Alcuni sono arrivati in Italia con credenziali da fenomeno per poi rivelarsi calcatori modestissimi, altri sono stati acquistati e poi rivenduti nel più totale anonimato, altri ancora sono stati semplicemente sfortunati e falcidiati da infortuni. Queste sono soltanto alcune delle tante meteore transitate nel nostro campionato, le conoscete tutte?
Dal ghanese Sami Kuffour, al portoghese Jorge Andrade passando per l'indimenticabile Vratislav Gresko e il misterioso centravanti del Milan Dominic Adiyiah: sono tantissimi i calciatori che hanno fatto flop nella nostra Serie A. Alcuni sono rimasti - loro malgrado - nella storia, altri sono quasi sconosciuti. Li ricordate tutti?
Vratislav Gresko - Alzi la mano il tifoso interista che sentendo il nome di Vratislav Gresko non ha voglia di sedersi in una panchina e piangere. Proprio come fece Ronaldo all’Olimpico in quel 5 maggio del 2002. Il nome del difensore slovacco è indissolubilmente legato a quel Lazio-Inter che regalò lo scudetto alla Juventus ormai 15 anni fa. Pagato 14 miliardi di lire, il terzino sinistro in realtà non gioca in maniera disastrosa le sue due stagioni in nerazzurro, peccato che nella partita più importante – quella che assegnava lo scudetto – il biondo mancino si rende protagonista di uno sciagurato retropassaggio che spalanca la porta a Poborsky per il gol che stronca le speranze tricolore dei nerazzurri. L’Inter lo cede al Parma dove però giocherà pochissimo. Termina – senza gloria – la sua carriera nel 2015. Oggi è un apprezzato organizzatore di eventi teatrali -
Jorge Andrade - Se c’è un giocatore che può ritenersi veramente sfortunato si tratta del portoghese Jorge Andrade. Va al Deportivo e il suo ex club – il Porto – vince tutto, gioca l’Europeo in casa e perde la finale contro la Grecia di Dellas e Charisteas, torna in forma, firma con la Juventus e si rompe (per la seconda volta in carriera) il ginocchio, non fa in tempo a tornare che la rotula fa ancora crack. Insomma, un passato fugace alla Juventus e tanta, tantissima sfortuna per questo ragazzo che lascia il calcio a 32 anni –
Rubén Botta - Anche Botta, come Jorge Andrade, più che bidone va considerato semplicemente un ragazzo molto sfortunato. Talento puro, mancino da sogno, iella da vendere. L’Inter lo acquista nel 2013 lasciandolo al Tigre fino al termine della stagione, ma qualche mese dopo la firma del contratto il legamento crociato dell’argentino fa crack. Botta arriva a Milano quando ancora non ha del tutto recuperato e il club nerazzurro decide di prestarlo al Livorno anche perché non ha altri posti da extracomunitario. Con il Livorno non gioca mai e ritorna all’Inter per la preparazione estiva. Il ragazzo classe 1990 gioca 11 partite con l'Inter prima di venire ceduto in prestito al Chievo la stagione successiva. Neppure a Verona, però, riesce a dimostrare le sue qualità –
Samuel Kuffour - Quando la Roma acquista Sami Kuffour nel 2005, i tifosi giallorossi sperano che questo centrale ghanese – che con il Bayern ha vinto tutto – sia il giocatore giusto per rafforzare il reparto difensivo. Un nome importante proveniente da un club titolatissimo con cui non ha mai deluso. Tuttavia, a Roma dev’essere arrivato il fratello scarso perché di quelle prestazioni viste in Germania non c’è neppure l’ombra. Lui, con un passato fatto di povertà in patria, è tutt’ora ricordato per l’umiliante duello con Zlatan Ibrahimovic in un Roma-Juventus che i bianconeri dominarono. Da lì un crollo verticale per Kuffour che regalerà una sola gioia ai tifosi italiani: l’assist a Iaquinta nella partita d’esordio del mondiale tedesco nel 2006 -
Dominic Adiyiah - Il pallone d’oro e la scarpa d’oro del Mondiale under 20 (vinto con il Ghana nel 2009 da protagonista assoluto) avevano convinto il Milan a puntare su di lui. Il rendimento di Adiyiah in rossonero è però tutt’altro che positivo, anzi è proprio inesistente: nessuna presenza in campionato, nessuna in Coppa Italia, nessuna in Champions. Il ghanese, classe 1989, viene prestato alla Reggina dove in realtà non fa molto meglio: solo 13 presenze e un gol. La sua avventura in Italia dura appena un anno -
