Prima l’ingresso nelle vesti di sponsor, arrivato nel 2004 come salvagente per una società a rischio fallimento, poi l’acquisto della maggioranza delle quote di proprietà quattro anni più tardi: quello tra Giorgio Armani e l’Olimpia Milano è stato un rapporto d’amore fin dal primo giorno. E nella sua avventura da uomo simbolo della squadra lo stilista scomparso ieri si è tolto molte soddisfazioni, a cominciare da quello scudetto vinto nel 2014 che poneva fine a un digiuno quasi ventennale
L’inizio non era stato dei più semplici, anzi, perché in ballo c’era la vera e propria sopravvivenza della squadra più vincente nella storia del basket italiano. Era l’estate del 2004 e l’ingresso nelle vesti di sponsor da parte del Gruppo Armani di fatto salvava la società allora in mano a Giorgio Corbelli, e a un anno di distanza sarebbe arrivata la delusione bruciante della sconfitta alle finali scudetto contro la Fortitudo Bologna. Qualcosa, però, si era evidentemente mosso in Giorgio Armani e nel suo trasporto per il gioco della pallacanestro, tanto che quattro anni dopo arrivava il passaggio da sponsor a proprietario e iniziava un percorso lungo e pieno di tappe importanti. La prima delle quali, nel giugno del 2014, vedeva la squadra allora allenata da Luca Banchi riportare lo scudetto a Milano dopo 18 anni di digiuno. E da lì in poi vincere è diventata quasi un’abitudine per l’Olimpia targata Armani.
I trofei dell’era Armani
Il conteggio è presto fatto: in diciassette anni da proprietario dell’Olimpia, Armani ha collezionato ben quindici trofei: sei scudetti, quattro coppe Italia e quattro supercoppe italiane. L’ultimo scudetto è arrivato nel giugno del 2024, al termine dell’ennesimo confronto con la Virtus Bologna, rivale milanese nelle ultime stagioni. In Europa, sempre frequentata ai massimi livelli sotto il marchio dell’Eurolega, le soddisfazioni sono state decisamente più rare, con il rimpianto per quel terzo posto arrivato nel 2021dopo una rocambolesca semifinale persa all’ultimo respiro contro il Barcellona. Sotto la guida di Re Giorgio, però, l’Olimpia è tornata a essere protagonista assoluta in Italia e a nutrire ambizioni importanti in Europa, e pare destinata a continuare su questa strada anche dopo aver perso l’uomo che prima l’ha salvata e poi l’ha rilanciata, sempre in nome di un amore profondissimo per la squadra e per il gioco della pallacanestro.