Tottenham, Son: "Sposarmi? Papà me lo sconsiglia prima del ritiro e io sono d'accordo"

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L'attaccante del Tottenham confessa i dubbi legati al matrimonio: "Secondo mio padre dovrei focalizzarmi sul calcio e pensarci solo quando mi ritirerò. Io sono d'accordo con lui. Vivo ancora con la mia famiglia, devo tutto a loro"

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16 gol e 9 assist. Son Heung-min sta vivendo la migliore stagione della sua carriera, raccogliendo i frutti di un grande lavoro di impegno e sacrificio che lo ha caratterizzato fin da bambino. Un lungo percorso, cominciato insieme al fratello maggiore sotto gli insegnamenti del padre, Son Woong-jung, ex calciatore professionista in Corea del Sud. Di episodi particolari, sotto la sua guida, ce ne sono stati tanti e l'attaccante del Tottenham ne raccolta alcuni. "Una volta ci ha fatto palleggiare per quattro ore - spiega al Guardian -. Dopo tre ore ero stanchissimo, iniziavo a vedere tre palle e il pavimento rosso per gli occhi gonfi di sangue. Lui era così arrabbiato. Penso che questa sia la migliore storia e ne parliamo ancora oggi quando siamo tutti insieme. Quattro ore senza far cadere la palla a terra, è difficile no?". Ma non è l'unico momento della sua infanzia che il 26enne ricorda: "Quando avevo 10 o 12 anni papà è venuto ad allenare la squadra della mia scuola, eravamo 15 o 20 giocatori - aggiunge -. Il programma era palleggiare per 40 minuti. Quando qualcuno faceva cadere la palla, mio padre non diceva nulla, ma non appena sbagliavo io ci faceva ricominciare dall'inizio. I miei compagni hanno capito che lo faceva perché ero suo figlio. Sì, è stato difficile, ma quando ci ripenso ora capisco che quella era la strada giusta. Era un allenatore rigoroso e voleva trasmettermi ciò di cui avessi bisogno. Senza di lui probabilmente non sarei dove sono oggi. È importante incontrare un grande manager e io ho avuto la fortuna di farlo". 

"Mio padre non vuole che mi sposi adesso"

Son è lontano dallo stereotipo del calciatore moderno. Vive ancora con i suoi genitori in un appartamento a Hampstead e non rinuncia ad incontrare i suoi giovani tifosi, nella scuola vicino allo stadio, durante il suo giorno di riposo. Non si concede quasi mai, inoltre, a vizi e lussi vari, ribadendo la sua idea di non volersi sposare in questo periodo della sua vita: "Mio padre dice che dovrei pensare al matrimonio solo quando mi ritirerò e io sono d'accordo con lui - ammette il sudcoreano -. Quando mi sposerò il primo pensiero saranno la famiglia, la moglie e i figli, poi il calcio. Adesso, invece, voglio essere sicuro di concentrarmi sul calcio al massimo livello perché non sai per quanto tempo potrai farlo. A 33-34 anni hai ancora una lunga vita davanti a te per costruirti la famiglia. Fuori dal campo hai tanti modi per svagarti, come andare a bere o cose del genere. A me, però, non interessano. Voglio solo giocare ad alti livelli e rendere tutti felici. Quando giochiamo a Wembley, sapete quante bandiere coreane ci sono? Punto a mantenere questi standard più a lungo possibile perché voglio ripagare il loro affetto. Questo è molto importante per me. Mi sento un ambasciatore per il mio Paese perché loro sono lì a guardarmi anche quando in Corea del Sud sono le cinque del mattino. È una cosa che mi responsabilizza e non voglio deluderli. In Europa c'è una cultura diversa e molti pensano «Perché vive ancora con la sua famiglia?». Sono loro che mi aiutano a giocare a calcio, hanno abbandonato la loro vita per questo e io voglio ripagarli. Sono molto grato a loro. Un professionista è qualcosa di più del semplice talento. Guardate il mio idolo, Cristiano Ronaldo, che lavora molto più del talento che ha. Ho visto molti giocatori senza mentalità, convinti che il loro talento sia sufficiente. Ma non è così".

La crescita con Pochettino

Il sogno di Son ha rischiato di spezzarsi pochi mesi fa, quando il giocatore è stato chiamato alle armi per il servizio militare. Un obbligo a cui è riuscito ad esentarsi grazie alla vittoria dei Giochi Asiatici, alla quale lui ha partecipato da fuori quota: "È stato un grande torneo e sono stato molto felice di averlo vinto - spiega il giocatore degli Spurs -. Sono orgoglioso di quanto fatto dai miei compagni di squadra, ma il mio obiettivo non era quello di evitare il servizio militare. Io voglio solo essere un grande calciatore". E per raggiungere questo traguardo, il sudcoreano sottolinea di nuovo i preziosi insegnamenti del padre: "Quando ero giovane mi diceva che se avessi fatto un gol con un avversario a terra dolorante, avrei dovuto mettere palla fuori e sincerarmi delle sue condizioni - racconta il classe '92 -. Se sei un buon calciatore ma non sai rispettare gli altri, allora non sei nessuno. Siamo umani prima di diventare calciatori. Dovrebbe esserci sempre il rispetto tra di noi, siamo sul campo che fuori. Perché dovrebbe essere diverso?". Chi sta contribuendo alla sua crescita nell'ultimo periodo è, invece, Pochettino: "Sono migliorato tantissimo grazie a lui - conclude Son -. La metà di novembre è stato un periodo importantissimo per me. Viaggiavo molto e non mi sentivo bene, avevo tanti pensieri in testa. Ero solo un po' agitato, ma lui mi ha aiutato tanto. Come detto prima, la fortuna è incontrare un grande allenatore".