La vita di San Pier Giorgio Frassati: la montagna e i poveri sempre nel cuore

Tutto quanto scritto sopra non basta a definire il ritratto di Pier Giorgio Frassati, un giovane appassionato della montagna, dello sci e dell’alpinismo e che, domenica 7 settembre, sarà canonizzato insieme al giovane Carlo Acutis da Papa Leone XIV con una cerimonia, in Piazza San Pietro, dove saranno presenti oltre centomila fedeli. Frassati nacque a Torino il 6 aprile 1901; fu primogenito dell’affermata pittrice Adelaide Ametis e di Alfredo, senatore e fondatore nel 1895 del quotidiano ‘La Stampa’, di cui fu anche direttore dal 1900 al 1926; la sorella Luciana, più piccola di quasi un anno e sua inseparabile compagna di studi e di giochi, diventerà la madre del giornalista ed europarlamentare Jas Gawronski. Pier Giorgio da piccolo non dimostrò una solida propensione allo studio e, sebbene con qualche difficoltà in latino, conseguì la maturità classica nell’ottobre 1918. In quegli anni, al contrario dei genitori, egli maturò una fede solida e profonda. Successivamente, si iscrisse presso il Politecnico di Torino, alla facoltà di ingegneria meccanica con specializzazione in mineraria, per poter lavorare un domani al fianco della classe operaia più disagiata del tempo: quella dei minatori. Durante il cammino universitario aderì all’Azione Cattolica, alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana e mostrò un grande amore per lo sport. In particolare, per l’alpinismo, come documentato da un ampio numero di fotografie. Frassati si iscrisse a diverse associazioni alpinistiche e scalò vette difficili come quella della Grivola, in Valle d’Aosta, e della Ciaramella, in Piemonte. Visse con intensità e generosità questa sua grande passione per la montagna, puntando sempre “verso l'alto” in un anelito di santità che riuscì a trasmettere, fin da subito, anche ai suoi amici. Conosceva così bene i sentieri ricoperti di neve e li amava così ardentemente che, infatti, descrisse la natura in modo poetico. Perché, per lui, scalare una montagna non era solo un fatto fisico ma anche spirituale. Così scrisse a un amico: “Ogni giorno che passa mi innamoro sempre più delle montagne; il suo fascino mi attira. Io capisco questo desiderio di sole, di salire su, in alto, di andare a trovare Dio in vetta. Come sono grandi e meravigliose le opere di Dio. Se i miei studi me lo permetteranno, vorrei passare intere giornate sui monti a contemplare, in quell’aria pura, la Grandezza del Creatore”. Aiutare i poveri, andare nelle loro misere soffitte, nei tuguri dove la malattia e la fame si confondevano nel dolore, portare ai diseredati una parola di conforto, carbone, viveri, medicinali e denari non gli bastò. Frassati volle dare una soluzione a quei problemi di miseria e di abbandono e la politica gli parve la via idonea per fare pressione là dove si decideva la giustizia. Una concezione della politica, dunque, con le parole di Paolo VI, come “la più alta forma di carità”. Per questo si iscrisse al Partito Popolare di Don Luigi Sturzo. Fu sempre grazie alla sua passione per la montagna che Frassati conobbe Laura Hidalgo, una ragazza orfana e di modeste origini sociali, di cui s’innamorò, anche se non glielo confessò mai, “per non turbarla”, come scrisse ad un amico. In realtà, Pier Giorgio non le dichiarò i suoi sentimenti, perché i suoi genitori non avrebbero mai accettato per lui una consorte che non fosse stata di alta provenienza sociale. Frassati rinunciò, quindi, a questo amore per non scatenare altre discussioni in casa e non incrinare ulteriormente il rapporto tra padre e madre che, in quel momento, versava in gravi difficoltà. Questa scelta fu per lui causa di grande sofferenza. Il vero segreto di Frassati non fu, tuttavia, questo amore mai confessato per la giovane ragazza ma quello per i poveri della sua