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Josh Owens a Sky Sport: "Durante l'emergenza coronavirus resto in Italia, mi fido di più"

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Pietro Colnago

In mezzo a mille fughe di americani la storia di Josh Owens, centro della Grissin Bon Reggio Emilia, è davvero unica: la sua scelta è stata quella di fidarsi della sanità italiana e della responsabilità dei cittadini e quindi di rimanere nel nostro Paese invece che tornare a casa

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In una situazione d’emergenza è ovvio e naturale che tutti cerchino l’opzione più sicura e psicologicamente più valida per cercare di non venire contagiati o quantomeno di trovarsi accanto le persone che più amano e di cui maggiormente si preoccupano. In questa chiave si deve leggere, nello sport, la scelta che molti giocatori stranieri, indipendentemente dalla disciplina di cui sono protagonisti nel nostro Paese, hanno fatto immediatamente dopo il propagarsi della pandemia. Nella pallacanestro, al momento del "rompete le righe", molti americani hanno deciso, con o senza il permesso delle rispettive società, di fare ritorno negli Stati Uniti. Qualcuno lo ha fatto in maniera "regolare", molti invece sono scappati via durante le notti senza avvisare: una fuga simile a quella che la nostra serie A ha vissuto solo nei giorni seguenti il famoso 11 settembre, quando gli americani hanno riempito gli aerei in partenza per qualsiasi città degli Stati Uniti per riavvicinarsi ai loro cari. Noi invece vogliamo qui raccontarvi una storia diversa, completamente opposta, per concetto e sviluppo, rispetto a tutte le altre: vogliamo parlarvi di Josh Owens, centro della Grissin Bon Reggio Emilia, che al momento dell’emergenza non ci ha pensato due volte a prendere una decisione coraggiosa: quella di rimanere in Italia.

"L'Italia è il posto più sicuro per me"

"Ho scelto di rimanere qui perché questo è per me il posto più sicuro. Sapevo fin dall’inizio che questa pandemia si sarebbe espansa ovunque e l’Italia è stato solo il Paese che ci è entrata prima e non avevo dubbi che sarebbe arrivata anche in USA", ha dichiarato a Sky Sport. I motivi sono semplici: la fiducia che Josh pone nella sanità italiana in termini di forze messe in campo e di esperienza accumulata, il fatto che in Italia la gente è consapevole della gravità della situazione. "Se dovessi tornare negli Stati Uniti, dove ancora non esiste un coordinamento nazionale come c’è qui, dovrei comunque sottopormi alla quarantena e stare lontano dalla mia famiglia. Rispetto a molti miei colleghi sono più fortunato: non sono sposato, non ho figli e quindi le mie responsabilità sono minori. In Italia sto chiuso nel mio appartamento e sto bene, coccolato dalla società. Da qui non mi muovo e sono convinto che presto ne usciremo alla grande". Una voce fuori dal coro insomma, ma anche un senso di appartenenza davvero unico per un ragazzo che è alla sua prima esperienza fuori dagli Stati Uniti.