Jasmine Paolini: il mio anno, la mia storia. L'intervista esclusiva di Sky Sport

La parte per il tutto. Jasmine Paolini e il suo sorriso. Smiling Jasi. È diventata un meme. L’abbiamo vista così sulla terra rossa di Parigi e sul Centrale di Wimbledon, e poi a Dubai, Malaga, Roma. È stata uno dei simboli del tennis del 2024, Jasmine Paolini da Bagni di Lucca, l’entusiasmo di chi si è sudato ogni singolo metro prima di tagliare il traguardo. È stato un lungo viaggio, il suo. Un viaggio di cui si conoscono bene soltanto i riflettori e i campi principali, l’ultima stagione in cui è passata da numero 30 a numero 4 del ranking mondiale. Ciò che c’è stato prima la ventottenne lo racconta in un’intervista esclusiva che andrà in onda su Sky Sport a partire da venerdì 13 dicembre. "Non ho mai avuto un piano B. A volte da piccola mi chiedevano che cosa volessi fare. Però forse il tennis era l’unico piano. E mi chiedo anche chi sarei stata se non avessi giocato a tennis. Ma sinceramente non lo so". Gli inizi sono quello di tutti: è estate, provi uno sport, ti piace, incontri nuove amiche, le tue vacanze diventano quello. Wimbledon è un luogo che non esiste, al momento. La ragazza è brava, è agile e veloce, qualcuno per fortuna se ne accorge. A 15 anni il primo bivio: la decisione di lasciare casa per andare ad allenarsi a tempo pieno al centro tecnico federale di Tirrenia. È un salto nel vuoto, triplo carpiato se in quel momento stai attraversando l’adolescenza, lei accetta senza esitare. Wimbledon in quegli anni diventa un luogo concreto, ma sembra lontanissimo. E quanto è stato difficile arrivarci, quanto è stato difficile sentirsi pronta, quanto è stato difficile non farsi abbattere. Jasmine Paolini non nasconde niente, dietro il sorriso c’è un mondo: la solitudine di certi momenti, le sconfitte al primo turno, i problemi anche economici, la fatica quotidiana di essere una professionista. Il suo 2024 è cominciato, in realtà, quattordici anni fa, alla sua prima partita da professionista, quando è scesa in campo in un torneo internazionale a Firenze sperando solo di non perdere 6-0, 6-0 e scoprendo, invece, di poter stare in mezzo alle grandi. Wimbledon? No, Wimbledon non ancora. Per il momento si limita a guardare le finali in televisione, a pensare che il suo sia un altro sport rispetto a quello che giocano Serena Williams e Maria Sharapova. La ragazza sorride ma non crede in se stessa, non ancora. E nella presa di consapevolezza dei propri mezzi il merito fondamentale è di Renzo Furlan, l'altro grande protagonista di questa storia, il coach che ha visto il futuro, ciò che Jasmine poteva diventare. È lui che, intervistato in esclusiva, nel corso dello speciale, racconta partita dopo partita e sensazione dopo sensazione, il Roland Garros e Wimbledon, i due mesi che hanno cambiato la loro storia e anche quella del tennis femminile italiano. “Non è alta un metro e ottanta come la Swiatek, la Sabalenka o la Gauff. Lei guadagna tantissimo in velocità, tantissimo in elasticità”. Con Renzo Furlan si capisce che nello sport non esistono miracoli, favole o sorrisi fine a se stessi. Ogni vittoria ha una spiegazione, ogni best ranking in più è il risultato di mesi di lavoro. Il sorriso, l’entusiasmo, la voglia di divertirsi come in quelle estati a Bagni di Lucca sono un valore aggiunto ma da soli non portano lontano, non portano a percorrere quell’infinito corridoio del campo più importante del mondo in un sabato pomeriggio d’estate. “Ancora oggi, se devo essere onesta, non mi sembra troppo reale”, dice Jasmine Paolini a proposito della finale giocata a Wimbledon contro Barbora Krejcikova. E invece è stato tutto vero. E soprattutto tutto giusto. Così come l’oro alle Olimpiadi a Parigi qualche settimana dopo, la vittoria in Billie Jean King Cup, chiudere l’anno al quarto posto del ranking mondiale. Un’altra intervista esclusiva dello speciale è quella fatta alla sua compagna di doppio Sara Errani, che ringrazia Jasmine per averla aiutata a realizzare un sogno, forse il più grande, che aveva ancora nel cassetto: una medaglia ai Giochi. "Secondo me è fondamentale godersi anche il percorso, il viaggio. Sapere che non è sempre tutto rose e fiori. Non sempre che si vince. Non ci sono sempre soddisfazioni, ci sono anche purtroppo delle delusioni ma come in tutte le cose. Quindi lo sport secondo me ti aiuta anche a superarle prima. Perché c’è sempre un altro torneo e un’altra possibilità". Prima della cattedrale ci sono stati campi di provincia, interminabili gavette, la sensazione di non essere mai arrivata; ci sono state superfici che sembravano impraticabili, tanta fatica e poca fiducia, viaggi su viaggi su viaggi per arrivare chissà dove. Jasmine Paolini sorride anche quando parla delle delusioni, come se volesse condividere soltanto la gioia, il sole di Londra e di Parigi, non quanto è stato difficile arrivarci. “Il tennis è uno sport che ti dà tante occasioni per una rivincita”. La rivincita di Jasi, una rivincita con il sorriso.