città, ai quali donava anche i suoi indumenti. Il più delle volte, i pochi soldi di cui disponeva erano generosamente donati da lui ai bisognosi che incontrava per strada o a cui faceva visita. Spesso gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi perché aveva dato i soldi a qualche povero per comprare le medicine, anziché acquistare il biglietto del tram. Così, i genitori lo rimproveravano perché arrivava sempre tardi, essendo all’oscuro della sua vita caritativa. Pur provenendo da una famiglia borghese, da giovane scelse di essere vicino ai bisognosi diventando il loro ‘facchino’, trascinando per le vie di Torino i carretti carichi di masserizie degli sfrattati. I suoi genitori furono sempre tenuti all’oscuro delle sue opere di carità, e non compresero mai pienamente la bontà e la generosità di questo figlio così diverso e per niente incline a prendere parte alla mondanità della sua famiglia. A causa di questo stile di vita, Pier Giorgio si emarginò dai suoi genitori e, quando la morte giunse improvvisa, essa si consumò tragicamente. La mattina del 30 giugno 1925, infatti, il giovane Frassati fu colto da una strana emicrania, forte febbre e da una insolita inappetenza ma, in famiglia, nessuno dette importanza a questi sintomi pensando a una comune influenza. In quegli stessi giorni, inoltre, tutta l'attenzione dei familiari fu rivolta all'anziana nonna materna, Linda Ametis, che morì proprio il 1º luglio. La notte prima della morte della nonna, a causa dei dolori, Pier Giorgio, cadde più volte nel corridoio di casa senza che nessuno, a parte i domestici, se ne accorgesse. I genitori compresero la gravità delle condizioni del figlio solamente il giorno della morte della nonna, quando egli non riuscì più ad alzarsi dal letto per partecipare alla celebrazione del rito funebre. Era troppo tardi. Il medico diagnosticò una meningite virale fulminante causata da una poliomielite, contratta, probabilmente, visitando i “suoi amici poveri”. Il giovane Pier Giorgio morì il 4 luglio, a soli 24 anni e a niente valse un antidoto sperimentale fatto arrivare appositamente da Parigi. La famiglia di Frassati comprese la vera identità di Pier Giorgio solamente alla celebrazione dei suoi funerali per la folla trabocchevole dei partecipanti che fece tornare alla mente quella dell’ultimo saluto a San Giovanni Bosco. Davanti a quella folla sterminata composta per lo più da poveri e persone semplici, il padre affermò con amarezza: “Io non conoscevo mio figlio”. Da quel giorno, il culto di Pier Giorgio crebbe in modo inarrestabile tanto che San Giovanni Paolo II, anche lui grande amante della montagna e dello sci, lo proclamò beato il 20 maggio 1990. La causa della sua beatificazione fu il riconoscimento di un miracolo avvenuto a seguito delle preghiere di intercessione rivolte a Frassati da parte del giovane friulano Domenico Sellan, guarito da un male incurabile. Il miracolo scelto per la canonizzazione, invece, ha riguardato l’inspiegabile scomparsa della lesione del tendine di Achille, subita da un seminarista statunitense il 25 settembre 2017, durante una partita di pallacanestro, e curabile solo con un intervento chirurgico. Anche in questo caso, il seminarista, si era rivolto con le preghiere al giovane Pier Giorgio per chiedere la guarigione con la sua intercessione. Come conseguenza del suo amore per la montagna, il Club Alpino Italiano ha dedicato a Pier Giorgio una rete di sentieri, detti appunto ‘sentieri Frassati’, estesa in tutte le regioni italiane. Lungo questi percorsi Pier Giorgio è ricordato con targhe che riportano alcune delle sue frasi più belle che aiutano a riflettere e a meditare sul valore e l’amore verso il prossimo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La vita di San Pier Giorgio Frassati: la montagna e i poveri sempre nel cuore

Tommaso Liguori