Sofia Goggia racconta nel documentario Sky i suoi 23 giorni. Dall'infortunio all'Olimpiade

l'intervista

Una lunga intervista alla sciatrice è il cuore della nuova Produzione Originale Sky Sport. "In quel weekend a Cortina ho vissuto due estremi: da un lato l’apoteosi di felicità, dall’altro il baratro. Dopo la caduta non riuscivo nemmeno a camminare ma quando Andrea Panzeri ed Herbert Schoenhuber mi hanno detto che potevo farcela, che in 10 giorni sarei potuta tornare sugli sci mi sono detta: proviamoci! Anche perché, se non ci provi per le Olimpiadi per che cosa ci provi?” 

INFORTUNIO GOGGIA, LE NEWS LIVE

Sky Sport presenta la nuova produzione originale di Sky Sport: 23 Giorni. Il miracolo di Sofia Goggia. Al centro del racconto l’indimenticabile impresa olimpica della sciatrice azzurra: in 23 giorni dallo sconforto di un infortunio che pareva averle tolto ogni chance, alla medaglia olimpica di Pechino. La metafora della vita e della mentalità ineguagliabile di una regina dello sport mondiale.

Sofia Goggia negli studi Sky

Una sfida lunga 23 giorni

Gennaio 2022, quasi un anno fa. 23 giorni di dolore fisico, ma ancora di più dell’anima. 23 giorni dove la sfida è stata solo con sé stessa. Una straordinaria storia di sport, dal valore fortemente motivazionale, come le imprese dei grandi atleti sanno essere. Sofia si prende per mano, guida la bambina che è in lei, quella bambina che a 6 anni sogna già, con le idee molto chiare, di trionfare alle Olimpiadi. Cresce in questo modo, tra un allenamento e un altro, cadendo e rialzandosi costantemente più forte, più solida e resiliente, imparando ad ascoltare prima di tutto il suo cuore. '23 giorni. Il miracolo di Sofia Goggia' è un dialogo sincero con Sofia, un regalo per i tanti sostenitori che raduna gara dopo gara. Una lunga intervista in cui emerge la donna e l’atleta, verso l’impresa che l’ha vista protagonista dall’infortunio nel supergigante di Cortina d’Ampezzo e le tappe che l’hanno condotta a vincere l’argento Olimpico a Pechino 2022.

Il giorno prima apoteosi di felicità

"Nella discesa del giorno prima stavo scendendo come una scellerata. Quando sono partita è arrivato nella zona del Gargano un vento tale, mi ricordo il vortice di neve alzato dal vento venir verso di me con i teli gonfi e non sapevo neanche come passare il palo. Errori madornali. Tagliata la linea del traguardo, luce verde davanti a tutti i miei fan italiani, davanti a quei bambini a cui avevo dato il cinque durante la ricognizione, apoteosi dello sci, apoteosi di felicità. Vedere le persone emozionate per te, che son venute a vedere la gara di Coppa del Mondo per te e per le tue compagne, per l'Italia. Non c'è nulla di più bello che sentire l'amore e il supporto dai fan". La gioia, però, il giorno dopo lascia spazio alla disperazione: "Il giorno dopo stavo facendo il Super-G perfetto. Non avevo fatto un errore tecnico fino a quel punto. Quella cunetta in ricognizione l'avevo vista. Ma con i tagli di luce, era un pezzo dove si andava allo Scarpadon su 110 km all’ora, non l'ho presa in considerazione. Allora è stato un attimo: ho sbattuto gli occhi per entrare in quel punto, mi si sono divaricati gli sci, mi sono trovata a terra, ho impattato con il palo dopo e subito ho sentito male al ginocchio."

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Non ho voluto il toboga, ho rimesso gli sci

Dopo la caduta, Sofia Goggia vive attimi di grande preoccupazione: "Arriva l'allenatore dalla squadra e capisce che la situazione non è proprio delle più rosee. metterei Quando ho sentito il signore dei soccorsi dirmi ‘chiamo il toboga’ gli ho detto ‘no, non posso andare via da Cortina sul toboga’. Allora ho messo gli sci, ma da dove sono caduta fino al traguardo - dove volevo salutare i fan - non mi sentivo le gambe". Sofia decide di arrivare in fondo alla discesa da sola: "Non avevo sensibilità alle ginocchia, non sentivo niente, ero come paralizzata. Mi sono tolta gli scarponi, ho visto che iniziavo a tremare e sapevo di avere qualcosa che non sarebbe stata la classica botta".

L'infortunio per me è come un dolore inflitto alle persone che amo

"Il dolore che provi per te stesso lo puoi sopportare, ma vedere le persone che ti amano, con quegli occhi, fa crollare anche te ed è qualcosa che io non sopporto. È quasi patologico dire io per me sopporto una cosa, un dolore allucinante ma per gli altri quasi crollo, quando invece dovresti dire cavolo sono io la persona infortunata. Invece io ho sempre vissutol'infortunio quasi come un'ingiusta punizione nei confronti miei, ma anche nel dolore inflitto alle persone che amo. 

