Che ridere perdere per un centimetro: la rivalità di Iapichino e Mihambo

Si può perdere per un centimetro ed essere felici lo stesso. Di più: si può perdere per un centimetro e riderci su, scherzandoci addirittura insieme a chi ti ha appena battuto e ha vinto grazie a quel centimetro. Immagini che giungono dal pianeta Atletica, dove tutto ciò è possibile e non fa quasi più notizia. La ragazza con il “diamantone” in una mano e il mazzo di girasoli nell’altra è Larissa Iapichino, 23 anni, uno dei fiori all’occhiello della nostra generazione di fenomeni nell’atletica. L’altra, con cui ride e scherza come fossero due amiche al tavolino del bar, è la tedesca Malaika Mihambo, trentunenne campionessa di tutto che da qualche anno ormai ha iniziato a fare i conti con la giovane rivale. Senza invidie, senza mai una parola fuori luogo, una recriminazione, una giustificazione. Ridono e scherzano di quel centimetro, che per la seconda volta nelle ultime due sfide dirette le ha separate. 19 luglio 2025, tappa di Londra della Diamond League: Mihambo salta a 6.93, Iapichino a 6.92; 28 agosto 2025, tappa di Zurigo e finale della Diamond League: Iapichino salta a 6.93, Mihambo a 6.92. Ieri a te, oggi a me, domani vediamo. Sia a Londra che a Zurigo nessuna scena di disperazione, niente musi lunghi. Solo abbracci, risate, applausi. E quell’invidiabile capacità di sdrammatizzare sul fatto che lo sport possa essere anche questo: farsi un mazzo così e poi perdere per un centimetro contro un altro che si è fatto un mazzo così. Una rivalità con il sorriso. I giornalisti, sempre i soliti, hanno provato a seminare un po’ di zizzania. Dopo Londra, ad esempio, parlando di “beffa” per Larissa. Lei replicò: “È stata una gara sportivamente drammatica, ma divertente”. Capito? Divertente. Perdere per un centimetro può anche essere divertente, se da quella sfida esci appagato: da te stesso, dal piacere del confronto con l’avversario, dal contesto. Andò così: Iapichino con un ottimo 6.89 “vede” la vittoria, anche perché Mihambo dopo quattro salti era praticamente senza misura . Ma la tedesca è donna degli ultimi salti, è risaputo, e al quinto piazza un 6.93 con cui va in testa. Larissa non si scompone e all’ultimo tira fuori dal cilindro un meraviglioso 6.92, che però non basta. Sorride e va a prendersi gli applausi del pubblico. Accanto a lei, ad applaudirla insieme alla folla, c’è anche Mihambo. Facile, direte voi, quando hai vinto. Beh, l’ha rifatto anche dopo Zurigo, quando a misure invertite Larissa Iapichino le ha sfilato il “Diamante” e la tedesca all'ultimo salto stavolta si è fermata un centimetro indietro. “Larissa merita questa vittoria”, ha aggiunto. “Quando le gare si decidono su così poco significa che tutti stiamo portando il salto in lungo a uno standard molto alto”. Il punto è proprio questo: comprendere che l’avversario è in realtà un “mezzo” necessario per migliorarsi, un compagno che ci sprona a tirare fuori il meglio da noi, e più è forte e più saremo costretti ad alzare l’asticella, in questo gioco di sorpassi e controsorpassi un centimetro alla volta. È un punto che sembrano aver già afferrato le “nuove generazioni”, quei giovani spesso bistrattati da chi li descrive semplicemente come degli indolenti social-dipendenti, e qui capaci di mostrare tutta la loro maturità. Dal ciclismo, che sempre più regala episodi di fair play tra i suoi fenomeni, al tennis del dualismo Sinner-Alcaraz, fino all’atletica, appunto. Vedi Mattia Furlani che, quando un avversario chiede la partecipazione del pubblico per caricarsi prima di un salto, è il primo a unirsi a quell’applauso cadenzato. Anche se quel salto che sta incoraggiando, per lui potrebbe significare sconfitta. O come il greco Karalis con Duplantis: sa che probabilmente non lo batterà mai, forse in cuor suo maledice il fatto di essere nato nell’era di Mondo, ma poi è sempre il primo a stringergli la mano dopo ogni nuovo record. Ti devo dire grazie, perché mi migliori. E questo dovrebbe essere il senso dello sport.

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Vanni Spinella