Marvin Compper - Sembrava uno dei colpi di mercato della sessione invernale nel 2013. Dall’Hoffenheim arriva a Firenze un centralone tedesco che tanto bene aveva fatto il Bundesliga. Per soli 200 mila euro i Della Valle lo portano in Italia dove però il ragazzo gioca molto poco: soltanto 26 presenze in un anno e mezzo prima di tornare in Germania dove adesso è protagonista dell’incredibile campionato del Lipsia -
Marko Marin - Altro tedesco che sembrava poter fare la differenza in maglia viola è Marko Marin. Protagonista assoluto in Bundesliga dove ha giocato con il Borussia Moenchengladbach e il Werder Brema, approda al Chelsea nel 2012. In Toscana ci arriva nell'agosto del 2014 ma il suo rendimento è ben lontano da quello che si aspettavano dirigenti e tifosi della Fiorentina. Il ragazzo vede il campo soltanto in Europa League, segnando al Guingamp, mentre in campionato Montella non lo schiera neppure una volta finché a gennaio non lascia il club alla volta del Belgio. Anche con l’Anderlecht, però, Marin delude -
Matias Ranegie - Dicevano che era il nuovo Ibrahimovic. Dicevano male. Questo ragazzone svedese arriva in Serie A dopo aver segnato tantissimi goal in Scandinavia. Pozzo paga poco più di un milione di euro per strapparlo al Malmoe nell'agosto del 2012. L’inizio è dei più incoraggianti: a settembre Ranegie segna un gol contro il Milan e la sua prestazione è strepitosa. Da quel momento iniziano a chiamarlo “Ranegade”. Piccolo dettaglio: quello contro i rossoneri è il primo e unico gol realizzato in Italia –
Diego Mateo - Ci sono calciatori che inspiegabilmente riescono a rendere con una sola maglia. Sfortunatamente per i tifosi del Lecce, la maglia giusta di Diego Mateo non è quella giallorossa del club pugliese ma quella del Newell’s old boys. L’argentino, infatti, arriva in Salento nel 2000 dopo aver fatto benissimo con il team rosarino. In Italia, l’allora ventiduenne, gioca soltanto otto partite prima di iniziare una serie infinita di prestiti che lo porterà a girovagare per il mondo fino all’atteso ritorno al Newell’s dove si ritira a 38 anni davanti al suo pubblico -
Isah Eliakwu - Era il gemellino di Martins nell’Inter. Peccato però che Oba Oba giocava e segnava (anche in semifinali di Champions) con la prima squadra, mentre lui, oggi trentunenne, dopo una sola presenza in Coppa Italia viene prestato all’Ascoli in Serie B. Con i bianconeri colleziona 24 presenze senza mai andare in rete. Fa un po’ meglio alla Triestina dove segna 11 gol in 51 partite e allo Spezia con 7 centri in 29 incontri. Era il 2008 e quelli in Liguria sono gli ultimi gol della carriera di Eliakwu -
Jehad Muntasser - Pur senza giocare neppure un minuto, questo ragazzo nato in Libia è nella rosa dell’Arsenal campione d’Inghilterra nel 1998. Contendere un posto a Patrick Vieira o Dennis Bergkamp è però proibitivo allora Muntasser decide di ripartire dall’Italia dove trova spazio tra Viterbese, L'Aquila, Catania e Triestina. Tutto sembra cambiare quando arriva la chiamata del Treviso in Serie A ma il Muntasser non convince e gioca appena quattro spezzoni di partita. Il fatto che abbia smesso di giocare a 30 anni e che oggi sia un giurato di un reality libico sul calcio dovrebbe far capire il prosieguo della sua carriera una volta lasciata l’Italia -
Ricardo Matías Verón - Oltre al talento non esattamente cristallino, il buon Ricardo Matías Verón paga il cognome piuttosto pesante. Rispetto al più famoso Juan Sebastián, l’ex centrocampista Reggina dimostra di avere in comune soltanto il cognome e il ruolo. La sua esperienza in Italia dura dal 2000 al 2005 spesi tra il club calabrese e la Salernitana. Per lui 49 presenze e nessun gol -