Da subito era chiaro che il crociato fosse il problema

Il professor Herbert Schoenhuber, che è stato presidente della Commissione Medica FISI dal 1985 al 2019 e segue Sofia fin da quando era una ragazzina aveva visto la sua caduta in televisione. Sofia voleva subito un suo parere e lo ha chiamato dall’elicottero che la portava alla clinica milanese La Madonnina. "Herbert ha preso con le mani il mio ginocchio, mi ha guardato con quello sguardo, con i suoi occhi azzurri sotto gli occhialetti e mi ha detto, con il suo accento altoatesino: Qua qualcosa al crociato c’è. Ho visto Andrea Panzeri, l’attuale presidente della Commissione Medica FISI, che quasi voleva svenire mentre io sono stata zitta perché non sapevo cosa sperare, cosa provare. Allora facciamo questa risonanza ma le immagini non riuscivano a venire bene, nonostante i pesi che mi avevano messo per farmi stare ferma, perché continuavo a singhiozzare. Poi, durante l'ennesima foto, l'ennesimo esame, ho sentito la voce di Herbert da dietro, dalla sala di comando, dire: No, Sofi il crociato c'è. Sospiro di sollievo anche se poi... la verità è che il crociato c'era ancora, cioè c’era un filino che teneva uniti i due lembi".

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Dieci giorni per tornare suli sci? Io non riuscivo a camminare

“Herbert mi ha detto ‘tra dieci giorni sei a sciare’. Dieci giorni? Ma come faccio, ho risposto, non riuscivo nemmeno a camminare. Ed è stato lì che Panzeri mi ha detto ‘Sofi, se tu lo vuoi ci proviamo tutti insieme’. Allora, grazie alle sue parole e a quelle di Herbert mi sono detta: ok, proviamoci, anche perché se non ci provi per le Olimpiadi per che cosa ci provi?”. Comincia così il percorso per tornare sugli sci ma la partenza delle compagne per la Cina la getta nuovamente nello sconforto. "Io sono entrata in palestra con le stampelle e, al pensiero che le altre erano a Malpensa e stavano partendo per le Olimpiadi, sono scoppiata a piangere, ma a dirotto. E mi sono accasciata a terra, stringendomi, come per non lasciarmi sola. Mi sono stretta forte e ho spremuto tutte le mie lacrime, e poi, dopo uno sfogo di un quarto d'ora, mi sono rialzata e sono andata a lavorare".

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Io ce la faccio

"Io ce la faccio, mi sono ripetuta, faccio del mio meglio e vado avanti, devo tirar fuori il meglio dalla situazione e fare fuoco con la legna che ho”. I giorni erano pochi per tornare a sciare e presentarsi alla gara di Pechino: "È stato un percorso difficilissimo, ma a livello personale estremamente appagante per la ricchezza che ho trovato. Penso sia stata una parte dolorosissima della mia carriera, ma sicuramente il valore umano che ho trovato nelle persone che mi hanno circondata in quel percorso è qualcosa di leggendario. Fidarsi delle persone è un conto, affidarti alle persone un altro e non è facile farlo, soprattutto quando sei ad alti livelli, come me. Ho avuto persone che per me si sarebbero buttate nel fuoco e questo è l'incommensurabile valore che c'è dietro questo argento che ho vinto".

Le piste in Cina erano difficili, ma poi ho fatto click

"Cercavo di sciare il più possibile per testarmi, però le piste in Cina erano veramente difficili, con una neve di difficilissima interpretazione, era un cristallo diversissimo rispetto a quello che troviamo in Europa e anche gli atleti sani facevano fatica. Immaginatevi una come me. Con un ginocchio del genere. Sono state giornate difficilissime, anche quando sono caduta alla terza porta prima del Super-G. Ho pensato nuovamente che tutto fosse finito". Sofia però non si dà per vinta: "C'è stato un momento in cui ho fatto click ed è stato quando mi sono presentata alla ricognizione della prima prova della discesa, prova che già avevo studiato, avevo chiesto a Lindsey (Vonn) di mandarmi tutto, porte, neve, linee… poi, chiaramente dal video vedi poco, ma un'idea te la fai. Cercavo sempre uno spunto che mi potesse aiutare nel mio percorso. Allora mi sono presentata il giorno della discesa, non avevo neanche tanti dolori, con gli sci ben fatti dal mio Babi, sono entrata nella casetta di partenza e, con la sorpresa un po' di tutte, ho letto la scritta Beijing 2022. Lì ho avuto un click e mi sono detta: "Questo è il motivo che dà un senso alle mie sofferenze. Io ci sono". Ho fatto la ricognizione con un sorriso pazzesco e una serenità incredibile, ma anche la convinzione in me stessa".

23 giorni

La programmazione su Sky e in streaming su NOW

Sabato 31 dicembre

  • Ore 11.00 su Sky Documentaries
  • Ore 12.15 e mezzanotte su Sky Sport Uno
  • Ore 19.30 su Sky Sport 24

Domenica 1^ gennaio

  • Ore 13.45, 19.30 e 22.45 su Sky Sport Uno

Martedì 3 gennaio

  • Ore 13.00 su Sky Documentaries

Giovedì 5 gennaio

  • Ore 10.00 su Sky Documentaries

Disponibile on demand