Perché e come l'Italbasket può fermare la Slovenia di Luka Doncic

Chiuso il girone C, andando verso l’ottavo di finale contro la Slovenia, sono tre gli aspetti che più mi hanno impressionato di questa Italbasket: il carattere della squadra, la grinta e l’energia che hanno messo in ogni possesso; la capacità di trovare soluzioni nei momenti di difficoltà, quando per esempio Simone Fontecchio ha faticato a trovare il canestro; la difesa, che non ha mai concesso più di 79 punti alle avversarie, nemmeno alla Grecia di Antetokounmpo, una squadra capace di sfiorare i 90 a ogni partita e invece tenuta solo a 75 nella sfida più difficile di questa prima fase. Se la compattezza difensiva è stata una caratteristica distintiva dell’Italia fin qui , l’attacco ha stentato in più occasioni. Abbiamo avuto delle difficoltà nette nel creare azioni, le percentuali di tiro sono state basse, questo perché non siamo riusciti ad avere la nostra classica circolazione di palla, non ci siamo presi spesso i tiri a noi congeniali e non abbiamo forzato gli avversari a giocare la nostra pallacanestro. Ci siamo riusciti solo con la Bosnia, dove abbiamo toccato i 90 punti, mentre Georgia, Grecia e Spagna – anche ovviamente per meriti loro – ci hanno tolto ritmo e intensità, facendo perdere colpi al nostro attacco, di solito spumeggiante. Ci sono mancate le percentuali nel tiro da 3, un fondamentale necessario nel basket di oggi per riuscire a ottenere grandi risultati. La nostra Nazionale quando ha avuto delle percentuali buone dall’arco ha sempre compiuto dei capolavori sul campo. E dire che questa squadra può contare su diversi tiratori, utilissimi in un roster costruito per penetrare, scaricare, muovere la palla e giocare sul ribaltamento di fronte per prendere tiri in ritmo: un mantra tattico che spesso non siamo riusciti a mettere in pratica nelle prime cinque gare dell’Europeo. D’ora in poi, in partite secche, sarà ancora più complicato, perché le difese avversarie cercheranno con tutte le forze di mandarci fuori ritmo. Servirà magari qualche giocata individuale, sapersi affidare al talento dei singoli nel momento giusto, cavalcare l’estemporaneità, per quanto il basket rimanga sempre uno sport dove è il collettivo a farla da padrone. La parola chiave sarà, ancora una volta, intensità. Anche per l’attacco. Perché se siamo aggressivi, stiamo sulle linee di passaggio e recuperiamo qualche pallone in più abbiamo gente che si divora il campo: andando in transizione possiamo riusciamo a trovare punti facili. Come ha saputo fare ottimamente Saliou Niang, una piacevolissima sorpresa di questa prima fase dell’Europeo. Che Saliou fosse forte si era capito dalla sua stagione a Trento, dalla Coppa Italia fino al lavoro che ha svolto in avvicinamento alla rassegna continentale, ma in pochi si sarebbe aspettati un giocatore così devastante. Così come Momo Diouf, un lottatore eccezionale sotto canestro. Loro due sono stati le rivelazioni della fase a gironi, una piacevole conferma del lavoro fatto con i club e due pezzi già oggi importanti per la Nazionale. Domenica affronteremo la Slovenia. Una squadra atletica e molto esperta, da Nikolic a Muric, passando per Preperlic e Omic. Sono in pochi, hanno rotazioni corte: nella partita contro Israele hanno giocato in otto, e questo potrebbe essere un grandissimo vantaggio per noi. Adorano giocare in transizione, in velocità, prendendosi tiri aperti e hanno l’abilità di sapersi prendere il tiro importante. Non dimentichiamo che solo nel 2017 sono stati campioni d'Europa, giocando una pallacanestro devastante. È vero che oggi non ci sono più i vari Dragic, Cancar e Randolph, non sono più così forti però sono sempre una squadra che nella partita singola può farti male. Tanto, se non tutto, passerà dalle mani di Luka Doncic. Il fenomeno dei Lakers non si può fermare, fin qui sta segnando più di 32 punti a partita e smazzando più di 8 assist : già riuscire a limitarlo sarebbe una gran cosa. Se dovesse riuscire a entrare in ritmo e a coinvolgere i compagni sarebbe la cosa peggiore per noi. Bisognerà fare un lavoro collettivo, una staffetta di 40 minuti per sfiancarlo e fargli perdere lucidità, cercando di non mandarlo nelle zone di campo che preferisce . Bisognerà metterlo sotto pressione, togliergli l'avvicinamento al ferro e il palleggio, concedendogli il più possibile di andare verso destra, dove ha percentuali più basse. Sull’altro fronte gli Azzurri dovranno coinvolgerlo sempre nelle scelte offensive, attaccandolo regolarmente per fargli fare qualche fallo e stancarlo, sperando di farlo arrivare poco lucido nei minuti finali per andare a conquistare un meraviglioso quarto di finale.

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Andrea Meneghin