Attraverso un lungo articolo pubblicato sul sito ufficiale della FIBA, Marco Lehmann - giocatore di 27 anni svizzero e molto conosciuto nel circuito dei tornei 3x3 - ha deciso di fare coming out e di raccontare la sua esperienza di sportivo omosessuale, sfidando stereotipi e pregiudizi: “Lo faccio per le generazioni future”
Uno sfogo coraggioso, il racconto di un’esperienza intima e personale, la voglia di cambiare le cose. Queste alcune delle motivazioni che hanno spinto Marco Lehmann - giocatore svizzero di 27 anni di pallacanestro, uno dei migliori tiratori del circuito di basket 3x3 - a parlare, a smettere di nascondere la sua omosessualità. Una scelta non scontata, a cui la FIBA ha voluto dare risalto pubblicando un lungo articolo in cui Lehmann si racconta: “Ho deciso di non aspettare il ritiro prima di annunciare di essere gay”. Un salto nel buio, come racconta il diretto interessato: “Come ho sempre sognato di dirlo? Beh, mi immaginavo in campo a realizzare l’ultimo tiro decisivo, quello che mi consacra come MVP del torneo e per celebrarlo correvo a baciare in mezzo al campo il mio fidanzato. Purtroppo nulla di tutto questo è mai accaduto: non fraintendetemi, qualche tiro importante l’ho segnato, ma il resto non si è mai avverato”.
Le cose sono andate in maniera diversa, ma Lehmann spera di fare breccia attraverso le sue parole: “Non ero più felice nella condizione in cui mi trovavo, nonostante la pallacanestro mi stia dando tutto a livello professionale. Sto vivendo il mio sogno sportivo, ma ogni volta ero costretto a inscenare lo stesso cambio di personalità: il mio fidanzato che mi accompagna in aeroporto e, una volta superati i controlli di sicurezza, lasciavo il gay fuori dalla porta e facevo spazio all’atleta privo di emozioni che preferisce essere schivo riguardo la sua vita privata”. Lehmann spiega di aver avuto momenti di enorme difficoltà in allenamento, di aver sofferto di crisi di panico e infine ha deciso di dire basta. Un gesto così complicato per molti da seguire: “Vi faccio due esempi. Un giorno sul bus mentre sonnecchiavo ho sentito dire ai miei compagni: “Per me l’omosessualità è segno di debolezza, immaginate se ne avessimo uno in squadra?”. Quanto mi sarebbe piaciuto rispondere a tono. Un’altra volta invece, durante un match, sono stato rimproverato per il mio scarso impegno: “Che stai facendo? Stai giocando come un gay! Nel secondo tempo datti una svegliata”. Quanto avrei voluto dire “sì, sono omosessuale”, ma non potevo”. Dopo questa vera e propria liberazione personale, Lehmann non ha dubbi: “Io sono convinto che un giocatore renda al meglio quando è in pace con sé stesso”. Lui, a 27 anni e nel pieno della sua carriera, spera finalmente di averla trovata.