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Ciclisti e altri campioni: tragedie e "miracoli"

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Alfredo Corallo

L'incidente mortale di Hayden è soltanto l'ultimo di una lunga serie di terribili schianti sulle strade del ciclismo: Scarponi, tante giovani promesse, ma rischiò anche Pantani, che nel 1995 nella Milano-Torino uscì vivo per miracolo dall'impatto con un fuoristrada in contromano. Il ct azzurro Ballerini fu "tradito" invece dalla passione per il rally, Schumi dallo sci

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"Minchia ma lo volete capire che siamo la parte più debole in strada! In gioco c'è la vita!! Forza #HaydenNicky". A pochi giorni dalla partenza del Giro d'Italia l'incidente in bici che era costato la vita al suo vecchio amico e compagno di squadra Michele Scarponi; martedì 17 stessa dinamica, lo spaventoso impatto con un'auto che ha stroncato la vita del motociclista americano di Superbike Nicky Hayden, proprio in Emilia-Romagna, che l'ha visto duettare sulla Ducati con Valentino Rossi e che il destino ha voluto ospitasse la carovana rosa nella medesima giornata del dramma che lo ha investito. Lo sfogo di Vincenzo Nibali è quello di un uomo sanguigno, sempre all'attacco: quell'intercalare tipicamente siculo incarna alla perfezione la sua indignazione per i rischi esagerati cui ogni santo e maledetto giorno - al netto della responsabilità diretta degli automobilisti - è sottoposta la "categoria": professionisti, amatori o normalissimi ciclisti urbani, di quelli costretti a pedalare in mezzo al traffico...

Tutti impotenti di fronte a una pista ciclabile inadeguata se non addirittura inesistente; strade sconnesse e piene di buche; incroci segnalati con approssimazione. Criticità varie che escono regolarmente a galla - insieme alle puntuali statistiche dell'Istat sul numero di morti giornalieri e ai relativi provvedimenti che andrebbero adottati dal codice stradale, vedi leggi "salva ciclisti" - insomma le solite inefficienze italiche che vengono evidenziate ogni qualvolta a farne le spese è stato un personaggio famoso, un campione del mondo come il povero Hayden. Ma spesso troppo tardi per chi, un campione, avrebbe voluto - e potuto - diventarlo.



 

Rosario: lo "squaletto"

Come il giovanissimo Rosario Costa, la promessa del ciclismo siciliano che correva per l'Asd, la società dilettantistica fondata dallo Squalo. Il tweet di Vincenzo è anche il segno di una ferita riaperta e mai rimarginata per la morte di un 14enne che sognava di seguire le sue orme, una vita spezzata nello scontro con un mezzo della raccolta rifiuti sulla litoranea messinese, mentre si allenava. Poco più di un anno fa, il 15 maggio. Nibali dedicherà a lui la vittoria del Giro 2016.

 

Alessandro: il terzino di papà

La stessa sorte di Rosario era toccata a un suo coetaneo nell'estate del 2014, nel Torinese: Alessandro Nicola stava tornando a casa sulla sua mountain bike nera quando è finito sotto un autobus. Terzino nei giovanissimi del Livorno nel periodo in cui il padre Davide allenava gli amaranto, che nel 2012 aveva riportato in Serie A. E che oggi spera di salvare il Crotone, ma che in caso contrario non ne farà certo un dramma. Capite bene perché.

Quante tragedie nel ciclismo

Tra i professionisti del pedale le tragedie non hanno fine. L'anno scorso - nell'arco di un mese - due incidenti sono stati fatali a Romain Guyot e Antoine Demoitié: il 23enne francese investito da un camion nel comune di La-Roche-sur-Yon, nel dipartimento della Vandea, durante un allenamento; e il 25enne belga Demoitiè travolto da una moto dopo essere scivolato nel corso della classica Gand-Wevelgem. Il Giro d'Italia 2011 vinto da Scarponi (per la squalifica di Alberto Contador) fu funestato dalla caduta mortale di un altro belga, il 26enne Wouter Weylandt, lungo la discesa del Passo del Bocco. Al Giro del Friuli 2010 fu il turno del 19enne vicentino Thomas Casarotto, centrando in pieno lo specchietto di un Suv che si trovava sull'altra carreggiata.

