Dopo la sconfitta con il Tottenham, lo Special One ha testato l'umore dei tifosi andando sotto la curva ricevendo e dando applausi. Tuttavia è in difficoltà, non riesce a trasformare le difficoltà in energia positiva. Lo United valuta, ma meriterebbe tempo per dimostrare ancora il suo valore
Non è andata bene per Mourinho all'Old Trafford contro il Tottenham. Era una partita che valeva molto più dei tre punti: doveva essere una sfida che avrebbe dovuto dare risposte importanti sul feeling che c'è tra lui e la squadra, e tra lui e l'ambiente dello United. La squadra ha risposto anche positivamente nel primo tempo, ma il risultato non c'è stato. Mourinho, a fine partita, è stato anche molto furbo, è stato il vero Mourinho, ha capito, salutando un paio di giocatori, che il feeling del pubblico non era così negativo in quel momento nei suoi confronti e allora ha gonfiato il petto, è andato sotto la curva, ci ha messo la faccia, nonostante la sconfitta, si è preso e ha dato applausi.
Caricato anche da questo, è andato in conferenza stampa e ha mostrato il tre: "Io ho vinto tre titoli della Premier mi dovete rispettare perché nessun altro manager in questo campionato ne ha vinti altrettanti e neanche mettendoli tutti insieme ne hanno vinti quanto me", ha tuonato. Sono dati chiari, ma sono dati che lo aiutano poco perché fanno parte della statistica, della storia, del passato, perché il presente dice che è un allenatore in difficoltà. C'è da dire che la società non lo ha aiutato con il mercato, non lo sta proteggendo in questo momento, sono quasi dei separati in casa. Mou voleva andaresene nonostante il prolungamento di contratto di un anno firmato in estate, probabilmente non ha trovato una panchina che voleva (il PSG), quindi ha deciso di restare. Per quanto? Non si sa. Il suo esonero era dato a cinque dai bookmakers prima dell'avvio della stagione, poi a tre prima della gara col Tottenham, probabilmente la quota scenderà ancora.
Il rapporto con la squadra non c'è, non è scoccata quella scintilla d'amore che era nata, in maniera molto chiara, prima con il Porto, poi col Chelsea e soprattutto con l'Inter. Uno che vive di sensazioni forti, che sa usare le negatività in suo favore, per la prima volta sembra in difficoltà anche a poterne trarre vantaggio. Vedremo, sperando che possa essere una storia lunga, perché i tre trofei che ha vinto il primo anno non è stato un merito che gli è stato riconosciuto a sufficienza. Non solo per il rispetto ma anche per questa sua carriera, lo United deve dargli il tempo per dimostrare di essere ancora uno dei manager più importanti del mondo.