"Federico Buffa Talks - Matteo Berrettini: il PODCAST esclusivo per Sky Sport Insider

«Io non ho segreti con me stesso, riconosco da un feeling, da come mi sveglio, che cosa sta succedendo. E questo me l'ha insegnato il tennis, perché ti induce a fare un lavoro talmente grosso su te stesso di conoscenza… E te lo insegna, perché in campo poi esce tutto fuori. Tu puoi provare a nascondere sotto lo zerbino, sotto la sedia, una cosa che non vuoi affrontare, ma dopo cinque pari al terzo, il “bastardo” esce fuori ed è lì». Matteo Berrettini Un viaggio tra cadute e rinascite La storia di Matteo Berrettini nel 2024 è un esempio lampante di come affrontare le avversità con forza e passione. Ha debuttato nel circuito ATP nel 2017 e l’anno seguente è arrivato il suo primo titolo, a Gstaad. In poco tempo, è diventato uno dei tennisti italiani più amati di sempre. Nel 2021, ha raggiunto la finale di Wimbledon, primo italiano a riuscirci, e nonostante i problemi fisici non lo abbiano mai risparmiato, nel 2022 ha centrato un altro importante traguardo, la semifinale degli Australian Open: prima di lui, nessun tennista italiano ci era riuscito. La sua ascesa nella classifica ATP è proseguita fino a farlo diventare il numero 6 del mondo, finora il suo piazzamento migliore, raggiunto dopo aver vinto contro Murray in finale al Queen’s. Diversi problemi fisici, però, gli hanno imposto lunghi stop costringendolo a rallentare il ritmo. Dopo aver chiuso il 2023 con molte incertezze sul futuro ha iniziato la stagione 2024 con una nuova mentalità. Partito a marzo da una posizione in classifica che non rispecchiava affatto il suo talento e il suo potenziale, Berrettini ha saputo risalire la china torneo dopo torneo e ritrovare la via del successo, con scientifica determinazione. Ha chiuso l'anno al 34° posto, grazie anche a un braccio destro che gli è valso il soprannome di The Hammer - il Martello, per i micidiali colpi che esplode. Sul bicipite di quel braccio ad ogni esultanza esibisce il tatuaggio di una rosa dei venti, un simbolo che è per lui un promemoria costante e un suggerimento: anche quando la vita ti fa sbandare, puoi sempre ritrovare la rotta giusta. Per farlo, come raccontato in Federico Buffa Talks, è stato fondamentale per lui ridefinire le sue priorità, superare il senso ossessivo del dovere verso il tennis e ritrovare la gioia di competere. Un cambiamento che si è tradotto in successi concreti. «A un certo punto io giocavo perché dovevo e non perché volevo, perché mi sentivo in dovere di dover tornare, perché mi sentivo in dovere di dover performare, quando fondamentalmente non volevo, non ero nelle condizioni di farlo» Matteo Berrettini Il ritorno ai vertici: tre titoli ATP e la Coppa Davis Nel corso dell’anno ha conquistato tre titoli nel circuito maggiore e concluso con il trionfo da protagonista assoluto in Coppa Davis, sia nel girone di Bologna che nelle Finals di Malaga, dimostrando una forma fisica e mentale ritrovata. Le sue vittorie sono state caratterizzate da un tennis potente e preciso, ma il momento clou è arrivato con la Coppa Davis. «Nella mia giovane vita ho imparato che ci sono delle cose che mi fanno vibrare l'anima in maniera diversa. La Davis è una di quelle e Wimbledon è un’altra» Matteo Berrettini Dopo la vittoria dello scorso anno, l’Italia era attesa ad una riconferma per nulla scontata, nonostante la presenza in squadra del neo-numero uno al mondo, Jannik Sinner. Il trionfo è arrivato grazie anche al contributo decisivo di Berrettini, che ha saputo essere protagonista in campo e leader nello spogliatoio. Indimenticabile la sua performance nel doppio giocato insieme a Sinner, dopo la promessa di vincerla insieme, scambiata tra i due l’anno precedente, quando l’Italia si aggiudicò il titolo a 47 anni da Santiago ’76. «Sembravano Kobe e LeBron con la racchetta» Federico Buffa «Non mi dire così che mi vengono i brividi» Matteo Berrettini Una vittoria dal significato speciale per chi è cresciuto alzandosi in piedi a cantare l’inno davanti alla tv, ogni volta che col padre Luca guardava gli Azzurri scendere in campo per questo trofeo. E l’intesa tra i due fuoriclasse è stata fondamentale per portare l’Italia sul tetto del mondo per il secondo anno consecutivo: un successo storico. Il riconoscimento dell’ATP La straordinaria stagione di Berrettini non è passata inosservata. Il premio Comeback Player of the Year, assegnato al tennista che più di tutti ha saputo superare le difficoltà per tornare ai vertici, è un riconoscimento al suo percorso unico. Questo traguardo celebra non solo i suoi risultati sul campo, ma anche la sua capacità di ispirare gli altri con la sua storia. Durante il talk show con Federico Buffa, Berrettini ha riflettuto su cosa significhi davvero rinascere. Non è solo una questione di vittorie, ma di riscoprire chi sei e perché fai quello che fai. «Non è tanto la voglia di vincere, ma la voglia di non perdere. Io