 

 

 

 

Casartelli e Agostinho

Il 18 luglio del 1995 l'olimpionico di Barcellona 1992 Fabio Casartelli cadde lungo la discesa dal Portet d'Aspet (nella 15ª tappa del Tour) picchiando la testa su un paracarro. Indimenticabile la dedica di Lance Armstrong al traguardo di Limoges quando, tre giorni dopo, puntò le dita verso il cielo in onore del compagno: "Ho corso con la forza di due uomini". Assurdo, poi, quello che successe nel 1984 al portoghese Joaquin Agostinho nel Giro dell'Algarve, che comandava. A pochi metri dall'arrivo della tappa di Quarteira urtò un cane, cadde, battè il capo ma si rialzò per concludere la corsa. Finché gli esami non evidenziarono la rottura dell'osso parietale del cranio. Entrò in coma senza più riprendersi.

 

I gemelli Ochoa

Oltre ogni immaginazione la storia dei gemelli spagnoli Ochoa Palacios, classe 1974. Il 15 febbraio del 2001 erano usciti per una sgambata e vengono falciati da una vettura con al volante il direttore sportivo dell'Università di Malaga, colto da un malore. Ricardo non ce la fa, Javier - in coma per un forte trauma cranico - lotta tra la vita e la morte per 64 giorni. Non vincerà soltanto quella battaglia, ma ben due medaglie d'oro: alle Paralimpiadi di Atene nel 2004 e Pechino del 2008.

Pantani, incidente e miracolo

"Caro Beppe, se sono vivo è per un miracolo". Sono le parole di Pantani al suo direttore sportivo Martinelli, che lo stringeva tra le braccia. Marco rischiò più volte di non "raccontarla" in bicicletta. La più clamorosa nella Milano-Torino del 1995: a metà della picchiata da Pino Torinese verso il capoluogo, quando mancavano poco meno di 7 chilometri al traguardo, il Pirata si schiantò contro un fuoristrada che procedeva incredibilmente nel senso contrario alla corsa. Il bilancio è devastante: frattura scomposta di tibia e perone sinistro, contusioni al volto, alle spalle, ai gomiti, alle ginocchia. Ma il ragazzo ci era abituato: non era trascorso un anno da un altro scontro con una macchina in Emilia, mentre si stava allenando per il Giro d'Italia, che fu costretto a saltare.

 

Froome, che spavento

"È più pericoloso allenarsi che gareggiare. Ogni anno muoiono 250 ciclisti sulle strade: è sempre meglio perdere qualche minuto che la vita di una persona. L'incidente a Froome è incredibile". Sono le parole di un grande amico di Pantani, il ct della nazionale azzurro di ciclismo Davide Cassani, che ha commentato la disavventura capitata al campionissimo del Team Sky Chris Froome due settimane fa a Montecarlo. Il tre volte re del Tour de France ha "denunciato" l'accaduto su Twitter: "Sono appena stato colpito da un automobilista impaziente che mi seguiva sulla strada! Fortunatamente io sto bene, la bicicletta è demolita. Il guidatore ha continuato ad andare avanti...".

 

L'ultimo rally di Franco Ballerini

Tragica invece la notizia che il 7 febbraio del 2010 sconvolse il mondo del ciclismo, che dava l'addio al ct della Nazionale Franco Ballerini, morto in seguito a un incidente nel rally di Larciano (nel Pistoiese) cui aveva preso parte come navigatore al fianco del pilota Alessandro Ciardi (che se la cavò). Ballerini aveva 45 anni e lasciò due figli e la moglie Marina. Da corridore vinse due volte la Paris-Roubaix, da selezionatore guidò gli azzurri alla conquista di 4 Mondiali e un oro olimpico. "Tradito" dalla sua passione per un altro sport.

 

Il Kubica "miracolato" e l'addio alla F1

Un rischio che corse seriamente anche Robert Kubica proprio un anno dopo (il 6 febbraio 2011) al Rally Ronde di Andora. L'allora driver polacco della Lotus era uscito di strada nei chilometri iniziali della prima prova speciale, estratto dalla "carcassa" dell'auto e trasportato in elicottero all'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, dove fu sottoposto a un lungo intervento per salvargli la mano destra e, con quella, anche la carriera. Che riprenderà ancora nel rally (iridato nel WRC 2013), ma non salirà più su una monoposto di Formula 1 per una gara ufficiale. 

 

Schumi

Anche Michael Schumacher amava andare in bicicletta e praticare tanti altri sport: dal calcio a quelli estremi, dal free climbing al paracadutismo. Quel pomeriggio del 29 dicembre 2013 a Meribel aveva inforcato gli sci. Ad oggi sappiamo soltanto che dal 9 settembre del 2014 l'ex pilota tedesco della Ferrari si trova nella villa di Gland in Svizzera, in una stanza attrezzata per tenerlo in vita.