Federico Buffa Talks, Gigi Datome ospite della quinta puntata

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Racconti, ricordi, emozioni: Federico Buffa e il direttore di Sky Sport, Federico Ferri ci portano nella vita di una grande protagonista del mondo dello sport, l’ex capitano del basket azzurro, Gigi Datome. Appuntamento sui canali Sky Sport, su NOW e on demand dal 29 dicembre (alle 19 e alle 22.45 su Sky Sport Uno), con il secondo episodio della quinta puntata di 'Federico Buffa Talks'

Nel secondo episodio della quinta puntata di “Federico Buffa Talks”, Federico Buffa e Federico Ferri danno il benvenuto a un gigante della pallacanestro italiana: Gigi Datome, capitano della Nazionale dal 2013 e volto del basket azzurro fino alla sua ultima presenza, la numero 203, giocata ai Mondiali di Manila, il 9 settembre 2023.

Una lunga e generosa carriera che lo ha visto indossare, in Italia, le maglie di Siena, Roma, Scafati e Milano, con cui ha conquistato gli ultimi due scudetti prima del ritiro; all’estero, in NBA, ha indossato le canotte dei Detroit Pistons e dei Boston Celtics e quella del Fenerbahce, con cui ha vinto tutto, compresa l’Eurolega nel 2017.   

Datome
Datome - ©Getty

I successi, la 'vita vera' e il rapporto con la mamma

Il racconto del suo incredibile percorso parte proprio dalla fine, e cioè dalla scelta di lasciare il gioco per dedicarsi a quella che Datome stesso definisce “la vita vera”.

L’ex giocatore di Detroit e Boston ha ripercorso così i suoi successi con i club e con la Nazionale e i suoi momenti di difficoltà, per esempio quelli che hanno caratterizzato il suo periodo americano, soffermandosi sul rapporto con la sua famiglia e in particolare con sua madre, sempre rimasta nell’ombra nelle precedenti narrazioni della sua vita.

Gigi e il basket, un destino scritto

“Gigi è nato sul campo – racconta mamma Antonellanon aveva alternative, ha sempre giocato, non ha mai cominciato. La sera prima che nascesse ero a Montebelluna, al palazzetto, a vedere la Benetton”. Datome è cresciuto con un papà, Sergio, che fin da piccolissimo gli ha messo le ali perché in lui ha visto, prima di chiunque altro, la stoffa del campione, e una madre che, al contrario, ha sempre cercato di tenerlo saldamente ancorato a terra. “Gigi – continua Antonella Toti – era un bambino indipendente, buono, un leader, un punto di riferimento, nelle recite scolastiche faceva Babbo Natale. Gli piaceva studiare, era sereno. A 7 anni gli chiesi cosa volesse fare da grande e lui mi rispose che sarebbe diventato un giocatore di basket. Ricordo benissimo quel momento: eravamo in macchina, mi fermai e gli dissi che la pallacanestro non è un lavoro e che da grandi bisogna trovarsi un mestiere”. 

Foto ricordo del primo giorno di scuola (archivio famiglia Datome)

Il trasferimento a Siena e il sogno che diventa realtà

“Sono state le opportunità della vita a scegliere per lui – confessa la mamma di Datomeio in realtà ho sempre provato a ostacolarlo perché non lo consideravo un mestiere serio e non potevo immaginare che arrivasse così in alto”. Eppure, quando Gigi, a 15 anni, si trasferisce a Siena per giocare alla Mens Sana, mamma Antonella lo segue, spaccando la famiglia in due: lei e Gigi a Siena, papà Sergio e il fratello Tullio a Olbia: “Mi è preso un colpo! Lasciare casa così piccolo per andare a lavorare, perché era un lavoro. Il primo anno ho provato a dissuaderlo ma non ci sono riuscita. La scuola è stata la difficoltà più grande, ma lui andava bene comunque”. Poi arriva la maggiore età, il trasferimento a Scafati e a Roma, e infine la chiamata dei Detroit Pistons: “È stato un sogno per tutti – continua Antonella – per la famiglia, per la città. Era felice, ma l’NBA si è rivelata molto dura perché alla fine sei solo. Però, non ha mai fatto vedere lo sconforto, non si è mai lamentato, non ha mai detto che non stava bene, sono io che lo immaginavo, lo capivo che era infelice”.

