Basket, coronavirus: le conseguenze economiche dopo la chiusura del campionato

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Pietro Colnago

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Con la chiusura della stagione, in una situazione ancora per molti versi complicata, la pallacanestro italiana di serie A si interroga sulle perdite economiche che tutte le sue componenti subiranno

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Dopo la chiusura definitiva della stagione, In una situazione ancora drammatica e dai contorni confusi la pallacanestro italiana di serie A si interroga sulle perdite economiche, inevitabili, che tutte le sue componenti subiranno.  Per avere un quadro più preciso la LBA si è rivolta ad una società di certificazione, la Delloite, che ha il compito di entrare nello specifico dei bilanci dei singoli club, nel frattempo però i suoi conti li ha già fatti arrivando alla conclusione che le perdite totali si aggireranno sui 40/45 milioni, 2 dei quali riferiti alla Lega in quanto istituzione. Le voci a cui fare riferimento sono sostanzialmente tre: le sponsorizzazioni che sono state ritirate o onorate solo parzialmente per l’oggettiva difficoltà delle singole aziende di continuare la loro attività produttiva occupano il 70% di quel totale (quindi circa 30 milioni che non entrano nelle casse dei club).

Il ticketing, che fa riferimento ai biglietti invenduti perché non ci sono eventi sportivi da mettere in scena, equivale al 20% del totale (poco meno di 10 milioni). Infine la voce ricavi, che comprende i diritti televisivi, il merchandising e le varie iniziative dei club che servono a promuovere gli sponsor o cercarne nuovi. Queste perdite equivalgono al restante 10% (tra 5 e 6 milioni). Difronte ad una realtà come questa è inevitabile che il futuro, con tutti i club che da oggi cominciano a pensare alla nuova stagione, sarà comunque molto diverso da quello vissuto fino ad oggi perché occorrerà prima di tutto fare la conta di quante società saranno rimaste in piedi e di quante squadre sarà formata la serie A. Il fatto che molti sponsor non possano più impegnarsi alla stessa maniera, perché le loro aziende hanno ridotto il personale oppure hanno persone in cassa integrazione è un particolare di cui tenere conto e di conseguenza anche gli stipendi dei giocatori dovranno per forza di cose essere più bassi.

Un altro particolare importante riguarda il concetto di mutualità che è sempre esistito; i diritti tv del calcio di serie A, parte dei quali sono sempre stati dirottati verso gli altri sport professionistici italiani. L’anno scorso la cifra si aggirava attorno al milione di euro ma la Lega, ancor prima di questa emergenza, stava cercando un accordo attorno ai 3 milioni e mezzo. E poi, ultimo, ma non ultimo, ci sarà la necessità di mettere mano alla Legge 91 e anche alla Legge Melandri per cercare di cambiare qualcosa togliendo o spostando i vari paletti in favore di una maggior libertà di azione e minori vincoli per le società sportive professionistiche. Potrebbe essere un’opportunità che finora era sempre stata “rimbalzata” dalle istituzioni e che invece adesso diventerebbe più facilmente attuabile.