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NBA, colpaccio Clippers: vittoria nello Utah e vantaggio nella serie

NBA

Nonostante l’infortunio di Blake Griffin e un Gordon Hayward da 40 punti, i Clippers vincono 11-106 grazie a uno straordinario Chris Paul, riconquistano il fattore campo e vanno avanti 2-1 nella serie

Spesso tendiamo a dimenticare quanto forte, completo e decisivo sia Chris Paul, determinante un volta di più sulle sorti dei Clippers come dimostrato nel successo in volata 111-106 conquistato dai losangelini a Salt Lake City, ritornati così in un colpo solo in vantaggio nella serie (2-1) e con il fattore campo a favore. Il playmaker numero 3 è stato assoluto protagonista, trascinante con 34 punti (di cui 13 pesantissimi arrivati negli ultimi minuti di gioco), 10 assist, 7 rimbalzi e 2 recuperi, centro di gravità di un quintetto che ruotando attorno a lui ha trovato il modo di avere la meglio dei convincenti Jazz, in vantaggio anche di otto punti a meno di dieci minuti dalla sirena. Poi però, nel testa a testa finale, gli isolamenti di Paul regalano un po’ di margine agli ospiti (24 punti nel secondo tempo per CP3, massimo stagionale) e i padroni di casa si ritrovano costretti ad affidarsi alla lotteria dei tiri liberi. Prima in maniera chirurgica su Jordan (che mette a segno un ½ cruciale) e poi nel disperato tentativo di fermare il cronometro dei 24 secondi. Ma quella dei Jazz è una battaglia vana contro il tempo, visto che la mano dei Clippers non trema più del dovuto e permette agli ospiti di portare a casa un successo cruciale.

L’infortunio di Blake Griffin

Un match diventato subito in salita per i Clippers, costretti durante il primo tempo a dover rinunciare a Blake Griffin, uscito infortunato dal campo a causa di una contusione all’alluce che fortunatamente dai primi esami effettuati non è risultato essere rotto. Il numero 32 quindi, dopo 18 minuti, 11 punti e 6 rimbalzi, fa il paio con Rudy Gobert in quanto ad assenze, ma pesa molto meno sul conto totale dei palloni catturati sotto canestro: i Clippers infatti vincono la battaglia 41 vs. 27, garantendosi sei decisivi extra-possessi in più in attacco, pesanti quanto il 54% di squadra dal campo con cui hanno chiuso il match gli ospiti. DeAndre Jordan chiude il match con 17 punti e 13 rimbalzi, mentre a pesare nel boxscore di Paul Pierce è il 21 nella colonna dei “minuti in campo”, molti dei quali arrivati nella fasi cruciali del match che l’ex capitano dei Celtics ha trascorso sul parquet: quando c’è bisogno di esperienza, Doc Rivers sa sempre a chi chiedere una mano.

Jazz, non bastano i 40 punti di Hayward

Il rammarico in casa Jazz però è enorme. Utah infatti era partita con le marce alte soprattutto grazie a Gordon Hayward, autore di 21 punti nel solo primo quarto, massimo in carriera eguagliato (regular season e playoff): 7/8 dal campo, 3/3 dall’arco e 4/5 ai liberi; mai nessun giocatore dei Jazz ne aveva messi a referto così tanti in una singola frazione nella post-season (il precedente record apparteneva a Karl Malone, che aveva realizzato 20 punti contro Portland nel 1991). Uno sforzo offensivo che aveva regalato la doppia cifra abbondante di vantaggio ai padroni di casa, incapaci però di conquistare il successo nonostante i 40 punti di Hayward, i 26 di George Hill e soprattutto un convincente 52% dal campo. “La miglior difesa è l’attacco” avranno pensato, pregando però di rivedere il prima possibile in campo Gobert.