Formula 1, per Giovinazzi altra chance in Cina?

Formula 1

Chiara Baroni

Dopo l’ottimo 12° posto all'esordio in Formula 1 a Melbourne, il pilota italiano sarà sicuramente in Cina anche se non si sa ancora in che ruolo: terzo pilota Ferrari o al volante di un’altra monoposto (Sauber, Hass)?

Il sospetto è lecito: e se Antonio Giovinazzi fosse già pronto per la Formula 1? A chiederselo adesso non sono solo i tifosi, che hanno gioito per l'esordio più rocambolesco degli ultimi anni, ma anche chi quella possibilità gliela ha data e ora si pone il problema se non sia il caso di continuare a farlo. Chiudere 12° a Melbourne, con 18 giri di libere alle spalle e un Q2 mancato di un soffio, mentre il tuo compagno Marcus Ericsson, alla quarta stagione in Formula 1, si ritira dopo 21 giri, fa curriculum eccome. E in ottica 2018 conviene battere il ferro finché è caldo. Lo sa bene Giovinazzi, che in Australia, appena sceso dalla macchina, confidava a Sky la voglia di prolungare il sogno: “Vediamo per la prossima volta cosa succederà". Una frase buttata lì, persa in mezzo alla gioia per l’esordio. Si ma quanto prossima? Già vicina come la Cina?
Il tempo di settarsi in modalità diplomazia, ed ecco che correggeva il tiro.

Anche la Ferrari ha tutto l'interesse che il suo terzo pilota faccia esperienza, non solo nei test. Nessuna sorpresa dunque se la Sauber gli desse la chance di tornare al volante, a Shanghai, nelle libere del venerdì, quelle che aveva saltato a Melbourne; e nessuno scalpore nell'apprendere che la Haas, altra scuderia motorizzata Ferrari, in questi giorni gli ha preparato un sedile con le stesse ambizioni. Ma al di là delle volontà dei singolo, a definire gli scenari sarà il complicato intreccio tra regole e politica. E qui si spazia da un solo altro weekend di gara per Giovinazzi al volante, per non perdere lo status di rookie, fino a un'intera stagione da titolare, nel caso in cui saltasse subito qualche sedile. Quello della Sauber di Pascal Wehrlein è sicuramente più saldo, difeso com'è da una Mercedes che vuole il suo pupillo in pista. Quello di Kevin Magnussen della Haas lo è molto meno, dopo un esordio a Melbourne reso ancor più imbarazzante dal paragone col super weekend del fenomeno di Martina Franca.