Gallinari: "Ritiro deciso dopo l'Europeo. Futuro? Nel basket, ma non farò il coach"
LE PAROLEUfficializzato il ritiro, Gallinari ha parlato in una videocall organizzata da Nba: "All'inizio c'era solo l'idea dell'addio alla Nazionale, dopo l'Europeo ho parlato con la mia famiglia e ho deciso in serenità". Il futuro cosa prevede? "Ho tanti progetti, mi sono sentito anche con Datome e Banchi. Mi piacerebbe lavorare nel front office". Nessun rimpianto, anche se "mi sono sentito vicino al titolo NBA nei miei momenti peggiori" e "direi al Danilo 20enne di ascoltare meglio il suo corpo"
Danilo Gallinari ha annunciato via social il suo ritiro martedì 2 dicembre. Oggi, a due giorni dall'ufficialità, ha spiegato com'è maturata la scelta in una videoconferenza organizzata da NBA e aperta ai media internazionali. Una lunga chiacchierata in cui il Gallo ha snocciolato aneddoti, affrontato le prospettive future, ripercorso la sua carriera e chiarito alcune dinamiche come il mancato ritorno all'Olimpia Milano negli ultimi anni di carriera.
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Le riflessioni dell'ultimo periodo, il rapporto con i più giovani e quello con i grandi campioni NBA. Gallinari si è raccontato a 360 gradi.
Come vuoi essere ricordato? Quale pensi sarà il tuo lascito?
"Mi auguro di essere stato un leader positivo, un bel compagno di squadra, una bella persona. Tanti mi hanno scritto dicendomi che mi hanno preso come modello ed essere un modello positivo per i giovani è la cosa più bella. Questo è successo anche con alcuni ragazzi con cui ho condiviso l’ultimo Europeo. Mi hanno detto che guardavano le mie partite quando ero piccolo, è stato molto bello".
Quando e come è maturata la decisione del ritiro?
"C’era il pensiero di smettere con la Nazionale dopo l'ultimo Europeo. Poi, tornando a casa e riflettendo con la mia famiglia, confrontandomi con mio papà che ha vissuto gli stessi momenti, alla fine ho deciso serenamente di smettere. L'arrivo del mio terzo bimbo ha spostato il focus su altre cose, su altri programmi, sulla famiglia. Va considerata anche la questione fisica. L'ultima annata è stata bella ma tosta, il campionato in Portorico è stato a un ritmo folle, 50 gare in tre mesi giocando 35 minuti a partita. Pensare di poterlo rifare non era sostenibile. Fisico e testa mi hanno fatto capire che era il momento".
Aneddoti Nba particolari? Qualcuno ti parlava in italiano?
"Con Kobe ci parlavamo sempre in italiano, quando ci siamo incontrati la prima volta e in ogni partita successiva. Tranne quando fece 61 punti al Madison Square Garden contro i miei Knicks, lì però non parlava nemmeno coi suoi compagni. È capitato scappasse qualche parolaccia in italiano, Blake Griffin una volta durante un tiro libero si mise a cantare "L'italiano" di Toto Cutugno, conosce tutta la canzone. Chris Paul invece chiamava 'ciccione' Marco Belinelli, e di conseguenza anche me. Addirittura c’erano delle chiamate in campo, quando giocavamo assieme ai Thunder, col nome 'ciccione'".
Il tuo futuro? Avrai un ruolo nel basket?
"Me la sto prendendo con calma, anche se sto lavorando a tante cose, fuori e dentro la pallacanestro. Sto portando avanti progetti iniziati da giocatore. Mi piacerebbe restare nel basket, non come allenatore perché non ne ho le caratteristiche, ma vorrei lavorare da manager, nel front office. Al momento però ho rimandato tutto al 2026, vedremo più avanti. Anche il tema NBA Europe sta correndo veloce e ci sarà modo di parlare anche di quello".
Hai avuto contatti con la federazione italiana?
