Non sarà una Coppa del Mondo come tutte le altre

La neve appare sui ghiacciai per poi arrivare, come tutti noi speriamo, anche sulle mitiche cime. Sci, sciare. Quella strana sensazione di libertà assoluta. Dominare l'attrezzo, farlo andare con quel "piccolo" potere di controllo che a un certo punto ci fa dire: "so sciare". Certo, con quelli attuali è tutto più facile e francamente anche più pericoloso, sia nella convivenza in pista con le altre discipline sia nell'affollamento tipico del weekend... ed ecco che si è resa necessaria l'obbligatorietà del casco per tutti, non solo per i bimbi. Sicurezza, un tema assai complesso che però dobbiamo affrontare. Anche perché gli esempi, da sempre, sono quelli dei campioni e se nelle prime edizioni della Coppa del mondo bastava un cappellino e un maglione per gareggiare ora tutto è radicalmente cambiato, per fortuna. Misure di sicurezza sempre più accurate e necessarie, che dovranno essere ulteriormente implementare vista la lunga lista di recenti tragedie. Una necessità a cui dovranno adeguarsi tutte le squadre nazionali, sperando che gli allenamenti, specie quelli della velocità, arrivino a essere trattati come gare di Coppa del mondo. Coppa del mondo, per l’appunto. Nuova stagione, annata di enorme importanza visto che è anche una stagione olimpica. Vuol dire differenziare la preparazione alle gare e quella all’appuntamento coi Giochi. Questo almeno sulla carta, poi, si sa, quando si è al cancelletto di partenza non cambia nulla e si tira al massimo, in palio vittorie e punti. Odermatt e Brignone sono i due ultimi vincitori e qui già ci sono le prime differenze. Fede, la nostra Federica, non sarà a quel cancelletto di partenza, almeno all'inizio, poi si vedrà. Come - quello stesso “si vedrà” - si dovrà estendere anche ai Giochi. Odermatt, invece, punta al quinto successo in coppa generale, con l’obiettivo di raggiungere Marc Girardelli, mentre Hirscher è ancora lontanissimo con 8 consecutivi. Per lo svizzero ci sarà poi la possibilità di incrementare in gigante e soprattutto puntare ai Giochi, che si correranno, a livello maschile, sulla pista di Bormio. Stelvio protagonista. Dura e tecnica, senza un attimo di pausa o tregua, ovvero di poter ragionare sul tracciato. Quasi impossibile pensare al passaggio successivo ed è proprio su questa pista che si nutrono le nostre, forse uniche, speranze olimpiche al maschile. Dominik Paris e Mattia Casse qui hanno ottenuto delle ottime prestazioni. Paris ha vinto ben sette volte, sei in discesa e una in SuperG, aggiudicandosi proprio sulla Stelvio il suo primo trionfo nel 2012. Sono i nostri atleti più esperti e titolati, poi si sa i Giochi olimpici possono regalare anche la famosa prestazione da carneade, della serie: “ma chi era costui?”. Certo che le discese di coppa ci diranno quanto e come stanno i due uomini jet e se dobbiamo sperare anche in nomi nuovi. Detto di Odermatt, aggiungiamo la potenza della squadra rossocrociata, mentre annotiamo che difficilmente vedremo il norvegese Kilde al via, attualmente pubblicizza guanti ma non il suo start per la Coppa del mondo. Capitolo diverso per la sua fidanzata, Michaela Shiffrin, e per il settore femminile. Due le grandi assenti: la già nota Federica Brignone e, recentissima, Marta Bassino. Un grande punto interrogativo rimane anche sulla slovacca Petra Vlhova, vincitrice della coppa generale qualche anno fa. Sarà battaglia Shiffrin-Gut con, perché no, l’inserimento di Sofia Goggia. Di certo, la bergamasca si presenta con una ritrovata forma in gigante e, come sempre, una forza disumana quando si tratta di far correre a tutta gli sci. Mai vista così, tranquilla da far paura, l’assoluta consapevolezza che il futuro della sua coppa e dei suoi Giochi passi solo da lei e dal suo stato fisico e mentale. Sofia è tosta e noi tutti incociamo le dita e non solo. Chi è chiamata a una stagione determinante per la sua chiusura di carriera è Lara Gut: la svizzera, vincitrice di due coppe del mondo generali, è sempre stata riservata, un 'orso' concentrato solo sulle gare, mentre da poco ha improntato una campagna simpatia sui social, con sorrisi e carinerie in genere da lei disdegnate. Insomma, cioccolata calda e camino per la sua stagione d'oro. Un bel duello con Sofia tra gigante, discesa e SuperG, specialità nella quale ha portato a casa ben 6 coppe. Ma le attenzioni principali, inevitabilmente, sono tutte su come arriverà al cancelletto di partenza colei da cui dipende tutta la coppa e l'Olimpiade, ovvero Michaela Shiffrin. I numeri dell'americana sono mostruosi: 101 successi in Coppa, suddivisi in 64 slalom, 22 giganti, 4 discese, 5 SuperG, 1 combinata e 5 in parallelo, poi 11 coppe di specialità di cui 8 in slalom. Tutto ciò definisce un impero. È anche certo che rinuncerà alla discesa, specialità che non ha mai amato ma che, per vincere la coppa generale, ha dovuto fare. Con 5 coppe la donna dei record può raggiungere l'ultimo e super significativo, ovvero il numero 6, come le coppe vinte dall'austriaca Anne Marie Moser-Proell. Se dobbiamo parlare di record allora va citato e raccontato il vero animale da podio, la campionessa bionica, Lindsey Vonn. Il 18 ottobre ha compiuto 41 anni ed è la più motivata, tra tutte, a voler dimostrare di chi è veramente il regno del Circo bianco. Rientrata lo scorso anno dopo sei anni di assenza e con un ginocchio nuovo, ha piano piano risalito le classifiche per arrivare nuovamente a podio nell'ultima gara di Sun Valley. Pazzesca. Discesa e SuperG il terreno di conquista con 8 Coppe vinte in libera tra le 16 totali di specialità, oltre a quattro generali, con ben 82 primi posti in coppa. Giusto per la cronaca, la sempreverde e bellissima Lindsey Caroline Kildow ha come fiore all'occhiello le amatissime piste di Lake Louise e l'italiana e sede olimpica Cortina d'Ampezzo, con 12 vittorie. Una battaglia a cinque cerchi incredibile ci attende; come anche quella per la Coppa, che dovrà disegnare nuovi percorsi inerenti alla sicurezza. Materiali, attrezzi, piste e tracciature, associate alla qualità della neve, dovranno essere una priorità per gli organizzatori, nell’ottica della continua salvaguardia degli atleti. Loro sono gli esempi a cui si rifanno i giovani degli sci club e come sempre queste tematiche si devono soprattutto a livello zonale e poi nazionale, sotto una precisa e corretta direzione della federazione internazionale. Basta creare fondazioni che portano i nomi di sfortunati ragazzi, bisogna agire e far sì che questi nomi diventino un monito e uno sporne a fare... da Matilde Lorenzi a Matteo Franzoso, a loro va una dedica speciale. Jean Claude Killy e Marco Odermatt, Nancy Greene e Federica Brignone sono invece la Coppa del Mondo di sci. Quella sensazione che ha sempre qualcosa di magico, quando si puntano i bastoncini fuori dal cancelletto di partenza e le code si alzano per dare quella spinta nel vuoto tra velocità e danza tra i paletti.

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Non sarà una Coppa del Mondo come tutte le altre

Giovanni Bruno