Mike Tullberg - Non sei un fenomeno, vieni dal campionato danese e devi sostituire un attaccante che nella stagione precedente ha fatto tanti gol, l’allenatore ti dà fiducia e ti schiera titolare alla prima di campionato. Tu ricambi la fiducia sbagliando un gol clamoroso e vieni spedito a giocare con la Primavera. È la triste storia di Mike Tullberg, attaccante danese acquistato dalla Reggina nel 2007 per rimpiazzare Rolando Bianchi passato al Manchester City. Non c’è bisogno di sottolineare come l’avventura in Italia di Tullberg duri appena una stagione -
Masashi Oguro - Quando Masashi Oguro arrivò al Torino nel 2006, fu lui stesso a citare il suo modello di riferimento: un certo Pippo Inzaghi appena diventato campione del mondo con l’Italia e che vincerà – da protagonista assoluto – la Champions League in quella stagione. Il povero Oguro forse poteva evitare di citare un mostro sacro durante la sua presentazione ma fino ad allora, bisogna ammetterlo, qualche gol l’aveva fatto. Fino ad allora, appunto. Perché nel Torino gioca poco, pochissimo senza mai andare in rete. Sono dieci le presenze nel suo unico anno in granata prima di tornare (anche a segnare) in Giappone con la maglia del Tokio Verdy -
Linus Hallenius - Il gol alla Van Basten, realizzato con l'Hammarby e che lo portò al secondo posto del Fifa Puskas Award, aveva convinto il Genoa a offrire un ingaggio allo svedese classe 1989. Con la maglia del Grifone giocherà soltanto 45 minuti. Nel gennaio del 2011 viene prestato al Lugano mentre in estate passa al Padova. La sua carriera in Italia si conclude nel 2013, quando venne acquistato a titolo definitivo (per 50 mila euro) dall’Arau, club svizzero allora in seconda divisione -
Giannis Fetfatzidis - Tecnica, velocità e sinistro di qualità superiore. Così era stato descritto il greco Fetfatzidis prima di arrivare al Genoa nel 2013. In patria era per tutti il “Messi greco”, ma in Italia Giannis ha dimostrato di non avere nulla in comune con il crack argentino, neppure l’altezza (Fetfatzidis è cinque centimetri più basso). In Liguria gioca 36 partite e segna quattro gol, poi viene prestato al Chievo ma sono soltanto quattro le partite giocate. Il classe 1990 andrà via nel 2015 per vestire la maglia dell’Al Ahli -
Ricardo Centurión - Dopo Hellenius e Fetfatzidis ecco un altro acquisto non esattamente azzeccato da parte del Genoa. Spesso Preziosi ha un buon feeling con i sudamericani: Laxalt e Simeone sono gli ultimi gioielli che il Grifone si ritrova in squadra. Con Ricardo Centurión, però, i rossoblù non hanno proprio fatto il colpaccio. Arrivato in Italia nel 2013, l’argentino torna al Racing dopo appena una stagione e sole 12 presenze senza nessun gol -
Raúl González - No, non si tratta di quel Raúl González, il numero sette che ha scritto la storia del Real Madrid. Purtroppo per i tifosi del Brescia, questo Raúl González non aveva neppure la metà del talento che tutto il mondo ha riconosciuto al fuoriclasse spagnolo. Argentino, arrivato al Brescia nel 2000, si presenta dicendo che la sua fonte d’ispirazione è il connazionale Gabriel Batistuta. L’unica differenza è che il centravanti viola lasciò l’Italia con oltre 200 gol all’attivo, Raúl ne segnerà appena due: uno con la maglia del Crotone nel 2002, un altro con quella del Martina Franca in Serie C nel 2004 –
Antonio Adán - La storia di Antonio Adán al Cagliari ha dell’incredibile. Arriva dal Real Madrid dov’era diventato famoso perché, da terzo portiere, venne schierato al posto di Casillas, nemico giurato dell’allora allenatore blanco José Mourinho. In Sardegna gioca due partite in due mesi nonostante fosse stato ingaggiato per fare il titolare. Arriva a fine novembre, va via a fine gennaio: un record. Torna in Spagna dove con il Betis risulta uno dei migliori calciatori della rosa, evidentemente era la maglia rossoblù del Cagliari a metterlo in soggezione -