Famiglia Datome: mamma Antonella Toti, papà Sergio, il fratello Tullio e Gigi

Il dopo basket: “Adesso comincia la vita vera”

“Se penso al momento del suo addio – ricorda mamma Antonella mi commuovo ancora, solo allora ci siamo tutti resi conto di quante cose avesse fatto, dell’importanza della sua carriera. La fine era il momento che temevo di più perché mi chiedevo: E adesso cosa farà? Invece lui non aveva rimpianti e oggi è molto sereno. Non ha mai seguito il successo o il guadagno, ha sempre cercato di fare qualcosa che lo appagasse e che lo rendesse felice. Adesso per lui comincia una nuova vita, la vita vera, e la sta prendendo con grande naturalezza ed entusiasmo”.

L'addio al basket, tempistica consapevole e romantica

Ad arricchire la conversazione a tre con Federico Buffa e Federico Ferri, anche molti aneddoti e retroscena della carriera di Gigi Datome, come l’inaspettata e indimenticabile cena con Kobe Bryant. Il momento dell’addio è stato vissuto come la conclusione perfetta di un percorso straordinario: "È stata una tempistica molto fortunata, molto consapevole – ha detto Datome – e molto romantica. Ce l'avevo in testa che più o meno potesse essere questo l'anno, volevo finire ad alto livello, ho fatto quello che dovevo fare, poi è finita come è finita: scudetto vinto a gara-7, finale bellissima, e ho chiuso con la Nazionale al Mondiale, da capitano".

Un predestinato. Da febbraio sarà Capo Delegazione della Nazionale

Per usare le parole di mamma Antonella, Gigi Datome "Non ha mai cominciato a giocare a basket", semplicemente perché il basket faceva parte della sua vita prima ancora che venisse al mondo. La sera prima che nascesse, infatti, sua madre era sugli spalti a vedere una partita della Benetton (Datome è nato in Veneto, a Montebelluna, ma poi si è subito trasferito a Olbia) e i primi canestri li ha tirati in un palazzetto che portava il suo cognome, dedicato a suo zio, Roberto Datome, morto in un incidente stradale a soli 24 anni, nel Capodanno di quarant’anni fa.

Se esiste un esempio di predestinato, dunque, quello è Datome. A soli sette anni affermava già con assoluta certezza che da grande avrebbe fatto il giocatore, e per sancire questo suo legame che va ben al di là del gioco, anche dopo il ritiro, Luigi sta continuando a occuparsi di basket: tutt’ora è accompagnatore dirigente dell’Olimpia Milano e da febbraio 2024 sarà anche Capo Delegazione della Nazionale. "La Nazionale è sempre stata la cosa più importante ed è rimasta fino all'ultimo la parte romantica del gioco. Sono contento – ha aggiunto Datomeche questo gruppo che ho lasciato abbia questo valore, che non è scontato, di una consapevolezza del peso e dell'importanza della maglia azzurra".

Dal 29 dicembre sui canali Sky Sport e NOW

Oltre al racconto della vita sportiva, la chiacchierata con Buffa e Ferri lo ha portato ad esprimersi su altri aspetti della sua esistenza: il rapporto con la famiglia e in particolare con la madre, le sue passioni extra campo, ovvero la lettura e la musica, e alcuni episodi indimenticabili che custodisce gelosamente tra i ricordi, come la cena con Kobe Bryant.  Il secondo episodio della quinta puntata di Federico Buffa Talks, che chiude la prima stagione di questa nuova produzione originale firmata Sky Sport, sarà disponibile da venerdì 29 dicembre, anche on demand e su NOW, introdotto, ancora una volta, da Massimo Oldani, splendida voce storica di Radio Capital. Inoltre, se vi siete persi le puntate con Gregorio Paltrinieri, Filippo Tortu, José Mourinho e Paola Egonu, sono tutte disponibili on demand.

Venerdì 29 dicembre

  • Ore 19 e 22.45 su Sky Sport Uno
  • Ore 20 e 00.00 su Sky Sport Arena
  • Ore 21 su Sky Sport Max

Sabato 30 dicembre

  • Ore 11, 14 e 20.00 su Sky Sport Uno
  • Ore 12.15 e 16.30 su Sky Sport Arena
  • Ore 18 e 22.30 su Sky Sport Max