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Pozzecco a Casa Sky Sport: "Con Sassari sono tornato in gioco. Nel 1999 ho tifato contro"

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Ospite a Casa Sky Sport, il coach della Dinamo Sassari Gianmarco Pozzecco ha ringraziato il club sardo: "Ero in pensione, con loro sono tornato in gioco". Poi una confessione: "Nel 1999 ho tifato contro l'Italia agli Europei". Infine una riflessione: "Mi piacerebbe un campionato dove far giocare di più gli italiani"

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Gianmarco Pozzecco è stato ospite di Casa Sky Sport. Il coach della Dinamo Sassari ha subito strappato un sorriso parlando del momento difficile: "Sono a casa, ho comprato dei libri per fare bella figura. Non posso andare da nessuna parte, ormai ho un'età tale per cui devo stare attento al coronavirus". Pozzecco spiega anche un suo discorso motivazionale che fece il giro del web, molto simile a quello di Al Pacino in "Ogni maledetta domenica": "Non preparo mai i discorsi prima della gara, mi presento davanti ai giocatori e vado a braccio. Di solito vengo ricordato per le poche cose che ho vinto, ma molti si sono scordati quanto fossi di difficile gestione e quante volte ho perso. Nel mondo dello sport siamo sempre focalizzati sul futuro, io non vivo la preoccupazione del domani. Ho bisogno di avere un rapporto positivo con i giocatori e di solito analizzo il quotidiano, cercando di vivere questa professione con gioia. Anche questa situazione del coronavirus dovrebbe insegnarci a essere più concentrati sull'oggi".

 

Pozzecco: "Sassari mi ha rimesso in gioco"

Pozzecco ripercorre la sua carriera da giocatore: "A Varese ho espresso la parte migliore della mia carriera, regalando le emozioni più grandi - ha spiegato -. La Fortitudo l'ho voluta ardentemente, avevo bisogno di stimoli nuovi e ho scelto in modo naturale Bologna. Purtroppo le cose non sono andate come pensavo, ma tornando da coach ho chiuso il cerchio. Capo d'Orlando è un posto meraviglioso, neutrale, mi ha dato l'opportunità di chiudere la carriera come un carrozzone, raccogliendo gratificazione e affetto da parte di tutti. Lì ero tornato a essere un giocatore selvatico, rifiutai anche un'offerta della Virtus". Un pensiero anche a Sassari, che guida dal 2019 e con cui ha già vinto una Supercoppa e una FIBA Europe Cup: "Sassari mi ha dato la possibilità di tornare, anche se ero in pensione praticamente, e di vivere ancora queste emozioni grazie alla pallacanestro. Mi ha rimesso in gioco". Pozzecco spiega il soprannome "numero mezzo": "Mi reputavo il numero 1, poi mi sono rotto il ginocchio e non avevo più stimoli. Un mio compagno di Varese mi disse che potevo diventare il "numero mezzo". Vivevo di queste cose, anche stupide, che mi caricavano..."

Pozzecco: "Nel 1999 ho tifato contro la Nazionale"

Ma esiste oggi un giocatore che si avvicina al Pozzecco dei tempi d'oro? "Purtroppo o per fortuna, non ci sono giocatori bizzarri come lo ero io all'epoca - ha detto il Pozz -. Oggi sarebbe più difficile vedere un nuovo Pozzecco, ma non solo nel basket. C'è una sorta di "comunismo", perché il gruppo è sempre al centro di tutto. Personaggi come me o Andrea Meneghin avrebbero fatto fatica a emergere: senza personalità, anche il talento sarebbe stato sacrificato". Pozz rivela poi di aver tifato contro la Nazionale che vinse l'oro nel 1999, da cui il play di Varese fu escluso per divergenze con il CT Tanjevic: "Sfido chiunque a fare il contrario - ha detto -. Ero stato messo da parte, sarebbe stato difficile fare il tifo a favore di qualcosa che sentivi tuo e ti è stato tolto. Boscia è stato molto sincero, lo ammiro molto. Mi era stato chiesto di fare il terzo play, ma volevo vivere da protagonista. Vialli dichiarò la stessa cosa nel 1994. Conosco due sportivi che sono caduti in depressione per cose come queste. E' stata una bella sofferenza". Poi è arrivata la rivincita con l'argento vinto ad Atene: "Senza quella esclusione forse non avrei avuto lo stimolo di arrivare a giocare un'Olimpiade - ha spiegato Pozz -. Nel 2003 mi cacciarono pochi giorni prima dell'Europeo, poi ho capito la lezione. Ho vissuto esperienza estremamente negative, ma questo sono stato io". 

 

Pozzecco: "Spero che Ibra rimanga al Milan"

Pozzecco è un grande tifoso del Milan: "Spero che Ibra rimanga, è il classico giocatore di personalità e spero che resti. Ero scettico sul suo acquisto alla sua età, ma la differenza l'ha fatta la personalità. Ha aiutato i compagni a sentire meno la pressione e quindi il suo ingaggio è stato positivo per il Milan". Poi una carezza a De Rossi e Totti: "Abbiamo avuto la possibilità di avere due personaggi che hanno fatto una scelta romantica, fidelizzando un'intera tifoseria. Ho grande rispetto per questi due uomini. Fa piacere che Daniele voglia assistere a un mio allenamento, ma soprattutto che abbia apprezzato il mio rapporto con i giocatori". Il mondo del basket dovrà necessariamente ripensare al modus operandi al termine dell'emergenza: "In Italia noi siamo tifosi, non appassionati. Ero molto preoccupato a livello sanitario, ora stiamo vedendo la luce e speravo che questa cosa portasse un miglioramento. Se nel mondo del basket dovremo rinunciare a una parte del budget, lo faremo. A me piacerebbe far giocare di più gli italiani, perché gli stranieri oggi fanno quantità ma non qualità. Meglio averne due forti come erano Danilovic e Richardson, piuttosto che sei scarsi".