La maglia viola mai dimenticata, gli anni alla Juventus tra vittorie e incomprensioni, i bienni con Milan e Inter, gli exploit in provincia, a Bologna e a Brescia. Tante maglie per il Divin Codino, oltre a quella Azzurra con cui lo abbiamo amato tutti
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Sei maglie in serie A, quella della Nazionale con cui l’ha amato tutta l’Italia. Roberto Baggio è stato molto più che un semplice giocatore dalla classe infinita. È stato un simbolo, un esempio, un campione che non si poteva non amare: per i suoi 50 anni sfogliamo l’album dei ricordi e ripercorriamo la sua carriera attraverso le Figurine Panini
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Roberto Baggio fa la sua comparsa tra le pagine delle squadre di Serie A nella stagione 1985/86. La Fiorentina lo acquista dal Vicenza (in C1), nonostante un grave infortunio che potrebbe comprometterne la carriera; e infatti Robi, per tutta la stagione, non scende mai in campo in campionato, giocando appena 5 gare di Coppa Italia
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Nella stagione seguente l’esordio in A (21 settembre 1986) prima di una nuova drammatica ricaduta. Un altro infortunio al ginocchio destro lo costringe a una nuova operazione, permettendogli di tornare in campo solo per le ultime 4 partite. Alla penultima, contro il Napoli campione d’Italia, il primo gol in A, su punizione, per l’1-1 che vale la salvezza per i viola
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1987/1988: eccolo, finalmente, il campione che tutti aspettavano. Baggio gioca con continuità impreziosendo la sua stagione con 6 gol: la Fiorentina chiude all’ottavo posto
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Baggio è ormai un campione affermato del nostro campionato. La sua stagione 1988/89 è super: 15 gol in 30 partite, in coppia con Borgonovo (14 gol) forma la “B2”, che trascina la Fiorentina al settimo posto e la qualifica alla Coppa Uefa
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Ancora una stagione in viola, in cui Baggio dà l’ennesima conferma del suo talento: in campionato si migliora ancora, arrivando a quota 17 gol (secondo in classifica marcatori dietro a Van Basten con 19), mentre in Coppa Uefa conduce la Fiorentina fino alla finale, poi persa contro la Juventus
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Proprio la Juventus, nell’estate 1990, alla vigilia del Mondiale giocato in Italia (in cui Baggio sarà uno dei grandi protagonisti azzurri), si presenta dal presidente Pontello con un’offerta di 18 miliardi di lire. Baggio viene venduto ai bianconeri, a Firenze scoppia il caos. Nel suo primo anno con la nuova maglia segna 14 gol in campionato e 9 in Coppa delle Coppe (capocannoniere di quella edizione), ma la Juve di Maifredi non va oltre un misero settimo posto
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Stagione 1991/92. C’è il Trap sulla panchina della Juventus: Baggio segna 18 gol in campionato ma arriva secondo dietro al Milan e perde la finale di Coppa Italia
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1992/1993: Baggio solleva il primo trofeo della sua carriera, che avrebbe meritato sicuramente una bacheca più ricca. Vince la Coppa Uefa risultando decisivo in semifinale e finale (che magie contro Psg e Borussia Dortmund) e alla fine viene premiato anche individualmente, con il Pallone d’Oro. È lui il migliore di tutti. In campionato un ottimo bottino di 21 gol
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L’anno dopo (1993/94), quello che porta al Mondiale americano, Stoichkov gli soffia il Pallone d’Oro (Baggio secondo) e il Milan precede ancora una volta la Juventus in campionato (17 gol per Baggio). In estate c’è Usa ’94 e tutto il mondo si innamora del Divin Codino, trascinatore degli Azzurri fino a 11 metri dalla vittoria
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1994/1995: Baggio trova Marcello Lippi sulla panchina della Juventus. Il dualismo con Del Piero, iniziato nella stagione precedente sotto la guida del Trap, è ora evidente e un nuovo stop per infortunio di Baggio favorisce l’esplosione del giovane Alex. Robi (nuovamente operato) gioca 17 gare contribuendo comunque con 8 gol alla vittoria del campionato, il suo primo scudetto. Vince anche la Coppa Italia, mentre in finale di Coppa Uefa si arrende al Parma. Con la Juve, però, è rottura, a causa di questioni economiche (disaccordi sul rinnovo del contratto) e tecniche (Lippi e la dirigenza ormai gli preferiscono il giovane Del Piero)
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1995/96: per Baggio c’è il Milan di Capello, e il secondo scudetto consecutivo (7 gol in campionato). Anche con il nuovo allenatore, però, non mancano i dissapori, dovuti soprattutto alle tante sostituzioni che Baggio non riesce a mandare giù
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1996/97: il Milan riparte da Tabarez, chiuderà la stagione con Sacchi richiamato in fretta e furia dopo il flop dell’allenatore uruguaiano. Per Baggio, come per tutto il Milan (undicesimo), è un’annata da dimenticare: 5 gol, troppe panchine e tanta voglia di andarsene, che diventa una necessità quando in estate il club rossonero richiama Capello, che comunica a Baggio di non considerarlo fondamentale per il suo progetto
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A strizzare l’occhio al Divin Codino è il Parma: affare fatto, ma bloccato da Ancelotti che non se la sente di sconvolgere il suo 4-4-2 per far posto a Baggio. Arriva il Bologna e Baggio rinascerà: stagione da 22 gol in 30 partite e convocazione al Mondiale strameritata
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Dopo una stagione così, Moratti sogna e lo vuole per la sua Inter: sfortunatamente, Baggio capita in nerazzurro nell’annata più disastrosa, quella dei 4 allenatori cambiati in una stagione. Per lui 5 gol in 23 gare
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L’anno dopo, stagione 1999/2000, per Baggio va anche peggio, se possibile. Sulla panchina dell’Inter approda il vecchio “nemico” Lippi e riemergono i contrasti. Baggio si congeda con una doppietta al Parma nello spareggio che porta l’Inter in Champions
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2000/2001: Baggio riparte, ancora una volta, da una provinciale. Stavolta a convincerlo della bontà del progetto è Carletto Mazzone, allenatore del Brescia. E Baggio rinasce ancora una volta: 10 gol in campionato
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2001/2002: l’obiettivo è il Mondiale, la sfortuna si mette di mezzo ancora una volta con l’ennesimo grave infortunio nel momento migliore per Baggio. Che si rialza, torna in campo a tempo di record e dimostra di essere ancora decisivo salvando il Brescia all’ultima giornata. Totale: 11 gol in appena 12 partite giocate. Non abbastanza per il Trap, che non lo convoca
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Smaltita la delusione, Baggio confeziona un’altra grande stagione da 12 gol in campionato. Brescia nono in campionato
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2003/2004. È l’ultima stagione di Roberto Baggio da giocatore. La chiude con altre 12 reti e la standing ovation di San Siro, dove gioca la sua ultima partita contro il Milan