche degli hobby?

A me piace tanto tanto andare al mare, appena ho tempo cerco di andarci, stare con gli amici, andare nel bosco vicino a casa mia e stare un po' tranquillo.

 

E c'è qualche sport che guardi o non ti interessano?

No, solo guardo il Mondiale di calcio

 

Per chi tifi?

Per tutti e due (Italia e Argentina). Voglio che vincano sempre. Tifo per entrambe.

 

Il fatto di avere una ragazza con cui stai così bene, cosa porta nella tua vita?

La mia fidanzata è molto importante nella mia carriera, nella mia vita. Quando sono fuori dal tennis, con lei stacco. Penso che è una cosa molto positiva per me, sono due anni che siamo insieme e stiamo bene.

 

Posso chiedere come l'hai conosciuta e se tu hai corteggiato lei o è lei che ha corteggiato te?

No, guarda, ci conosciamo da quando siamo piccoli, siamo delle stessa città, A 7-8 anni ci siamo conosciuti. Poi lei è andata in America, era ballerina professionista ma si è fatta male e non ha potuto più fare il suo lavoro. È una cosa difficile anche per lei, sta vivendo un momento che non è facile e cerco di aiutarla come posso. Per fortuna che viaggia spesso con me e passiamo tanto tempo insieme, è una cosa importante per tutti e due.

 

Qual è il tuo torneo preferito?

Il Foro Italico mi piace tanto, quando ero piccolo venivo a vedere il torneo. Sono stato a Roma due anni tra i 16 e i 18 anni, ho tanti ricordi. Mi piacerebbe giocare sul Pietrangeli. L'anno scorso sono rimasto fuori di uno dalle qualificazioni, ero un po' dispiaciuto di non poter giocare. Un anno dopo sono in tabellone, quindi spero di far bene, sono contento di essere arrivato a questo punto.

 

Tu arrivi a Roma da top 60. Sei come i tuoi colleghi italiani che si fanno prendere dalle emozioni o prendi forza dai tifosi?

No, io normalmente prendo forza. Comunque non è una cosa facile da gestire per tutti. Sono entrato da solo in tabellone e non ho nessuna pressione. Sento di non dover dimostrare niente. Cercherò di fare il massimo, di godermi il momento essendo un Masters 1000. Spero di fare delle belle partite e di vincerne qualcuna.

 

Cosa senti di poter fare da adesso in poi fino a fine anno? Sei cresciuto tanto, gli altri giocatori ti guardano con più attenzione. Come ti senti?

Mi sento forte, posso battere chiunque. Ho giocato contro top 20 e top 30. Ancora non top 10. Nei prossimi mesi il livello potrà salire e il mio tennis potrà migliorare. Spero di entrare nella top 30 o almeno avvicinarmi.

 

C'è un giocatore che non vedi l'ora di affrontare?

Mi piacerebbe giocare con Nadal.  

 

A Roma magari

Spero di poterlo almeno incontrare, giocare con lui sarebbe speciale.

 

Che ricordo hai di Nadal? Se mi devi dire una partita, un momento.

Nadal-Coria quando hanno giocato a Roma cinque set. C'era mio padre a vederla, ma io non c'ero.

 

Secondo te cosa lascerà Nadal quando si ritirerà nel mondo del tennis? Perché dobbiamo continuare a ricordarlo secondo te?

In una parola, per la tanta personalità. Non si arrende mai.

 

Qual è il primo torneo dove vorresti fare bene?

Il primo torneo dove vorrei fare bene è Roma e poi vincere uno Slam. Ovviamente mi piacerebbe vincere uno Slam e anche a Roma, tutti e due.

 

Comunque se ti devi giocare il torneo della vita scegli la terra come superficie.

Sì, quando ero piccolo mi piaceva lo Us Open ma il mio tennis è più adatto per giocare sulla terra.

 

Dicono che tuo fratello Vito giochi bene. Ti piacerebbe giocare in doppio con lui per l’Italia?

Sarebbe bello, mi piacerebbe tanto giocare con mio fratello a Roma o con la Nazionale. Sarebbe speciale.