"Sono in contatto con Gigi Datome, sono disponibile per poterlo aiutare in ogni modo. Ho parlato anche col ct Luca Banchi, su come potrei essere d’aiuto. Ci sono tanti ragazzi italiani qui negli Stati Uniti, magari darò una mano da qui per seguire da vicino queste situazioni".
Hai seguito le ultime due partite della Nazionale?
"Ho visto le due partite, ci sono tanti ragazzi nuovi e per un allenatore non è facile con così poco tempo, a maggior ragione contro nazionali che invece hanno un gruppo consolidato e sempre uguale. Ho visto giovani talentuosi che hanno tutto per fare bene. Sono convinto che faremo bene".
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Il Gallo non ha avuto paura di parlare delle sue scelte passate, ripercorrendo momenti duri come quelli durante gli infortuni, che hanno intralciato più volte la sua carriera.
Quando ti sei sentito più vicino al titolo NBA?
"Ci sono stato vicino nel mio terzo anno a Denver e nell’anno a Boston, coincisi però con due brutti momenti in cui mi sono infortunato gravemente. Con Atlanta nessuno si aspettava che potessimo arrivare così avanti (finale di Conference nel 2021, ndr).
Hai sentito le parole di coach Daigneault su di te?
"Beh, con Mark Daigneault ho un rapporto particolare, era il mio allenatore (a Oklahoma, ndr). Abbiamo vissuto la pandemia assieme e siamo stati molto vicini, anche le nostre famiglie hanno legato. Ho sempre pensato che sarebbe diventato un grande allenatore, aveva tutte le carte in regola per fare bene".
C'è una possibilità di vederti nel 3-contro-3?
"Quella è stata puramente una goliardata di Amedeo Della Valle, diventata poi virale sui social. Ho sempre giocato al campetto con gli amici, ma non ho mai avuto l’idea di giocarlo realmente".
Perché non c'è stato il ritorno all'Olimpia Milano che tanti speravano?
"Non c’è mai stato nessun interessamento, nessun contatto, mi hanno cercato altre squadre ma non Milano. Non posso svegliarmi la mattina e decidere da solo di tornare e giocare per l'Olimpia. O c’è interesse da parte della società oppure non c'è e da parte loro non è mai arrivato".
Ti capita ancora di fare due tiri?
"Gioco ancora la mia partitella domenicale con un gruppo di amici. Carlos Arroyo organizza a Miami una lega locale, mi hanno chiesto di giocare, ma vanno in campo alle 10 di sera e per me è tardi...".
Hai mai avuto qualche dubbio sulla carriera o sei contento?
"Sono pienamente contento di tutte le scelte prese. Conoscete il modello Nba, non ho sempre potuto scegliere io, quando ho potuto credo di aver fatto la scelta giusta".
Che avviso daresti al 20enne Danilo in base alla tua esperienza?
"Di ascoltare di più il proprio corpo e non dire sempre di sì. Se mi fossi riposato di più al termine della stagione in Italia prima di volare negli Usa per i workout pre Draft, forse non avrei avuto qualche infortunio di troppo, soprattutto all’inizio".
Il tuo rapporto con Bargnani e Belinelli?
"Il rapporto personale è cresciuto negli anni. Ci siamo sempre motivati l'un l'altro, i derby e le sfide italiane erano sempre belle. Confrontarci era bello per noi e per tutti i tifosi. Il nostro pensiero era sempre quello di ritrovarsi assieme in estate con la Nazionale e divertirci. Purtroppo non sempre è stato possibile, l’abbiamo fatto poco".
Parlaci di Jokic, tuo compagno a Denver.
"Per me è il miglior giocatore del mondo, ma non avrei immaginato che sarebbe diventato questo tipo di campione. Per me è incredibile vedere il suo sviluppo, sapendo da dove è partito. E vale anche per Jamal Murray. La loro crescita è stata straordinaria".