Argentina-Serbia 97-87, risultato e highlights dei Mondiali di basket

Basket

Una partita di cuore e d’orgoglio di tutto il roster della squadra sudamericana condanna la favorita Serbia a tornare a casa ai quarti di finale. Facundo Campazzo e Luis Scola sono i volti di un match che entra di diritto nella storia del basket argentino: un capolavoro che regala una meritata qualificazione a una squadra diversa dalle altre per intensità e voglia di vincere

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Argentina-Serbia 97-87, il tabellino

ARGENTINA: Brussino 4, Caffaro 0, Campazzo 18, Deck 13, Delia 4, Fjellerup 2, Gallizzi 2, Garino 15, Laprovittola 8, Redivo 0, Scola 20, Vildoza 11

SERBIA: Bircevic 0, Bjelica 18, Bogdanovic 21, Guduric 5, Jokic 16, Jovic 7, Lucic 12, Marjanovic 0, Micic 5, Milutinov 0, Raduljica 0, Simonovic 3

Gettare il cuore oltre l’ostacolo è spesso un modo di dire inflazionato e svuotato di significato. L’Argentina di coach Hernandez però, mai come questa volta, il cuore l’ha messo sul parquet per 40 minuti, concentrando più voglia ed energia dei serbi in una gara già decisa soltanto sulla carta. Facundo Campazzo a inventare in cabina di regia con i suoi 18 punti, 12 assist e sei rimbalzi, Luis Scola a pennellare nei pressi del ferro nonostante i 39 anni (20 punti, miglior realizzatore dei suoi) e un gruppo di giocatori scatenati su ogni pallone. Nell’altra metà campo la Serbia ha assistito inerme e impotente per quasi un tempo allo show dall’arco degli argentini (nove delle prime 14 triple tentate a segno), per poi iniziare una lenta rimonta che sembrava destinata a compiersi nel finale. Troppo il gap tecnico e di alternative tra i due roster, almeno all'apparenza. Il momento di svolta del match arriva nel quarto periodo, quando grazie a un canestro del solito Bogdan Bogdanovic (21 punti e l’ultimo ad arrendersi tra i ragazzi di Sasha Djordjevic), la Serbia riesce finalmente a mettere il naso avanti. Il punteggio dice 70-68 in favore della Serbia, agli occhi di tutti la fine del sogno argentino. Invece è soltanto l’inizio del crollo delle ambizioni mondiali dei balcanici, travolti dal parziale firmato dalle giocate di intensità di Gabriel Deck, dai canestri impossibili di Patricio Garino, dalle invenzioni di Laprovittola. Nomi che assieme a quelli dei compagni più blasonati entrano nella storia della pallacanestro argentina: una squadra già certa dell’accesso alle Olimpiadi 2020 e senza nulla da perdere che è riuscita a battere con merito il roster più forte della competizione mondiale.

La questione rimbalzi e i vantaggi di cui la Serbia non ha approfittato

Sono tanti i rimpianti di Sasha Djordjevic al termine di una partita in cui la sua Serbia ha dominato sotto i due canestri (42-29 il conto finale dei rimbalzi catturati, a lungo un margine ben più evidente durante il match) e non ha approfittato della maggiore stazza e fisicità. I piccoli argentini infatti spesso non hanno pagato dazio contro i giganti dei serbi: Nikola Jokic ha chiuso con 16 punti, dieci rimbalzi e cinque assist una buona prestazione che tuttavia non ha impensierito più di tanto i suoi avversari. Boban Marjanovic invece è il simbolo del fallimento serbo: meno di tre minuti in campo, tre falli commessi, due palle perse, zero tiri, zero punti, -8 di plus/minus. Un’arma in uscita dalla panchina diventata un problema da rimuovere nel minor tempo possibile dal parquet. L’emblema di una giornata da dimenticare per la Serbia. Alla sirena finale restano in mezzo al campo soltanto gli argentini, che fanno festa e adesso aspettano la vincente tra Stati Uniti e Francia. Per loro questo Mondiale in Cina è già un trionfo, ma nonostante questo non sembrano essere ancora sazi dei successi raccolti.