sto talmente tanto male quando perdo, che non posso permettermi di creare qualcosa che poi non mi aiuti a vincere» Matteo Berrettini Oltre il tennis: il valore delle relazioni e della famiglia Dietro ogni grande campione, c’è una rete di supporto. Per Matteo Berrettini, la famiglia e il suo team hanno giocato un ruolo cruciale nel superare i momenti difficili. Nato a Roma nel 1996, il tennis è sempre stato e continua ad essere un affare di famiglia per lui, che ha cominciato a giocare insieme a suo fratello più piccolo, Jacopo, al quale è legatissimo, sotto la guida di papà Luca e il tifo sfrenato di mamma Claudia e soprattutto, degli amatissimi nonni. In particolare, però, il legame con il fratello è stato una fonte di forza e motivazione. Ricordare i momenti trascorsi insieme a lui, gli dà serenità e forza e gli provoca un’intensa reazione emotiva. «Per me, siamo ancora quei due bambini che giocavano con i palloncini in casa, fingendo di essere tennisti» Matteo Berrettini Fondamentale per la crescita tennistica l’incontro con due uomini di campo: l’allenatore Vincenzo Santopadre e Adriano Panatta. Assolutamente imperdibile l’aneddoto del primo incontro con l’ex campione azzurro, oggi commentatore televisivo, sul campo 6 dell’Aniene a Roma. Non meno importante è stato il ruolo del suo team e del nuovo approccio adottato dopo il cambio di allenatore. La decisione di interrompere il rapporto lavorativo con Santopadre è stata difficile, ma necessaria ed è nata da un confronto leale e consapevole con l’uomo che a lungo è stato per lui come un secondo padre. «Abbiamo capito che per il bene della nostra relazione personale, dovevamo prendere strade diverse sul piano professionale» Matteo Berrettini Avere accanto le persone giuste aiuta a trovare risorse e stimoli anche nei momenti più bui, quando qualsiasi spunto apparentemente irrilevante, può trasformarsi in risorsa o stimolo per arricchire il proprio bagaglio culturale e diventare strumento inaspettato per cambiare traiettoria alla parabola della propria vita. In questo senso, curioso il segno lasciato dal mental coach Stefano, che durante un periodo di stop dovuto agli infortuni, un po’ come faceva Phil Jackson con Michael, Kobe e Shaq, gli suggerì di guardare alcuni film significativi e trarne ispirazione. Matteo aveva diciannove anni quando decise di dedicarsi alla scoperta di Tarantino e Sergio Leone – non esattamente le prime scelte per un ragazzo di quell’età. Iniziò così a vedere il cinema come un modo per affrontare il tennis con una prospettiva diversa. Così “Django Unchained”, diventato uno dei suoi film preferiti, gli ha insegnato a restare forte e focalizzato anche nelle situazioni più difficili, ma quella per il cinema è rimasta una passione che ha continuato a coltivare, e che lo ha nutrito profondamente in un momento in cui stava formando la sua identità di tennista e la sua personalità di giovane uomo. Una storia che ispira La parabola di Matteo Berrettini nel 2024 va oltre la semplice cronaca sportiva. È la testimonianza di come la determinazione, il supporto delle persone care e la capacità di adattarsi alle difficoltà possano portare a risultati straordinari. Ogni partita è un nuovo inizio, una lezione che vale tanto nello sport quanto nella vita. Il 2024 ha segnato una nuova fase nella carriera del tennista romano, ma la sua storia è ben lontana dall’essere conclusa. I successi ottenuti sono solo l’inizio di nuove rotte da esplorare, nuove sfide da affrontare. Per rialzarsi, reinventarsi e continuare a sognare, come ricorda quella rosa dei venti, l'importante non è solo raggiungere la meta, ma non perdere mai l'orientamento e scegliere con coraggio la strada da percorrere. Nel 2024 ha riscritto la sua storia vincendo tre titoli ATP e vivendo da protagonista il trionfo italiano in Coppa Davis. Matteo Berrettini, dopo esser stato in passato n° 6 al mondo, aveva cominciato l’anno al numero 154 della classifica ATP e lo ha chiuso al 34° posto, dimostrando di sapersi rialzare dopo ogni batosta, anche la più dura. L'episodio integrale di Federico Buffa Talks Berrettini è su Sky Sport, disponibile anche on demand e su NOW. APPUNTAMENTI DI VISIONE FEDERICO BUFFA TALKS – BERRETTINI – Pt.9, Ep.2 Venerdì 27 dicembre Sky Sport Uno alle 19 e alle 23.15 Sky Sport Tennis alle 21 Sabato 28 dicembre Sky Sport Uno alle 13 e alle 19.45 e alle 22.45 Sky Sport Tennis alle 12.30, 15.30 e 21.45 Sky Sport Calcio alle 14.30 e alle 24 Sky Sport Max alle 17 Sky Sport Arena alle 18 Domenica 29 dicembre Sky Sport UNO alle 14.30, 20.15 e 00.30 Sky Sport Calcio alle 11 e 16 Sky Sport Tennis 13.30, 17 e alle 23 SINOSSI FEDERICO BUFFA TALKS – Berrettini [58’] Dal 27/12 Da Wimbledon 2021 alla Davis 2024: la parabola di un campione che, tra picchi e tonfi, con determinazione ha saputo rialzarsi e risalire meticolosamente la china. Pt.9 Ep.2

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Sara Cometti