Bebe Vio lancia WEmbrace: "Sfide in versione olimpica e paralimpica. Prima di Tokyo dura"

PARALIMPIADI

La campionessa paralimpica presenta a Sky Sport WEmbrace, iniziativa pensata per dimostrare come lo sport paralimpico sia a tutti gli effetti paragonabile a quello olimpico sia dal punto di vista della spettacolarità, che da quello emozionale e competitivo. Un pensiero anche sul momento complicato attraversato prima di Tokyo: "Non sapevo se ce l'avrei fatta, mi sono rinchiusa nel mio mondo ed è stata dura". Sulla standing ovation riservatale dal Parlamento Europeo: "Bellissimo, Von der Leyen è una leader pazzesca"

Una bella iniziativa che ha l'obiettivo di mostrare al pubblico, ancora estasiato dalle prestazioni di Tokyo 2020, che lo sport paralimpico sia a tutti gli effetti paragonabile a quello olimpico sia dal punto di vista della spettacolarità, che da quello emozionale e competitivo. Nasce così WEmbrace, manifestazione benefica voluta da Bebe Vio e dalla sua associazione art4sport che si svolgerà lunedì 25 ottobre a partire dalle 19 presso l'Allianz Cloud di Milano. Intervenuta in diretta a Sky Sport, la campionessa paralimpica ha spiegato lo scopo dell'evento: "Sarà una vera figata - ha detto Bebe Vio - e non solo perché non è mai stato fatto prima. I Giochi di Londra (nel 2012, ndr) sono stati il vero spartiacque dal vecchio al nuovo modo di pensare alle paralimpiadi: prima l'atleta paralimpico veniva visto come una persona con disabilità che si divertiva a fare sport. Dopo Londra, invece, se ne parla come di veri e propri atleti. In questi anni è cresciuto tutto il movimento paralimpico, dalla qualità degli sport ai numeri. Si sta arrivando più o meno agli stessi livelli delle Olimpiadi. L’obiettivo di WEmbrace è questo, riuscire a creare delle sfide in versione sia olimpica che paralimpica. Ci sono scherma, basket, calcio e pallavolo: ci sono due squadre, composte da donne e uomini olimpici e paralimpici, tutti di altissimo livello. Sarà una lunga staffetta di questi quattro sport e si sfideranno le eccellenze italiane. Sarà bellissimo e io non vedo l'ora”.

La malattia prima di Tokyo: "Mi sono rinchiusa nel mio mondo, è stata dura"

Oltre al focus sull'iniziativa, inevitabile un pensiero sulla malattia che l'ha colpita prima delle Paralimpiadi di Tokyo. Bebe Vio è tornata sull'argomento e ha spiegato come ha affrontato quel periodo: "È stato difficilissimo, ma ho avuto la fortuna di avere una famiglia pazzesca e un sacco di amici che mi hanno dato una mano. Mi sono rinchiusa un po' nel mio mondo ed è una cosa che solitamente non faccio: sto sempre in mezzo alla gente, ma in questa occasione è stata veramente tosta. Mi sono letteralmente chiusa in una casa e questa cosa non la sapeva praticamente nessuno, a parte i miei allenatori, la mia famiglia e i miei amici più stretti. Non volevo dire niente non solo per non dare vantaggi ai miei avversari, ma anche perché a livello morale non lo stavo accettando. Sembrava tutto a posto, poi mi hanno dato questa notizia e mi hanno detto che era necessaria l'operazione. Ho detto che dovevo andare alle Olimpiadi, mi hanno risposto che non c’era tempo e allora è stata veramente tosta. Una delle cose più difficili è stata trovare il coraggio di chiamare i miei allenatori per dire che mi sarei operata l'indomani. L’altra parte tosta è stata tornare a casa: pesavo di meno, avevo perso parecchi chili, non avevo più muscolatura. I miei allenatori mi sono stati vicini e hanno fatto sì che potessi ripartire. Sono uscita dall'ospedale 119 giorni prima della mia gara a Tokyo e ce l’ho fatta”.

CAMPIONESSA

Grazie Bebe, ti vogliamo bene

"Von der Leyen straordinaria, una vera leader"

Infine la schermitrice ha parlato dell'emozione vissuta in occasione della standing ovation riservatale dall Parlamento Europeo. Bebe ha partecipato a una seduta plenaria dopo l'invito della presidente Ursula Van der Leyen: "In realtà era un invito a cena. È stato bellissimo, ho conosciuto tutto il background di Von der Leyen e questo me l’ha fatta apprezzare ancora di più. Abbiamo parlato di tantissime cose, lei voleva sapere di più sul mondo paralimpico, come funziona la cultura paralimpica e la cultura della disabilità in Italia. Mi ha fatto piacere che abbia voluto affrontare questi temi con me. Ha voluto sapere tutti i progetti dell’associazione e si è informata su WEmbrace. Mi è piaciuta veramente tanto, lei è una leader pazzesca: ti chiede ciò che non sa e vuole sapere quali sono i problemi e cosa si può fare per risolverli. Già mi piaceva, ora mi piace ancora di più".

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